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l'on line ora si paga



dal manifesto

    
    
 
    
 

09 Dicembre 2001 
  
 
  
L'on line ora si paga
FRANCO CARLINI 

Dal 15 novembre c'è un cambiamento vistoso nel sito web del quotidiano La
Repubblica: le notizie online restano quello che erano, ma la lettura del
giornale cartaceo offre una modalità diversa (e migliore) che però, a
regime, sarà a pagamento. Per ora basta registrarsi in prova, ma poi
occorrerà versare una certa somma, via carta di credito, per leggere dal
web l'edizione nazionale e i quotidiani locali; in più i visitatori paganti
potranno accedere all'archivio storico del quotidiano degli ultimi 17 anni,
ovvero dal 1984.
L'annuncio ha suscitato preoccupazioni e persino proteste del tipo "ecco, è
la fine dell'Internet libera e gratuita". Le proteste ovviamente non hanno
senso, perché fare informazione in maniera professionale costa (molto) e
ogni editore deve decidere come coprire i costi e, se possibile,
guadagnarci pure. Oltre tutto potrebbe esserci persino un valore
promozionale-educativo nell'offerta a pagamento: in una rete dove di
informazione ne circola tanta, ma spesso inattendibile (o copiata e
riciclata senza scrupoli), farsi pagare è un modo indiretto di segnalare
che c'è un valore. Anche il manifesto, per esempio, essendo pressoché unico
nel panorama della stampa italiana, ha da tempo un prezzo in edicola
superiore agli altri quotidiani, come se fosse un servizio Premium.
Insomma, non è questo il tema, né ci sarà da fare petizioni all'ingegner De
Benedetti perché continui a regalare La Repubblica via Internet. Le
questioni che il caso solleva sono semmai altre: intanto se un modello come
quello che il quotidiano romano va proponendo avrà successo oppure no. Il
secondo riguarda lo stato generale dell'informazione giornalistica in rete,
che offre molte ombre, ma anche delle luci interessanti da guardare.
Dunque La Repubblica, anzi l'intero portale del gruppo, mostra segni di
affaticamento finanziario. Kataweb fu la prima e più coraggiosa iniziativa
internet di un gruppo editoriale italiano ma oggi è un peso sull'editoriale
l'Espresso dato che le sue perdite influivano ufficialmente, nell'ultimo
bilancio, per la sgradevole cifra di 20 miliardi di lire. Avendo perso il
momento buono per l'andata in borsa, l'iniziativa mostra crepe vistose,
anche perché nel frattempo gli (eccessivi) entusiasmi iniziali delle
aziende verso la New Economy si sono trasformati in una (eccessiva) paura e
disgusto: il risultato è che la pubblicità, unico canale finanziario con
cui Kataweb si alimentava, è risultata largamente inferiore ai bisogni. E'
una situazione pesante che anche altre star del Web, come l'americana
Yahoo! vanno sperimentato e in tutti questi casi la risposta è stata
giocata su due tastiere: riduzione delle spese (di solito di personale) e
affannosa ricerca di nuovi introiti, sia facendo pagare certi servizi che
in precedenza erano gratuiti, sia inventando nuove iniziative e formule per
"dare valore" e incassare moneta.
Sul fronte pubblicitario poi, cresce l'aggressività e l'invadenza: i banner
si fanno sempre più grandi e animati e riemergono le terribili pubblicità
interstiziali: uno clicca su Repubblica.it per leggere il testo di una
notizia, ma prima di arrivarci viene interrotto da una pagina pubblicitaria
infilata nell'interstizio tra le due, appunto. E' un po' l'analogo degli
spot televisivi che interrompono un film, con la differenza che gli spot
possono essere saltati con il telecomando, ma questi interstizi pieni di
inserzioni no. Dall'autunno ha cominciato a farlo anche la leggendaria
rivista californiana solo Salon Magazine: i banner possono essere evitati
pagando 30 dollari all'anno.
I servizi a pagamento di Kataweb sono sette, variando dalle news
personalizzate alla finanza, dallo sport agli Sms. Chi li acquisti tutti
spenderà 45 mila lire al mese, mentre la sola lettura del quotidiano vale
20 mila lire. In pratica ogni copia costa quasi 700 lire, contro le 1500 di
quella di carta. In una intervista recente (www.www.html.it/focus/125.htm)
Vittorio Zambardino, direttore generale di Kataweb, dice che sarebbe
