I VALORI CRISTIANI IN PRECIPITOSA DECADENZA.
Non è sufficiente sostenere una ideologia di pace contro la guerra, quando le guerre fermentano proprio in tempo di pace, con speculazioni e ingiustizie che conducono alla guerra.
Gesù per tramite della Chiesa ci insegna tante cose belle, la sopportazione, la preghiera, l’amore, la fratellanza, ma non ci insegna quale è il livello massimo di sopportazione nel caso di sofferenze inflitte dal Potere speculativo, di cui fra gli accusati i più responsabili sono coloro che dovrebbero difenderci dal male. Politici, Istituzioni e Governanti, sorretti da compiacenti e beneficiari che si spartiscono il bottino sottratto agli indifesi.
In Italia, più che altrove, manca la partecipazione alle sofferenze degli altri, l’egoismo che porta a ragionare e comportarsi secondo il proprio livello di benessere, senza guardare indietro, e spesso si accorgono del danno, soltanto quando vengono impugnate le armi della guerra per riscattare i propri diritti.
Sembrerebbe che non esiste un punto ragionevole di incontro, ad eccezione dell’invito alla sopportazione, la quale dopo aver raggiunto il colmo nel secchio, si svilupperà in un inevitabile  scontro armato.
Vorrei limitarmi a ragionare sui problemi interni del nostro Paese, dove il buon senso è stato completamente cancellato per il trionfo degli interessi di parte.
Sono diversi anni che milioni di persone si lamentano di un sistema Politico nato con la Democrazia Cristiana e portato avanti sino alla rottura finale, ricorrendo alla distruzione Economica della Nazione, il nuovo modo di fare la guerra.
Ciò nonostante continuano a cambiare le pedine nello Zoo Politico Nazionale, da bipedi  con il cervello ristretto a teste molto pesanti di quadrupedi, per terminare con i grandi Professori dal cervello super dotato ma poco adatti a amministrare una Nazione, mantenendo il tradizionale sistema sino al crollo finale, trascinando l’intera Nazione nel baratro.
Prima di richiedere l’intervento degli Dei stranieri per punire il Paese dalle tante porcate Istituzionalizzate, soffocate dall’informazione di parte, fra i quali anche gli amanti della Pace e gli Spirituali, che non sentono il grido di dolore dei propri fratelli.
Sono passati trent’anni tutti in graduale discesa, con scritti per ricorsi alle massime Autorità dello Stato, senza il minimo segno di riscontro a voler sistemare le ingiustizie subite da rispettabili cittadini, facendo innalzare egoisticamente sempre più in alto le bandiere della Pace da oche disinformate.
Rubano case pagate in Lombardia, ammazzano famiglie intere con riferimento all’Ilva di Taranto, e il Potere interviene soltanto quando sono in gioco gli interessi di parte. Molti Pensionati per errori interni dell’INPS, non hanno ricevuto la quattordicesima che aspettavano come la manna per saldare qualche conto arretrato. La lista delle ingiustizie è piuttosto sostanziosa e non si intravedono buoni Samaritani in aiuto degli illeciti.
Il Paese è destinato alla recessione sino a quando non cambieranno le carte in tavola con le dovute scuse e il recupero dei danni subiti.
Nel frattempo godetevi le parole di speranza fuoriuscite da mostri senza coscienza che molti difendono perché non sentono ancora il dolore.
Anthony Ceresa.
 

Da: Renato Sacco <drenato at tin.it>
A: paxchristi at yahoogroups.com
Inviato: Martedì 14 Agosto 2012 10:15
Oggetto: Re: [paxchristi] Mai «mercanteggiare » sui valori cristiani, dice il card. Bagnasco. (inviato a diverse liste)

Di seguito la risposta del direttore di Avvenire, il 12 agosto 2012, all'appello Eroi per la pace o vittime della guerra?
sul sito di paxchristi.it trovate l'elenco aggiornato al 13 agosto: oltre 70 preti...

