Il 5 giugno scorso il Papa Francesco ha preso l’occasione della
quarantunesima “Giornata della Terra” per parlare di ambiente e di sprechi e lo
ha fatto con parole che non ascoltavamo da molto tempo. Nell’udienza generale
(il testo integrale si trova nel sito www.vatican.va) ha ricordato che la donna e l’uomo sono
stati posti nel Giardino perché lo coltivassero e custodissero, coma si legge
nel secondo capitolo del libro della Genesi, e ci ha invitato a chiederci che
cosa significa coltivare e custodire: trarre dalle risorse del pianeta i beni
necessari, con responsabilità, per trasformare il mondo in modo che sia
abitabile per tutti, parole che già Paolo VI aveva usato nell’enciclica
“Populorum progressio” del 1967.
Papa Francesco ha detto che non è possibile custodire la Terra se, non solo
le sue risorse, ma addirittura le donne e gli uomini “sono sacrificati agli
idoli del profitto e del consumo”, alla “cultura dello scarto”. Le ricchezze
della creazione non sono di una persona, o di una impresa economica, o di un
singolo paese, ma sono “doni gratuiti di cui avere cura”, destinati ad alleviare
soprattutto “la povertà, i bisogni, i drammi di tante persone”. Il dramma più
grave consiste nel fatto che un miliardo di persone manca di cibo sufficiente,
in ogni parte di un mondo dominato dallo scarto, dallo spreco e dalla
distruzione di alimenti. “Il consumismo, ha detto il Papa, ci ha indotti ad
abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo. Ricordiamo, però, che
il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è
povero”.
Finalmente parole dure, da una autorità ascoltata da cristiani e non cristiani, credenti e non credenti, che sintetizzano la fonte dei guasti ecologici: la violenza contro le risorse naturali è violenza contro gli altri esseri umani, contro il prossimo vicino, contro il prossimo lontano nello spazio e contro il prossimo del futuro che erediterà un mondo impoverito per colpa degli sprechi di oggi, dei paesi ricchi e egoisti. L’ecologia spiega bene l’origine della fame di troppi esseri umani: gli alimenti umani diventano disponibili attraverso un complesso e lungo ciclo che comincia dai raccolti di vegetali: patate, cereali, piante contenenti oli e grassi. Dei vegetali di partenza solo una parte, meno della metà, diventa disponibile sotto forma di alimenti e di questi una parte va perduta, per le cattive condizioni di conservazione e di trasporti dai campi e dalle fabbriche ai mercati.
Finalmente parole dure, da una autorità ascoltata da cristiani e non cristiani, credenti e non credenti, che sintetizzano la fonte dei guasti ecologici: la violenza contro le risorse naturali è violenza contro gli altri esseri umani, contro il prossimo vicino, contro il prossimo lontano nello spazio e contro il prossimo del futuro che erediterà un mondo impoverito per colpa degli sprechi di oggi, dei paesi ricchi e egoisti. L’ecologia spiega bene l’origine della fame di troppi esseri umani: gli alimenti umani diventano disponibili attraverso un complesso e lungo ciclo che comincia dai raccolti di vegetali: patate, cereali, piante contenenti oli e grassi. Dei vegetali di partenza solo una parte, meno della metà, diventa disponibile sotto forma di alimenti e di questi una parte va perduta, per le cattive condizioni di conservazione e di trasporti dai campi e dalle fabbriche ai mercati.
Una parte delle vere e proprie sostanze nutritive viene destinata alla
zootecnia che ”fabbrica” alimenti animali ricchi di proteine pregiate con forti
perdite: occorrono circa 10 chili di vegetali per ottenere un chilo di carne; il
resto va perduto come escrementi, come gas della respirazione degli animali da
allevamento e come scarti della macellazione. Nei paesi industriali gli alimenti
vegetali e animali, prima di arrivare sulla nostra tavola o nel nostro
frigorifero, passano attraverso una lunga catena che comprende il trasporto
attraverso i continenti o gli oceani, poi attraverso processi industriali di
conservazione, trasformazione, inscatolamento, ciascuno con rilevanti perdite di
sostanze nutritive che diventano scarti da smaltire come rifiuti.
