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riflessione sull'ilva.
- Subject: riflessione sull'ilva.
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 1 Dec 2012 11:10:03 +0100
RIFLESSIONI
SULL'ILVA.
di andrea agostini
Vorrei premettere alcune cose: innanzitutto
queste mie riflessioni sono un work in progress sulla questione ilva e sono mie
personali non intendo rappresentare con questo mio scritto il pensiero nazionale
e locale della associazione di cui sono un dirigente locale che sostanzialmente
condivido. Infine non intendo per ora entrare nel merito del Decreto messo a
punto dal Consiglio dei ministri perchè non solo non ne ho il testo definitivo,
ma anche perchè trattandosi di questioni giuridiche e costituzionali lascio a
persone più qualificate di me il giudizio e le eventuali azioni
conseguenti.
Vorrei partire dal constattare che non e'
mai successo che come nel caso Ilva si scontrino con grandissimo rilievo due
diritti ambedue costituzionalmente sanciti : quello al lavoro e quello alla
salute. Mi rendo conto anche che trovare una soluzione a questa dicotomia è
molto difficile.
Pero' cercherei di partire da alcuni dati:
secondo le stime del sindacato una operazione complessiva di ristrutturazione e
ambientalizzazione della fabbrica di Taranto costerebbe una cifra non
inferiore ai 3.000 milioni di euro. Sempre dalle stesse fonti apparirebbe che il
gruppo Riva abbia una disponibilità finanziaria tra liquidità ed accesso al
credito di circa 1000 milioni di euro. Non entrando nel merito della valutazione
delle politiche industriali, finanziarie e dei numerosi reati imputati al
gruppo, appare evidente che una possibile risoluzione ottimale non è
raggiungibile senza un investimento molto oneroso ( 2000 milioni di euro ) da
parte di terzi ( diciamo lo stato ) , finanziamenti che in questo quadro
giuridico sarebbero anche certamente vietati dall'Unione Europea che vieta
sovvenzioni di questo tipo.
Inoltre e' altrettanto chiaro che in caso
di efficentizzazione della azienda ci troveremo di fronte a un abbattimento
occupazionale nell'ordine del 30% degli addetti attuali che si troverebbero non
più in organico in una azienda altamente automatizzata.
Dico questo perchè questo è cio' che
avverra' a Genova. Quando tra due anni scadranno i contratti di solidarieta',
grazie agli interventi impiantistici fatti, ci saranno 500 lavoratori che non
troveranno più posto nella pianta organica della fabbrica. E anche qui siamo
intorno al 30% della forza lavoro attualmente impiegata.
Quindi se tutto andasse bene , se Riva
investisse tutti i soldi che ha, lo stato ne aggiungesse una cifra pari al
doppio ci troveremmo difronte a un abbattimento all'incirca pari al 30% della
occupazione.
Infine porrei un altro problema. Ritengo
che la produzione di semilavorati e di laminati piani di base sia una produzione
che , seguendo le regole, non ha più nessuna speranza di sopravvivere in Europa,
troppo poco il valore aggiunto, troppo alto il costo di produzione rispetto ai
concorrenti cinesi e coreani che certamente non intendono adeguarsi alle leggi
europee in campo lavorativo e ambientale ( ne l'Europa glielo chiede ). Ci
troveremmo quindi davanti ad un enorme investimento che porterebbe a una
fortissima contrazione occupazionale e che produrrebbe un prodotto fuori
mercato. In sostanza soldi buttati via.
Appare evidente a me, ma ne sto riflettendo
che senza un piano industriale nazionale del comparto della siderurgia ( che il
governo non ha prodotto e non ha intenzione di produrre ) molti impianti
siderurgici italiani saranno chiusi in forte passivo ( penso alla Ferriera di
Servola, alla accierie di Piombino e ad altri siti ). Senza una attenta regia
che sposti investimenti e occupazione su prodotti ad alta remunerazione ( e' il
caso dell'Arinox di Sestri levante per restare in casa nostra che produce
profitti e occupazione in aumento nel rispetto delle norme lavorative ed
ambientali ) il nostro sistema siderurgico è destinato almeno per una larga
parte a sparire vittima del mercato, della delocalizzazione, come del resto sta
già avvenendo in francia ed inghilterra. In piu' essendo molti proprietari
esteri e/o poco solvibili il rischio di trovarci con buchi neri ambientali
sparsi su tutto il territorio italiano è più che una
provabilita'.
Non mi pare pero' che questo governo e le
forze che si stanno candidando a governare l'Italia dopo la prossima tornata
elettorale abbiano nei loro programmi ne un piano sulla siderurgia, ne uno
sull'energia, ne uno sul recupero dei territorio. Non parlo ovviamente delle
varie e colorate affermazioni spot-demagogiche , ma di piani fatti da esperti
del settore con il sostegno di risorse economiche certe. Non mi pare per
intenderci che nessuno dei candidati pensi a titolo di esempio di non acquistare
più aerei da caccia di ultima generazione per destinare le risorse alla scuola,
all'occupazione, alla difesa del territorio. Credo invece che solo partendo da
un governo attento alla cosa pubblica, alle sue risorse e alla definizione di
chiare priorità nelle scelte in piena trasparenza e condivisione si potrà
portare il nostro paese - e non solo - fuori dalle secche e dal governo da parte
delle lobbies come è stato negli ultimi decenni.
Andrea
Agostini
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