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le regole della bioarchitettura
- Subject: le regole della bioarchitettura
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 26 Sep 2004 08:14:22 +0200
Dossier Unità On Line
22.08.2004
Facciata rivolta a sud e alberi tra i palazzi. Le regole della
bioarchitettura
di Stefano Menna
Costruire sì, ma nel rispetto dell'ambiente. È quello che ogni buon
architetto dovrebbe cercare di fare quando progetta una nuova casa. Ed è l'
imperativo che guida l'architettura bioclimatica, la scienza che si propone
di adattare le esigenze dello sviluppo urbanistico a quelle dell'ambiente.
Con lo scopo di ridurre le dispersioni e i consumi di energia, mantenendo
comunque un buon livello di comfort. Una scelta a basso impatto ambientale,
insomma. Anche se non esistono regole universali valide per tutte le città,
il «diritto al sole» è uno degli obiettivi dichiarati dell'urbanistica
bioclimatica. «Organizzare gli assi viari secondo la direttrice est-ovest,
come facevano gli antichi romani con i loro castra, permette di orientare la
facciata degli edifici verso sud. Il sole può così riscaldare le case
d'inverno e, con l'uso di adeguati vetri isolanti, tenerle fresche d'
estate», spiega il professor Federico Butera, ingegnere del Politecnico di
Milano. Anche l'organizzazione degli spazi verdi è una priorità. «Non basta
abbellire le città con parchi e giardini. Anzi, sono più importanti gli
alberi tra un edificio e l'altro: riducono l'uso di asfalto e cemento,
abbassano la temperatura e permettono di minimizzare gli effetti delle isole
di calore», continua Butera.
Stiamo parlando di una città ideale? Non proprio: l'Unione Europea ha
imposto a tutti gli stati membri di adeguarsi entro dicembre 2005 ai nuovi
parametri metodologici sull'uso dell'energia negli edifici, in particolare
in materia di riscaldamento e condizionamento. La maggior parte degli
amministratori locali e dei costruttori sembra però ignorare questa
normativa. Forse anche perché non gli conviene. «Il discorso economico non
va sottovalutato: l'architetto di solito viene pagato in percentuale sulla
base del costo dell'opera, indipendentemente dalla qualità del prodotto. E
quindi più l'edificio costa, più l'architetto ci guadagna. Le strutture
bioclimatiche sono generalmente più piccole di quelle tradizionali e il
costo dell'opera è quindi inferiore. E questo scoraggia gli investimenti in
questo settore», osserva Butera.
Qualcosa sembra comunque muoversi. In Europa continuano a sorgere
esperimenti interessanti: il quartiere Vauban di Friburgo, ex complesso di
caserme occupate dall'esercito francese fino al 1992, oggi è stato
trasformato in un modello di urbanistica sostenibile a livello mondiale.
Grande attenzione all'adattamento dell'architettura all'ambiente è riservata
soprattutto nei paesi scandinavi, con gli esempi di Malmoe e del quartiere
Viikki a Helsinki su tutti.
Qual è, invece, la situazione a casa nostra? In Italia fa scuola l'
esperienza di Bolzano con il progetto «Casa-clima». Prendendo in prestito la
normativa europea sulla classificazione energetica degli elettrodomestici,
la provincia ha «etichettato» tutte le case secondo un criterio di merito,
ponendo una targa ben visibile sulla facciata: la classe A a chi consuma
meno (entro i 30 kwh per metro quadrato all'anno), la C a chi disperde più
energia (oltre i 70 kwh). Gli edifici che rientrano nella categoria «A»
hanno diritto al 10% di sconto sulle imposte, oltre a benefici straordinari
previsti dai regolamenti provinciali e comunali. È scattata così una sorta
di competizione tra gli abitanti per ottenere la certificazione più alta,
anche perché questo consente ai potenziali acquirenti dell'alloggio di
valutare la propria scelta con maggiore consapevolezza. Un esempio che
dimostra come una politica urbanistica sostenibile sia realmente possibile
anche da noi.