Invio anche ai 'nuovi' firmatari quanto già scritto, scusandomi con chi lo ha già ricevuto...
Giustamente ... molti si sono chiesti perchè solo preti? E infatti sono arrivate molte adesioni di laiche e laici..
Per ora abbiamo messo sul sito solo quelle dei preti, quasi come una risposta da preti per la pace ai CAPPELLANI.. militari
e poi forse perchè magari può avere anche un po' più di eco sui mass media... Non so.
In ogni caso è stata una cosa molto immediata e veloce, pensata e realizzata in poche ore.. nella notte tra mercoledì e giovedì...
Ovviamente con molti limiti.. In ogni caso le firme le teniamo tutte.. e vediamo poi come usarle.. Vediamo anche cosa dice Avvenire e l'Ordinariato Militare a cui è stato mandato l'appello
Fatelo circolare... e se riusciamo a fare crescere il numero dei preti che firmano è - credo - una cosa importante... Con un peso che si può far pesare...
Senza nulla togliere.. a tutto il popolo di Dio, ma sarebbe un bel segno se le firme dei preti continuassero a crescere...
Ciao scusate se sono un po' sconclusionato.
Comunque grazie della condivisione di questo cammino.. non sempre facile....
e buon lavoro.
r.

d. Renato Sacco
Via alla Chiesa 20 - 28891 Cesara - Vb
0323-827120 *** 348-3035658
drenato at tin.it

http://www.avvenire.it/Lettere/Pagine/pace-guerra-e-un-po'-di-scandalo.aspx

Lettere al direttore
12 agosto 2012
Pace, guerra e un po' di scandalo
​Signor direttore,
davanti a ogni vita umana stroncata è doveroso un rispetto profondo. Ma proprio in nome di tutte le vittime delle guerre, chissà quanti lettori di Avvenire sono rimasti scossi per quell’intera pagina dedicata agli «eroi per la pace», e a quella realtà così «convergente» di soldati e cristiani (8 agosto, pagina 3). Ecco, lo diciamo forte: è davvero insopportabile questa retorica sulla guerra sempre più incombente e asfissiante. Da sempre l’esperienza cristiana ci ha impegnato nella cura della «missione» e ci scandalizziamo ogni volta che un cristiano infanga questo valore confondendolo con le guerre – chiamate appunto «missioni di pace» –, ma in realtà avventura senza ritorno. Da sempre abbiamo presentato ai cristiani gli eroi della fede e ci scandalizziamo se ora volete rappresentarli con le armi in mano e, per nascondere le responsabilità di tanto sangue versato in questa «inutile strage», fate diventare «eroi per la pace» questi giovani strappati alla loro vita, vittime della guerra. Ci colpisce non veder affiorare nemmeno uno degli interrogativi che gli italiani e i cristiani si pongono ormai da anni, assistendo alla fallimentare carneficina afghana: la nostra presenza militare in Afghanistan costa due milioni di euro al giorno, e quali sono i risultati? Se li avessimo investiti in aiuto alla popolazione con ospedali, scuole, acquedotti non avremmo forse tolto consenso ai taleban e ai signori della guerra? E delle vittime in "campo nemico" chi se ne occupa? Abbiamo i numeri esatti dei morti e feriti italiani! E quante sono le vittime irachene o afghane? Forse dobbiamo rassegnarci a considerare le migliaia di esseri umani uccise in questa assurda guerra solo «effetti collaterali»? Ci colpisce molto leggere che anche l’Ordinario militare si allinea a questa retorica della guerra dichiarando, per esempio che fare il militare è «una professione aperta al bene comune e allo sviluppo della famiglia umana» oppure sostenendo che «i cappellani militari sono parroci senza frontiere, impegnati in una pastorale specifica sul fronte della pace». Ce ne vuole davvero a descrivere «l’aeroporto di Ciampino dove arrivano le salme dei nostri soldati uccisi» come «una scuola di fede». E ancora: «Essere cristiani ed essere militari non sono dimensioni divergenti». Come cristiani e come sacerdoti restiamo stupiti per questo assai strano insegnamento magisteriale e, alla luce del Vangelo, siamo sconcertati. Siamo certi che anche lei, direttore, oltre che ovviamente il vescovo Pelvi, ben conosca la sapienza ecclesiale, supportata dal Magistero della Santa Sede, che ci ha insegnato a discernere i diversi modi di affrontare i conflitti internazionali, a partire dalle testimonianze dei primi martiri cristiani, che rifiutavano il servizio militare e non bruciavano il grano d’incenso all’Imperatore considerato una divinità.
Il 9 agosto la Chiesa ricorda il Beato Franz Jägerstätter, obiettore di coscienza contro il servizio militare nel III Reich di Hitler (mentre la maggior parte dei cattolici combattevano) e per questo ghigliottinato il 9 agosto 1943. È stato Papa Benedetto XVI, nel 2007, a proclamarlo beato e martire nel suo opporsi al servizio militare e alla guerra! A 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II crediamo doveroso riaprire una riflessione seria sulla condanna della guerra e sulle strade che sono chiamati a percorrere gli operatori di pace.
don Nandino Capovilla, don Renato Sacco e altri 28 sacerdoti

