L'articolo Quel che Morgan Freeman avrebbe
potuto dire sulla strage di bambini
a cura di Stefano Fait per IxR
12 dicembre 2012: Un uomo
armato di fucile semiautomatico ha sparato ieri sulla folla in un centro
commerciale di Portland, nell’Oregon, uccidendo almeno due persone e seminando
il panico tra la gente. L’omicida, che indossava un giubbotto antiproiettile e
una maschera da hockey, è stato poi “neutralizzato”: secondo quanto riferito
dalla polizia, l’uomo è
“deceduto”.
http://www.today.it/mondo/sparatoria-centro-commerciale-oregon-morti.html
15
dicembre 2012: Nell’Oklahoma, l’amico di un potenziale omicida plurimo lo
denuncia alla polizia, che lo ferma prima che possa fare una strage come
quella del
Connecticut:
http://www.nydailynews.com/news/national/oklahoma-student-plotting-mass-shooting-police-article-1.1221032#ixzz2FAjooXrR
16
dicembre 2012: All’indomani della strage in Connecticut, in Alabama un uomo ha
aperto il fuoco in un ospedale, ferendo tre persone, tra cui un agente di
polizia, prima di essere ucciso da un altro agente. La sparatoria è avvenuta
nel quinto piano dell’ospedale St. Vincent di Birmingham, dove sono ricoverati
diversi pazienti con problemi cardiaci. I motivi non sono stati ancora
chiariti.
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1073475/usasparatoria-in-ospedaleun-morto.shtml
16
dicembre 2012: Marcos Gurrola spara 50 colpi contro un ipermercato in
California e poi viene arrestato (nessun
ferito)
http://www.huffingtonpost.com/2012/12/16/marcos-gurrola-arrested-_n_2309425.html
Una
serie di episodi che potrebbero dar forma ad un nuovo 11 settembre: i
cittadini americani saranno sottoposti a crescenti controlli (negli autobus di
San Francisco sono già stati installate telecamere e microfoni) e non
protesteranno, perché si convinceranno che è per il loro bene. Poi l’eccezione
diventerà la norma.
Le armi sono il mezzo e il sintomo, non la
causa.
http://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/15/quel-che-zucconi-bloomberg-e-michael-moore-non-vi-hanno-spiegato-sulla-questione-delle-armi-negli-stati-uniti/
Svizzera,
Finlandia, Norvegia, Svezia, Canada, Germania e Islanda hanno altissimi tassi
di possesso di armi da fuoco ma, salvo rare eccezioni, non succedono cose del
genere. I loro cittadini si sentono, di regola, al sicuro, in una società
pacifica.
La Cina è un altro caso di paese colpito da “epidemie” di eccidi
nelle scuole (con uso di altri tipi di armi).
Qualcosa, negli Stati Uniti,
sta andando storto – prima che altrove –, ed è un fenomeno relativamente
recente:
http://books.google.com/ngrams/graph?content=school+shooting&year_start=1800&year_end=2000&corpus=15&smoothing=3&share=
C’è
sempre un modo per uccidere decine di persone (appiccare il fuoco ad un
edificio, ad esempio) ed è fin troppo allettante lasciarsi sedurre dalle
soluzioni facili: una legge, una riforma costituzionale, tutto si risolve e la
gente si mette il cuore in pace.
Invece occorre fare le domande giuste,
anche se sono complicate e tanta gente fa un’enorme fatica a concentrarsi e
fare attenzione per più di pochi minuti. Altrimenti daremo delle risposte
sbagliate che aggraveranno il problema. Oltre alla questione della reazione
violenta di quelle migliaia di cittadini che vogliono tenersi le loro armi
acquistate legalmente – che godrebbero del sostegno di molti stati
repubblicani –, bisognerebbe preventivare la trasformazione degli Stati Uniti
in una gigantesca Gaza, con passaggi e cunicoli che attraversano le frontiere
con il Messico e con il Canada per introdurre armi, come ai tempi del
Proibizionismo.
La domanda più giusta da fare è: perché queste tragedie
erano così rare prima degli anni Novanta. Negli Stati Uniti, fino al 1968,
chiunque poteva comprare armi per corrispondenza e si potevano comprare
ovunque, anche ai distributori di benzina. C’erano molti meno
controlli.
Che cosa è cambiato? Cos’è successo nella società
americana?
Le armi sono un sintomo, appunto, non una causa e curare un
melanoma con un cerotto è stupido.
LE POSSIBILI CAUSE
Il sensazionalismo mediatico.Ecco il parere di
un anonimo, attribuito erroneamente a Morgan Freeman:
“Volete sapere
perché. Può sembrare cinico, ma ecco quel che penso. È a causa del modo in cui
i media coprono questi eventi. Guardate come è stato trattato l’omicida della
prima di Batman, o quello del centro commerciale dell’Oregon: come delle
celebrità. Dylan Klebold e Eric Harris sono diventati nomi familiari, ma chi
conosce il nome di una sola delle vittime della strage di Columbine? Persone
con disturbi psicologici che altrimenti si suiciderebbero nei loro scantinati
vedono queste notizie e decidono di voler fare qualcosa di ancora peggiore, ed
uscire di scena alla grande, restando impressi nella memoria collettiva.