Poi gli alimenti passano attraverso il sistema della distribuzione, anch’esso caratterizzato da sprechi, si pensi alle merci invendute o deteriorate o che superano i limiti di scadenza, che diventano anch’esse scarti e rifiuti. Alla fine le sostanze nutritive, stimabili in un quarto di quelle che la natura aveva prodotto, arrivano a casa nostra o ai ristoranti e anche qui si hanno altri scarti e sprechi: in media, nel mondo, 100 chili per persona all’anno. Indagini della FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, indicano in 1,3 miliardi di tonnellate all’anno il peso degli alimenti complessivamente sprecati, un terzo di quelli disponibili, circa un decimo delle sostanze nutritive, caloriche e proteiche, che la natura aveva prodotto con i suoi cicli ecologici.
Poi gli alimenti passano attraverso il sistema della distribuzione, anch’esso caratterizzato da sprechi, si pensi alle merci invendute o deteriorate o che superano i limiti di scadenza, che diventano anch’esse scarti e rifiuti. Alla fine le sostanze nutritive, stimabili in un quarto di quelle che la natura aveva prodotto, arrivano a casa nostra o ai ristoranti e anche qui si hanno altri scarti e sprechi: in media, nel mondo, 100 chili per persona all’anno. Indagini della FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, indicano in 1,3 miliardi di tonnellate all’anno il peso degli alimenti complessivamente sprecati, un terzo di quelli disponibili, circa un decimo delle sostanze nutritive, caloriche e proteiche, che la natura aveva prodotto con i suoi cicli ecologici.
Lo spreco alimentare è accompagnato da spreco di acqua, quella che l’intero
ciclo del cibo richiede per l’irrigazione e per i processi di trasformazione:
l’agricoltura infatti assorbe circa 10.000 miliardi di metri cubi di acqua
all’anno, una quantità enorme se si pensa che l’acqua dolce disponibile nel
ciclo naturale ammonta a 40.000 miliardi di metri cubi all’anno
Non solo; l’enorme massa di scarti e rifiuti agricoli e alimentari si trasforma nei gas anidride carbonica e metano che sono responsabili del continuo, inarrestabile peggioramento del clima. Una grande battaglia scientifica e culturale per comportamenti rispettosi “del prossimo”, per diminuire gli sprechi alimentari, assicurerebbe acqua e cibo a chi ne é privo. La chimica e la microbiologia applicate agli scarti alimentari consentirebbe di ricavarne sostanze adatte per altri usi umani, con minori inquinamenti e minore richiesta di risorse naturali scarse: una ingegneria e merceologia della carità al servizio dell’uomo.
La salvezza, insomma, va cercata in un “serio impegno di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto”, di “andare incontro ai bisogni dei più poveri”, di “promuovere una cultura della solidarietà”. “Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme”. Sono le parole del Papa che è anche un chimico.
Non solo; l’enorme massa di scarti e rifiuti agricoli e alimentari si trasforma nei gas anidride carbonica e metano che sono responsabili del continuo, inarrestabile peggioramento del clima. Una grande battaglia scientifica e culturale per comportamenti rispettosi “del prossimo”, per diminuire gli sprechi alimentari, assicurerebbe acqua e cibo a chi ne é privo. La chimica e la microbiologia applicate agli scarti alimentari consentirebbe di ricavarne sostanze adatte per altri usi umani, con minori inquinamenti e minore richiesta di risorse naturali scarse: una ingegneria e merceologia della carità al servizio dell’uomo.
La salvezza, insomma, va cercata in un “serio impegno di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto”, di “andare incontro ai bisogni dei più poveri”, di “promuovere una cultura della solidarietà”. “Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme”. Sono le parole del Papa che è anche un chimico.