Il nostro scandalo mi dispiace e – devo ammetterlo – un po’ scandalizza anche me che pure ho imparato ad ascoltare sempre con amore e rispetto i sacerdoti che incontro sul mio cammino di uomo. Mi colpisce per i modi (ancora una volta l’avete polemicamente inviata a mezzo mondo, prima che a questo giornale) e per i toni usati. Ma soprattutto per la sentenza senza appello che emettete, reverendi lettori, nei confronti dei soldati italiani che, se caduti o rimasti feriti, proclamate «vittime» ma subito dopo dipingete come parte di un gruppo di portatori di «strage», come complici di una masnada intenta a far «carneficina» in Afghanistan. E il problema, serissimo dal mio punto di vista, è che non state parlando dei taleban, ma dei nostri soldati e persino dei nostri cappellani militari. Credo che non ci sia vero «rispetto» in questo. Credo che sostenerlo sia contro la verità e contro la carità, e francamente non riesco a catalogarlo come un esempio di ragionamento non-violento.

Detto questo, non penso che tutto ciò che fanno i soldati italiani impegnati in missioni internazionali sia perfetto e perfettamente pacifico. Ma so con sicurezza che non sono i nostri soldati in Afghanistan o in Libano o nei Balcani a seminare guerra e oppressione nel mondo. E constato che servono con dedizione il Paese e le Nazioni Unite in contesti difficilissimi e segnati dal sangue (a proposito: pure voi dovreste sapere – sebbene, per strano amor di polemica, dimostriate il contrario – che per noi di Avvenire il sangue degli uomini e delle donne non ha nazionalità). Un servizio reso secondo regole ispirate ai valori della Costituzione repubblicana e, grazie a Dio, con un’umanità arricchita e resa salda dalla fede cattolica che ha plasmato la nostra cultura nazionale. Se così non fosse, da cronista lo testimonierei. Come ho testimoniato assieme ai miei colleghi i "tradimenti" compiuti in diverse parti del mondo (da ultimo in Congo) da militari di diverse nazionalità, alcuni dei quali indossavano il casco blu dell’Onu. Altro che retorica bellica…

