Dalle previsioni del Fmi alla prestigiosa
rivista scientifica "The Lancet" giungono conferme inquietanti:
vogliono che moriamo prima e adottano misure economiche per
raggiungere tale obiettivo.
Qualcuno lo dice più brutalmente qualcuno meno,
ma la sostanza coincide. L' Oulook pubblicato esattamente un
anno fa dal Fondo Monetario Internazionale scriveva
esplicitamente: "I rischi connessi a un aumento dell'aspettativa
di vita sono molto alti: se entro il 2050 la vita media dovesse
aumentare di tre anni più delle stime attuali, aumenterebbero
del 50% i giá elevati costi» dei sistemi di welfare”. Gli
anziani malati? “Se lo vogliono, dovremmo consentirgli di morire
in fretta” ha dichiarato tre mesi fa Taro Aso, ministro delle
Finanze del Giappone, costretto poi a scusarsi pubblicamente
dopo la gaffe sui giapponesi che “peserebbero” in modo eccessivo
sulle finanze del paese, a causa delle spese ingenti per le cure
mediche.
Si tratta di due indicatori – inquietanti ma
chiarissimi – sul come la ristrutturazione complessiva
dell'economia capitalista preveda anche morti e feriti, tanti,
come in una guerra.
Quando la crisi è determinata dalla sovraproduzione –
innanzitutto di capitali e poi di merci – la regola di monsieur
le capital punta esplicitamente alla distruzione degli
eccessi di capitale. Non si chiudono solo le fabbriche ma si
elimina anche il “capitale umano” in eccesso. Si tengono e
mantengono solo i settori di popolazione funzionali alla
produzione. Sul resto gli Stati devono “de-responsabilizzarsi”
per ridurre i costi. Il capitale umano in eccesso e non più
produttivo o funzionale (anziani, poveri, esclusi strutturali
dal mercato del lavoro , popolazioni marginali) possono e
debbono essere abbandonati a se stessi. La morte perde così ogni
fatalità per diventare un fattore di razionalizzazione dei costi
e di “igiene sociale”.
In passato a fare il lavoro sporco ci avevano pensato le guerre.
Distruzione di capitali in eccesso in quantità notevoli: città e
fabbriche distrutte, ponti, strade, ferrovie da ricostruire,
popolazione decimata dai bombardamenti e dagli stenti.
Nell'epoca delle armi nucleari praticare questo
terreno appare un po' più difficile. I rischi e le incognite
sono troppo elevati anche per le classi dominanti. Meglio
procedere con una guerra di classe condotta dall'alto e
perseguita attraverso misure economiche che, magari più
lentamente, producano lo stesso effetto.
Alcuni risultati ad esempio si sono già visti
in Russia con la transizione dal socialismo reale al
capitalismo. Una ricerca di Christopher Hoeppler della McMaster
University riporta che “La Federazione russa ha avuto esperienza
di un'impennata del tasso di mortalità di almeno il 40% dal
1992, con incidenze che crescono dal 11 al 15.5 per mille [...].
Il calo demografico è stato evidente in Russia fin dalla caduta
dell'Unione Sovietica, motivo per cui è un caso da studiare così
interessante. In prima battuta è controintuitivo pensare che lo
stato del Paese possa essere peggiorato dopo la caduta del
partito comunista; tuttavia è possibile che il disordine
politico sia stato responsabile per l'insorgenza del problema
demografico in Russia. Un certo numero di fattori, compresi
quello economico, lo stile di vita, la sanità e l'incidenza
delle malattie hanno contribuito alla diminuzione della
popolazione russa”.
Quando il governatore della Bce, Mario Draghi,
ha affermato che il modello sociale europeo è ormai
insostenibile, è stato il segnale che questa guerra ci è entrata
in casa attraverso le politiche di austerità che la Troika
(Bce,Ue,Fmi) sta imponendo ai paesi europei più deboli, quelli
dell'area euromediterranea: i Piigs
Il sospetto che le politiche di austerità
facessero male alla salute c’era, ma adesso la conferma arriva
da una delle più autorevoli riviste mediche al mondo, "The
Lancet", che ha paragonato gli effetti delle misure per risanare
i conti adottate negli ultimi cinque anni in Paesi come la
Grecia, il Portogallo e la Spagna, con il rifiuto di adottare
tagli al settore pubblico deciso al contrario dall’Islanda dopo
la bancarotta del 2008.
Il titolo del saggio pubblicato su The Lancet, sembra quasi
quello di un documento politico: “Crisi finanziaria, austerità e
salute in Europa” e forse non potrebbe essere altrimenti. La
rivista scientifica giunge infatti alla conclusione è che è
pericoloso tagliare il welfare e la sanità per correggere le
finanze pubbliche, soprattutto in periodi di recessione. Non
solo perché si rischia di aggravare la contrazione dell’economia
caricando i costi sanitari sulle famiglie, ma anche perché si
fanno salire vertiginosamente i tassi di suicidi, di alcolismo,
di depressione e di malattie mentali. Inoltre perché a causa dei
tagli alle spese per la prevenzione, esplodono i casi di
infezioni come l’Aids. Infine, perché si impennano i decessi
legati a condizioni di impoverimento come «le morti invernali»,
provocate tra gli anziani che non riescono a riscaldarsi a
sufficienza. Dinamiche che si sono registrate con intensità
diversa in Grecia, Portogallo e Spagna ma non in Islanda che
invece ha adottato misure in decisa controtendenza.
La tesi dell’articolo su Lancet ritiene che gli effetti delle
crisi economiche come quella attuale possono essere mitigati
solo da una forte protezione sociale. L'esatto contrario delle
scelte adottate dai paesi Piigs dell'Europa e imposte dalla
Troika, che sono invece quelle di tagliare il welfare e le spese
sanitarie per aggiustare i conti proprio mentre sulle società si
abbatte la recessione.
Opporsi e sottrarsi ai diktat della Troika che impongono le
politiche di austerità a Portogallo, Italia, Grecia, Spagna,
Cipro etc. può essere discussa come opzione politica, ma per un
altro verso può essere intesa – scientificamente a questo punto
– anche lotta per la sopravvivenza.
Il crollo delle spese per le cure mediche, le difficoltà di
fruizione dei servizi sanitari, l'aumento dell'età pensionabile,
la disoccupazione di massa e la mancanza di reddito che
provocano suicidi e boom del disagio mentale, sono lì a
dimostrarlo. “Loro” vogliono che un pezzo di umanità che si
tolga di mezzo prima possibile, “noi” vogliamo liberare
l'umanità da questi volenterosi carnefici e dalla loro macabra
contabilità. Anche a occhio nudo non si intravedono interessi
generali che possano coincidere.