contento se nella fase di lancio venissero raccolti dai 3 ai 6mila
abbonamenti, che - nell'ipotesi maggiore - farebbero un incasso di 120
milioni al mese, una cifra francamente modesta ma probabilmenteb realistica.
Va ricordato che un solo quotidiano al mondo, il Wall Street Journal è
riuscito a vendersi online: oggi ha circa 600 mila abbonati che pagano
ognuno 60 dollari all'anno. Questo successo è stato possibile grazie a tre
fattori: a) si tratta di una testata internazionale notissima e
assolutamente indispensabile per larghe schiere di professionisti
dell'economia. b) il mercato cui si rivolge è mondiale, grazie alla lingua
inglese. c) con l'abbonamento si compra non solo il giornale, ma l'accesso
a un archivio economico e finanziario enorme, ricco di tutti i possibili
servizi: quanto valevano il 7 dicembre le azioni dei divani Natuzzi?
Istantanea la risposta (13,37 dollari), con il corredo di tutte le
informazioni possibili sul gruppo italiano e il suo andamento.
Un altro caso è quello del New York Times che è a lettura gratuita, ma che
tuttavia è riuscito a chiudere l'ultimo trimestre in utile: 14,4 milioni di
dollari di fatturato che si traducono in un utile prima delle tasse di 2,7
milioni di dollari. Ci lavorano 290 persone, che sono una quantità enorme
per gli standard italiani dove la testata online più attrezzata, Il Nuovo
del gruppo e.Biscom, ha una trentina di giornalisti (ma tutti gli altri
editori molti di meno). Il NY Times ha rinunciato a produrre molti
contenuti originali per la rete, ma si è attrezzato per riconfezionare al
meglio i materiali testuali, grafici e sonori che già possiede all'interno
del gruppo (una scelta che La Repubblica, per motivi ignoti non ha mai
compiuto e che caratterizza invece sia il Corriere della Sera che La Stampa.
Ma soprattutto il quotidiano di New York ha spinto con decisione sulla
pubblicità, per primo inaugurando nuovi formati e promuovendola
aggressivamente; questa è un'attività che le concessionarie di italiane non
sanno fare, né la sonnolenta Sipra né quelle che dovrebbero essere ben più
dinamiche magari perché berlusconiane.
Insomma, non è detto affatto che l'Internet gratuita sia destinata a
scomparire: semplicemente occorre mettere a punto ( e sperimentare volta
per volta, le soluzioni più adeguate e flessibili). Sembra questa la
filosofia di lungo momento della Tiscali di Renato Soru, oltre a tutto
unico a correre su una dimensione continentale.
Quelli che si trovano in maggiore difficoltà sono i grandi portali nati
sull'onda della NEI (New Economy Ingenua): ha chiuso (vendendo a Rusconi)
CiaoWeb del gruppo Agnelli, dimezza i suoi organici il famoso Virgilio
(convocando i singoli dipendenti e proponendo loro esodi malamente
agevolati), si restringono violentemente i bilanci del portale Rainet, nato
da meno di un anno. Nel gruppo tedesco Bertelsman è saltata la poltrona di
Andreas Schmidt, responsabile dell'online. Eccetera.
In tutti questi casi il gigantismo degli investimenti - tipico della Old
Economy - si è rivelato un drammatico errore: per esempio, credendo di
semplificarsi la vita e comunque mal consigliati da consulenti a 3 milioni
al giorno, molti hanno scelto dei software editoriali pesanti come
l'americano Vignette, salvo scoprire, alla prova dei fatti che era
rigidissimo (ogni modifica dell'impaginazione richiede l'intervento dei
programmatori e comunque i gradi di libertà sono ridotti) e che i costi di
manutenzione erano altissimi. Ben più saggia la Bbc online che ha
continuato a produrre le sue pagine in linguaggio Html, solo in seguito
standardizzandole, quando era sicura del risultato. In ogni caso creandosi
competenze editoriali interne, anche nei giornalisti.
Non per caso il sito della Bbc (http://news.bbc.co.uk) resta di tutti il
migliore e ancora di recente è stato premiato da una giuria internazionale
perché "ha fatto uno straordinario lavoro nell'immaginare il
prodotto-notizia, integrando le loro attività televisive e online in una
copertura efficace in entrambi i media. I giornalisti operano in media
multipli, le storie sono scritte in forma assolutamente leggibile con
l'aiuto di guide cliccabili, offrendo un punto di vista di grande valore e
senza pari".