[Economia] Vietato interrogarsi sulla natura del denaro
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- Date: Fri, 18 Sep 2015 08:43:35 +0000
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Vietato interrogarsi sulla natura del denaro“Datemi il controllo sulla moneta di una nazione e non mi preoccuperò di chi ne fa le leggi” diceva Mayer A. Rothschild, il banchiere che 250 anni fa fondò uno dei più ramificati imperi finanziari. A quelli si può attribuire la massima responsabilità in tutte le crisi del sistema capitalistico comprese le due più disastrose: quella iniziata nel 1929 e quella attuale. Rothschild non esprimeva un pio desiderio, ma esponeva il suo lucidissimo programma, puntualmente realizzato nei secoli seguenti. Infatti le leggi di tutti i paesi continuano a punire severamente i piccoli falsari, ma intanto la creazione del denaro in tutte le nazioni è stata usurpata dal Grande Falsario, il sistema bancario privato, “sdoganato” e protetto da istituzioni altrettanto private e sempre meno preoccupate di mantenere una facciata pubblica, cioè le banche centrali, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, con annessi e connessi. Nel 1993 un cattedratico di Diritto, Giacinto Auriti, citò a giudizio i vertici della Banca d’Italia per truffa, usura e altri reati. Auriti sostenne che stampare banconote con la dicitura “Banca d’Italia” (che era ed è una società per azioni in mani private) invece che “Repubblica Italiana” costituiva appropriazione indebita della moneta. E non si trattava di una mera questione di forma, ma di sostanza, perché la Banca d’Italia, invece che accreditare gratuitamente il denaro alla pubblica amministrazione, lo addebitava e per giunta lo gravava di interesse. Questo comportamento realizza un’usura del 200% più interesse. Il giudice sentenziò: “…il Professor Auriti ha dimostrato l’elemento materiale del reato. Manca il dolo perché… si è sempre fatto così”. Auriti ribattè che lui ammetteva la buonafede degli accusati, ma solo PRIMA della sua denuncia. DOPO, la persistenza nel reato è un’aggravante, non un’attenuante. A nulla valse. Auriti fu condannato al pagamento delle spese processuali che, ironia della sorte, furono trattenute sul suo stipendio da… la Banca d’Italia. Due proposte di legge ispirate da Auriti e presentate per due legislature successive da senatori di ben cinque diversi partiti non furono mai discusse. Il cardinale Ratzinger, col quale Auriti era in contatto epistolare, riconobbe la perfetta coerenza del programma auritiano con la dottrina sociale della chiesa. Auriti morì nel 2006, un anno prima dello scoppio della crisi attuale che gli economisti si ostinano a voler curare con dosi crescenti del veleno che l’ha causata, e così:
A Rotschild fece da contrappunto Henri Ford, il promotore dell’automobilismo di massa: “E’ un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domattina”. Però da qualche decennio, e soprattutto sotto i morsi della crisi, un numero crescente di studiosi e di attivisti politici sta rompendo il tabù sulla moneta e comprende che “il re è nudo”. Fra questi ci sono i movimenti politici europei di rottura (Cinque Stelle, UKIP, Syriza, Podemos, Ciudadanos, Pis), quasi tutti i governi dell’America Latina e il Parlamento Islandese che ha recentemente formalizzato una Proposta di Riforma Monetaria. Una proposta ancor più completa e radicale viene dal gruppo di lavoro che da anni cura la trasmissione radiofonica “Debito o Democrazia”, in onda nel triveneto ogni martedì mattina sui 94 MHz di Radio Gamma 5, con collegamenti in Grecia, Spagna, Regno Unito, Svizzera, Tanzania, Sudafrica, e altri paesi. Tutto questo lavoro è stato distillato nel Manifesto per un Nuovo Ordine Monetario “Moneta Bene Comune” che oggi viene presentato alla libreria “La Forma del Libro” di Padova e in contemporanea su Pressenza. Martedì prossimo il manifesto verrà discusso a Verona nel seminario “Beni Comuni e Diritti” organizzato dall’Università del Bene Comune diretta dal professor Riccardo Petrella. Durante il weekend se ne parlerà anche, fuori programma, al Festival dell’Economia di Trento. Seguirà l’Incontro Nazionale dell’Economia Solidale a Trieste, 17-21 giugno, e tanti altri dibattiti pubblici oltre alla disseminazione virale sul web. Il manifesto viene diffuso con Licenza Creative Commons Attribuzione -Non Commerciale- Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
Informazioni sull’Autore LEOPOLDO SALMASO Medico con trentennale esperienza di cooperazione internazionale, studioso dei rapporti economici fra nord e sud del mondo. Autore de “Il Golpe Latino” (prima edizione 2012 – lulu.com), un racconto di fantapolitica in cui Monti e Rajoy imboccano la strada giusta per far uscire l’Europa dalla crisi, non per scelta ma per reazione machista alle umiliazioni loro inflitte da Angela Merkel. Conduttore, a fianco di Domenico D’Amico. della trasmissione radiofonica “Debito o Democrazia”. Co-autore di “Moneta Bene Comune, Manifesto per un Nuovo Ordine Monetario”. www.monetabenecomune.it www.monetaproprieta.it
MONETA BENE COMUNE Manifesto per un Nuovo Ordine Monetario
E’ bene comune tutto ciò che è essenziale per dare attuazione ai diritti fondamentali di ogni persona e comunità, nel rispetto della biosfera. L’accessibilità dei beni comuni è diritto/dovere primordiale di ciascun soggetto, cui vanno subordinate tutte le leggi e i trattati.