Perché una scuola elementare? Perché i bambini? Perché sarà ricordato come un
orribile mostro, invece di un triste signor nessuno.
L’articolo della CNN
dice che se il numero di corpo “non scende”, questo farà arrivare la
sparatoria al secondo posto dietro Virginia Tech, come se le statistiche
potessero in qualche modo stabilire una gerarchia del peggio. Poi rendono
pubblica una video-intervista di studenti di terza elementare che rivelano
tutti i dettagli di ciò che hanno visto e sentito, mentre si consumava
l’eccidio. Fox News ha diffuso l’immagine del volto del killer in tutti i loro
servizi per ore. Esistono articoli e servizi che si concentrano sulle vittime
ignorando l’identità del killer? Non ne ho ancora visto uno. Perché non
vendono. Quindi congratulazioni, media sensazionalistici, avete appena
innescato il prossimo sterminatore che voglia fare “meglio” del precedente, in
una scuola materna o un reparto maternità.
Tutti possono aiutare
dimenticando di aver mai letto il nome di quest’uomo e ricordando il nome di
almeno una vittima. È possibile aiutare con donazioni alla ricerca sulla
salute mentale invece di concentrarsi sul controllo delle armi come il
problema principale. Potete aiutare spegnendo la TV”.
La glorificazione
della violenza. Quel che TV e cinema blockbuster chiamano “cultura” ed
“intrattenimento” è solo glorificazione della violenza utile a chi vuole
“esportare la democrazia” a colpi di droni e destabilizzazioni e a chi vuole
vendere un certo tipo di prodotto ed ha bisogno che i consumatori siano
indottrinati al verbo della pretesa illimitata: “perché io
valgo!”.
Empatia, solidarietà, cooperazione, senso di comunità stanno
soffrendo come forse non mai nella storia. Chi si dimostra capace di un gesto
generoso è quasi eroico. Sono virtù che non piacciono allo status quo dei
nostri giorni perché ostacolano il privatismo, l’individualismo e le
dipendenze edonistico-consumistiche. Vale per gli Stati Uniti ma anche per la
Cina, che li ha scimmiottati quasi in tutto e per tutto.
La crisi
sistemica. Troppe persone sono precipitate nel precariato esistenziale e si
sentono tremendamente insicure, in una società sempre più iniqua ed
aggressiva, in cui il rispetto e la cura per la dignità del lavoratore e della
persona nel suo complesso è un ricordo del passato, la corruzione nelle alte
sfere è sconfinata e i cittadini vengono spiati 24 ore su 24 da un numero
impressionante di agenzie e dipartimenti federali.
La crisi della
democrazia e del contratto sociale. Il carattere oligarchico delle democrazie
contemporanee è sempre più evidente. La Guerra al Terrore ha reso possibili
restrizioni ai diritti civili che prima erano impensabili. La Guerra alla
Crisi economica viene impiegata per smantellare i diritti dei lavoratori e
privatizzare i beni comuni. Chi può dire cosa potrebbe succedere dopo lo
scoppio di un’eventuale Terza Guerra Mondiale? Le proteste resteranno
pacifiche o bombe molotov e armi semiautomatiche giustificheranno
l’imposizione di uno stato di polizia in molti paesi occidentali?
Quel che
è facile notare è che sta cambiando la mentalità della gente, in peggio. C’è
sempre più paura ed aggressività. Sempre più persone cominciano a credere che
i problemi possano essere risolti efficacemente solo con la violenza. Il che
vuol dire che stiamo perdendo la libertà prima ancora che ce la tolgano (per
il nostro bene). Abbiamo incontrato il nemico e siamo noi. Stiamo perdendo la
libertà di esprimere le nostre migliori qualità dell’animo, quelle che fanno
comunità, che fanno fratellanza, perché siamo sempre più sulla difensiva,
sempre più orientati a distruggere invece di costruire: le nostre vite sono
pervase di violenza psicologica e fisica che avvelena i nostri pensieri e
sentimenti. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Penso che questo faccia
molto comodo a chi detesta la democrazia ed ama le oligarchie. Il caos,
l’anarchia è ciò che questi segmenti della società (una larga fetta della
classe dirigente, assistita da politici corrotti o troppo pigri ed ignoranti
per cogliere il quadro generale) vogliono, perché hanno un “nuovo” prodotto da
vendere, un “nuovo” modello sociale che avvantaggia i loro interessi a spese
di tutti gli altri.
COME EVITARE DI FARE LA FINE DEGLI STATI
UNITI?
