..l' Italia con questo parlamento dominato
dai grillini andrà a finire innGrecia. Purtroppo.
Franco
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Sent: Saturday, March 16, 2013 7:55
AM
Subject: Re: il pd e l'ambiente
Anche io aspetto molto da 5 stelle, e sono
riconoscente a loro dell' aver portato finalmente tante donne la parlamento.
Ma l'ambiente senza il discorso sulla politica economica non porta da
nessuna parte. Per il momento non li ho votati e tanto meno al PD di cui vedo
non solo carenze sulla politica ambientale ma anche economica. Staremo a
vedere dove andrà l'Italia con questo nuovo parlamento. tuula h
Il
16/03/2013 06:43, ANDREA AGOSTINI ha scritto:
Il vuoto laburismo
del Pd che non capisce l'ambientalismo di Roberto
Della Seta giovedì 14 marzo 2013 manifesto, 13 marzo 2013
(f.b.)
L'ambiente è un tema importante. Indispensabile per capire il
mondo attuale: la crisi ecologica, l'attenzione crescente verso i beni
comuni, l'avanzata della green economy... E utile, utilissimo, anche per
orientarsi in questa stagione inedita e complicatissima della politica
italiana: per misurare ad esempio la distanza notevole che separa la
dirigenza del Pd da un riformismo contemporaneo, e per indagare le
premesse culturali e sociali che hanno reso possibile il trionfo
elettorale dei Cinquestelle.
La larga maggioranza del gruppo
dirigente del Pd non riesce a capire l'importanza dell'ambiente. Non
capisce, soprattutto, come sia possibile che per un numero sempre più
grande di persone la domanda di ambiente si intrecci con quella del
lavoro, del reddito, dell'equità sociale, e conti altrettanto. Lo si è
visto con i referendum del 2011: la nomenclatura democratica prima ha
osservato con sospetto la mobilitazione referendaria che cresceva, poi è
rimasta quasi stralunata scoprendo che 30 milioni di italiani - malgrado
la crisi economica, malgrado problemi materiali per molte famiglie
drammatici - considerino prioritarie questioni non direttamente
economiche come l'acqua pubblica o il no al nucleare.
Questo ritardo
nel riconoscere l'odierna centralità delle questioni ambientali accomuna
il Pd a molti altri partiti socialisti, legato com'è a una tradizione
culturale che vede il progresso, lo sviluppo quali fenomeni lineari e
illimitati. Ma in Italia si manifesta con ancora più forza per la
prevalenza nella nostra sinistra di una tradizione - quella del Pci -
che ha sempre faticato ad adeguare le proprie visioni all'evoluzione
sociale e culturale e che di fronte a tutte le nuove sensibilità e i
nuovi movimenti dell'ultimo mezzo secolo - dal '68 al femminismo,
dall'ambientalismo ai diritti civili - ha sempre reagito
arroccandosi.
Prigioniero della sua genetica arretratezza, il gruppo
dirigente del Pd, di cui i cosiddetti "giovani turchi" sono
l'espressione più recente ma anche più ottusa, declina secondo alfabeti
totalmente inattuali le stesse ricette per arrestare il declino
economico dell'Italia: attardandosi a parole in una sorta di vuoto
"gramelot" laburista, coltivando nei fatti rapporti assai stretti -
rapporti molte volte opachi, di scambio e di potere - con i settori meno
dinamici, oltre che più antiecologici, della struttura economica
(l'edilizia della rendita fondiaria, i grandi gruppi dell'energia
fossile, l'industria pesante). Tutte e due queste inerzie conservatrici
contraddicono l'ambizione dei democratici di guidare un progetto di
radicale cambiamento e li allontanano dall'elettorato più giovane.
Entrambe lasciano in ombra le grandi innovazioni - ecologia, educazione,
tecnologia - di cui l'Italia come l'intero Occidente ha disperato
bisogno. Anche se l'ascesa spettacolare del movimento Cinquestelle è
dovuta soprattutto a un'efficacissima, e largamente giustificata,
crociata "anti-casta", però proprio l'ambiente è uno degli argomenti più
frequentati dai grillini: così nei loro programmi, nel loro discorso
pubblico, nei curricula di buona parte dei loro eletti. Da questo punto
di vista i Cinquestelle, bisogna dirlo, non hanno inventato nulla:
l'ecologia, i beni comuni, sono temi da tempo "a disposizione", ed erano
centrali già nelle mobilitazioni no-global di dieci anni fa.
Loro
li hanno raccolti, depurati di qualche tossina vetero-ideologica di
troppo (l'ambientalismo come nuova frontiera anti-capitalista), conditi
con nuovi ingredienti - la democrazia della rete, un certo comunitarismo
nimby - di per sé discutibili ma gettonatissimi nell'Italia disgustata
dalla politica dei partiti. Certo il movimento di Grillo resta
essenzialmente un "sintomo" dell'accresciuta importanza culturale e
sociale dell'ambiente, mentre il suo concreto programma non pare sempre
all'altezza di curare i tanti e gravissimi mali ambientali dell'Italia.
Ma un fatto è indiscutibile: i Cinquestelle sono l'unica forza politica
italiana che propone l'ambiente come parte decisiva di una prospettiva
generale di cambiamento.
Il Partito democratico vuole ripartire dopo
la dolorosissima "non vittoria" di queste ultime elezioni? Allora la
smetta di perdere tempo e faccia corteggiando i "cinquestelle" dopo
averli sbeffeggiati per mesi, e provi invece a diventare più
contemporaneo mettendo per davvero l'ambiente al centro del suo sistema
di valori e di interessi, e la green economy nel cuore della sua idea di
sviluppo. Sarebbe più serio e funzionerebbe meglio.
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