La moneta è bene comune perché è essenziale per il funzionamento di una società complessa. Ogni comunità ha diritto all’autodeterminazione monetaria quale condizione per l’effettiva fruibilità degli altri beni comuni e degli altri diritti fondamentali.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è inattuabile senza un appropriato ordine monetario, con conseguente ordine finanziario ed economico. La moneta, al momento della sua creazione, è proprietà della comunità che ne legittima il valore, unico soggetto collettivo titolare di signoraggio[1].
La nuova moneta è automaticamente deperibile (fiscalità monetaria). Ogni forma di fiscalità che colpisca i redditi è anti-economica, dannosa sia per i singoli che per le comunità[2].
La scarsità monetaria è un residuo del gold standard, ingiustificata anzi controproducente nell’economia contemporanea. La comunità mette gratuitamente[3] a disposizione dei suoi membri, singoli o associati, la moneta necessaria e sufficiente a realizzare progetti legittimi. Chiunque intenda perseguire simili scopi mette in campo le proprie risorse materiali e/o immateriali avendo la certezza che eventuali limitazioni finanziarie deriveranno esclusivamente da inadeguata sostenibilità del suo progetto[4].
Ogni membro della comunità è titolare di un dividendo mensile, dalla culla alla tomba, tale da consentire un tenore di vita e un inserimento sociale dignitosi[5].
La moneta viene creata automaticamente come dividendo di cittadinanza e come credito per la fornitura di beni e servizi legittimi, e subito circola in modo ottimale grazie alla sua deperibilità. Le nuove emissioni con relativo tasso di deperimento (flusso monetario[6]) sono modulate sotto controllo democratico effettivo.
Sul piano operativo bancario, sia nazionale che internazionale, non cambia praticamente nulla. Sul piano contabile la moneta elettronica dei depositi a vista diviene proprietà del titolare, la banca funge da semplice intermediario e registra l’equivalente passività presso la banca centrale che torna ad essere pubblica, sotto controllo di un ente separato dall’esecutivo[7]. [1] Signoraggio è la differenza fra il valore nominale di una moneta o deposito a vista e il suo costo reale (del metallo, carta o elettroni necessari per produrli). Esso corrisponde a un’enorme ricchezza comune (capitale sociale) che oggi viene usurpato dall’industria bancaria. [2] La moneta non deperibile funge da riserva di valore e causa le aberrazioni dell’accumulo: privilegio di pochi monopolisti; barriera contro i diritti reali dei molti e contro l’effettiva libertà del mercato; causa di inflazione, bolle speculative e cicli recessivi. La nuova moneta, che in netta prevalenza è elettronica nei depositi a vista, deperisce automaticamente secondo un tasso stabilito al momento dell’emissione. La moneta fisica, necessaria per le fasce di popolazione che non hanno ancora pieno accesso a quella elettronica, non è soggetta a restrizioni se non al divieto di tesaurizzarla. Qualche forma di fiscalità tradizionale può essere mantenuta per monitorare le attività economiche, purché non le penalizzi (esempio: IVA interamente rimborsata al fruitore finale). [3] In senso letterale, cioè senza corresponsione di alcuna contropartita, né interesse positivo, né obbligo di restituzione. [4] In questo modo la concorrenza si gioca sulla qualità più che sul prezzo, la quantità di beni e servizi è regolata dalla domanda (libera, non indotta) e vige un’autentica meritocrazia. [5] O dividendo di signoraggio, inalienabile e cumulabile con ogni altro introito. Le risorse necessarie sono disponbili riorientando l’attuale spesa di tipo assistenzialistico che, col nuovo sistema, vedrebbe anche una drastica riduzione dei costi burocratici; inoltre abolire la fiscalità tradizionale significa raddoppiare i redditi. Il dividendo può incoraggiare pochi “ignavi assoluti” ma tutti gli altri lavorano poche ore per produrre in maniera più creativa perché libera dal bisogno, con grande vantaggio economico per se stessi e per la comunità. In ogni caso l’automazione garantisce una produzione più che adeguata, abbattendo sia il rischio di inflazione che quello di recessione. [6] Le attuali politiche, basate sulla massa monetaria anziché sul flusso, sono anti-scientifiche e, nei fatti, coprono ogni tipo di abuso. [7] Il nuovo ordine, basato su creazione della moneta a credito, fiscalità monetaria e dividendo di cittadinanza, rende il mercato più equo ed efficiente, incanala il capitale verso impieghi produttivi di lungo termine, abbatte le possibilità di speculazione e di usura, gradualmente riassorbe il debito pubblico e privato, rieduca l’etica economica a favorire la libera cooperazione piuttosto che la competizione forzata. |
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