Forse la rivoluzione è inevitabile, ma non è la soluzione migliore,
essendo gravida di ripercussioni terribili. Proteste di massa, coordinate, in
tutta Europa, che sfidino l’establishment, che blocchino la macchina
produttiva: servirebbero a risvegliare molte altre coscienze, a scatenare i
necessari dibattiti, a preservare la libertà interiore – il rifiuto di
sentirsi, pensare e comportarsi come gli oligarchi vogliono che ci si senta,
pensi e comporti –, che è un bene di valore inestimabile. Bisogna uscire dalla
modalità degli automatismi egoistici da istinto di sopravvivenza.
È una
guerra per il controllo delle coscienze, non per il controllo dei corpi.
Questa cosa andrebbe capita, una volta per tutte. Se perdiamo la coscienza
(cuore e mente) nessuna rivoluzione ce la restituirà. Saremo pedine, non
protagonisti.
La questione delle pistole – il possesso d’armi non è il
problema principale. Il metodo della nonviolenza di massa è certamente il più
efficace, perché nessuna società può funzionare senza la collaborazione dei
cittadini (il Terzo Reich è sopravvissuto fino al 1945 non grazie ai fanatici
nazisti come Adolf Eichmann, ma grazie agli sforzi sovrumani di milioni di
operosi patrioti) ma è una tecnica che richiede intelligenza e
lucidità.
http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/etienne-de-la-boetie-un-uomo.html
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/nonviolenza-certamente-ma.html
Non basta mettersi davanti ad un carro armato o auto-immolarsi per fare
la cosa giusta.
Tuttavia quanti sarebbero in grado di farvi completo
affidamento quando la minaccia della violenza indiscriminata
incombe?
Per questo le vendite di armi aumentano dopo ogni strage.
Per questo molti preferiscono dare il loro contributo ad una resistenza
nonviolenta, ma tenendo da parte una pistola, che non si sa mai.
Potrebbe anche funzionare, ma un’eccessiva attenzione a scenari violenti
impedisce di esprimere la nonviolenza, chiude la mente, sopprime la libertà
interiore.
Il giusto mezzo è essere consapevoli del problema, ma senza farsi
dominare da esso, senza concludere che è tutto un braccio di ferro in cui chi
è più potente e risoluto alla fine deve prevalere ed è nel giusto. Altrimenti
abbiamo perso in partenza.
Se il bullo ci fa diventare come lui, abbiamo
perso, anche se lo sconfiggiamo. Saremo suoi cloni, una minaccia per gli
altri, per la comunità, un pretesto per abolire la democrazia al fine di
soggiogarci.
Se una persona è davvero forte interiormente si sentirà sicura e non avrà
bisogno di dimostrare niente a nessuno: continuerà a fare quel che stava
facendo, senza provocare nessuno, senza flettere i muscoli, senza richiamare
l’attenzione di nessuno, perché sa di potersela giocare.
Se una pistola e ciò che serve ad alcuni per raggiungere questa
condizione di equilibrio, per emanciparli dalla costante paura del futuro,
allora così sia. Non si può pretendere troppo dalle persone e, a questo punto,
chi non è spaventato è dissociato dalla realtà. È giusto essere spaventati
quando si affrontano degli psicopatici al culmine del potere.
Chi se le va a cercare le troverà, allo stesso modo in cui le troverà chi
nega la realtà perché gli sembra troppo spiacevole.
La questione è che un autentico maestro di arti marziali sa che il suo
successo sta nel non dover usare ciò che ha appreso. Se diventa un esperto
aspettandosi di mettere in pratica le lezioni ricevute allora ha perso: un
vero guerriero dello spirito sa che l’obiettivo è controllare la violenza
stessa, per non cadere in tentazione.
Analogamente, l’obiettivo di avere un’arma dovrebbe essere quello di
arrivare a capire che non ci serve.
Se invece si sviluppa una dipendenza psicologica rispetto alle armi, è un
segno di sconfitta: invece di possedere una pistola, è lei a possedere noi. Si
diventa catalizzatori di violenza, come gli Stati Uniti che importano ed
esportano violenza, come uno qualunque degli stati-canaglia che denunciano.
Fissati sulla violenza e sulla distruzione, sugli scenari peggiori, è
esattamente quel che esperiranno. Non sono più una nazione libera.
Gli Stati Uniti, come Weimar prima di loro, hanno raggiunto la condizione
di “anarchia organizzata” (caos controllato) in cui le masse sono
malleabili, disposte ad approvare molte cose altrimenti improponibili. La
differenza è che gli americani non sono i tedeschi dell’epoca della
Depressione e quindi il loro destino non è segnato (né lo è il nostro).
Nessuno può prevedere con certezza cosa succederà, men che meno chi pensa di
poter controllare e dirigere gli eventi globali.
Quel che dobbiamo fare è
essere determinati a sopravvivere, ma senza farne un’ossessione.