Anch’io, reverendi lettori, amo le grandi e coraggiose figure di testimoni del bene e mi sforzo di capire e vivere sempre meglio il prezioso insegnamento della nostra Madre Chiesa. Anche a proposito della pace che, come ci ricorda Papa Giovanni XXII nella "Pacem in terris", è realmente tale quando garantisce una degna convivenza tra gli esseri umani «nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà». Ma qui vorrei affidarmi soprattutto alla voce e alla sicura guida di Papa Benedetto, con alcune citazioni dal discorso da lui rivolto in Vaticano, il 26 ottobre 2006, ai partecipanti al V Convegno internazionale degli Ordinariati militari e nel quale ricorda con chiarezza che «il magistero della Chiesa sul tema della pace costituisce un aspetto essenziale della sua dottrina sociale», ne sottolinea le «radici antichissime» e lo sviluppo «nell’ultimo secolo in una sorta di "crescendo" culminato nella Costituzione pastorale "Gaudium et spes"», nelle Encicliche di Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II oltre che negli interventi pontifici all’Onu e nei Messaggi per le Giornate mondiali della Pace. Annota il Papa: «Questo insistente richiamo alla pace ha influito sulla cultura occidentale promuovendo l’ideale che le forze armate siano "a servizio esclusivo di difesa e di sicurezza e della libertà dei popoli"». E aggiunge: «Purtroppo talora altri interessi – economici e politici – fomentati dalle tensioni internazionali, fanno sì che questa tendenza costruttiva trovi ostacoli e ritardi, come traspare anche dalle difficoltà che incontrano i processi di disarmo. Dall’interno del mondo militare, la Chiesa continuerà a offrire il proprio servizio alla formazione delle coscienze, certa che la Parola di Dio, generosamente seminata e coraggiosamente accompagnata dal servizio della carità e della verità, produce frutto a suo tempo». C’è un passaggio altrettanto illuminante che vorrei riprendere e che è dedicato alla "Spirituali militum curae", la Costituzione apostolica che, proprio alla luce del Concilio Vaticano II, Papa Wojtyla dedicò all’assistenza spirituale dei militari. Benedetto XVI ricorda che questo documento «cita espressamente nel proemio» la "Gaudium et spes", ricordando «che quelli che prestano servizio militare possono considerarsi "come ministri della sicurezza e della libertà dei popoli", perché "se adempiono il loro dovere rettamente, concorrono anch’essi veramente alla stabilità della pace" (GS, 79)». E conclude: «Se dunque il Concilio chiama ministri della pace i militari, quanto più lo saranno i Pastori a cui essi sono affidati! Pertanto, esorto tutti voi a far sì che i cappellani militari siano autentici esperti e maestri di quanto la Chiesa insegna e pratica in ordine alla costruzione della pace nel mondo».

Da semplice cristiano, reverendi lettori, penso che valga la pena di continuare a rifletterci su, come è da sempre costume di questo quotidiano. Da uomo del mio tempo, resto convinto che resti fondamentale far tesoro sia della capacità di indignazione e di ben proporzionata vigilanza e reazione di fronte al male e all’ingiustizia, sia della forza coinvolgente della profezia disarmata. Mi hanno insegnato, e credo fermamente, che con valori saldi, occhi onesti e parole giuste lavorare in questa direzione sia impegnativo e arduo, ma possibile.

Marco Tarquinio

Il giorno 11/ago/2012, alle ore 21.33, Enrico Peyretti ha scritto:

Mai «mercanteggiare » sui valori cristiani, dice il card. Bagnasco.
Bene. Non è un valore (anche) cristiano il "non uccidere"? Eppure
su questo la chiesa cardinalizia "mercanteggia" con la ragion di stato
nel giustificare la guerra (chiamata pace), in casi che praticamente al
100% non sono quei singoli rari casi tragicamente estremi in cui
uccidere per non lasciar uccidere può diventare una orrenda necessità
(un male, ma meno grave di quello che si cerca di evitare, come fu la
collaborazione di Bonhoeffer al complotto contro Hitler).
Praticamente sempre le guerre di oggi (ora lasciamo stare il
passato), terribilmente predisposte con la gigantesca e piratesca
economia di rapina e di guerra, non sono contrastate con "parresia"
evangelica dalla chiesa.
E così la pena di morte inflitta per legge (e anche contro la
legge) dagli stati con cui la chiesa vuole restare amica, secondo il
magistero di Costantino, da 1700 anni.
E così l'economia dell'ingiustizia sistematica, a cui le strutture
ecclesiastiche non di rado partecipano.
E così, non è stato un vero "mercanteggiare" con Berlusconi e i
suoi misfatti politici quello della chiesa gerarchica italiana per tanti
anni, in cambio di vantaggi materiali?
Cosa tutta diversa dal mercanteggiare è la mediazione politica, per
la quale, se non si ottiene libero consenso democratico legale sulla
maggiore giustizia, nella società pluralistica, si accettano dei passi
intermedi, nella direzione giusta, ma senza mai cessare di dichiarare,
ricordare e proporre il valore evangelico intero, come la pace e la
giustizia, negando la collaborazione dei cristiani alla guerra e
all'offesa pianificata della vita e della dignità umana.
Enrico Peyretti (Mir-MN)

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