La spartizione a vari livelli di una parte del maltolto (tasse e imposte) fa parte del mantenimento del sistema…
Per questo i vari “rappresentanti” del popolo vengono pagati dallo stato in forma di rimborsi elettorali sulla base dei voti ricevuti. La stessa cosa succede ai giornali che ricevono soldi sulla base delle copie stampate (non vendute), infatti alcuni giornali stampano copie che vanno direttamente al macero, ma non tutti i giornali ricevono prebende (non ad esempio quelli che non sono direttamente o indirettamente coinvolti nel meccanismo politico e amministrativo).
Sì, è una tristezza generale, siamo spremuti sino all’osso e lo stato si assicura la fedeltà dei suoi scherani pagando chi formalmente ci “rappresenta” (in realtà essi sono i controllori del popolo in nome dello stato) .. Tra l’altro chi ci “rappresenta” è nominato dai partiti quindi i pochi capi partito comandano per tutti, ed i capi partito sono cointeressati alla spartizione della torta ed al mantenimento del sistema. Ciò vale per ogni schieramento o colore, il colore è solo funzionale alla raccolta, nelle varie nicchie ideologiche o di riferimento, dei voti di poveri ingenui (o cointeressati e collusi nella spartizione) che vanno a votare (ma anche chi non vota contribuisce comunque al mantenimento del sistema).
Il “problema” delle liste Grillo è che presentandosi come forza alternativa raccolgono voti di protesta ma a comandare in realtà è solo chi gestisce (a livello interno) le liste, ovvero Grillo (o chi per lui, ancora non si sa).. Ed una volta entrati nel meccanismo anche loro -comunque- sono cooptati dal sistema, e quindi ricattabili, come è successo alla Lega Nord e come sta già succedendo per il Movimento 5 Stelle, il sistema si salva sempre così.. (vedi articolo sottostante tratto da Libero del 12 maggio 2012).
Se ci fossero troppi problemi il sistema usa la forza, prima la magistratura e la guardia di finanzia, poi nei casi peggiori la polizia e l’esercito, come stanno minacciando di fare per gli attentanti (finti) delle cosiddette nuove brigate anarchiche (che sono funzionali al sistema).
Non siamo uno stato sovrano, perché lo stato è solo il garante di poteri finanziari e politici “altri” ed anche dal punto di vista militare siamo una nazione occupata da 107 (o 113) basi militari NATO armate di tutto punto (anche con atomiche di loro stretta gestione) ed ora pure dalla nuova polizia Eurogendfor che è totalmente autonoma dallo stato (essendo contrallata dalla CE).
Abbiamo il cappio al collo, ma almeno lo sappiamo!
Paolo D’Arpini
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Anche i grillini prendono soldi pubblici
L’assegno vale quasi il doppio di quello dei rimborsi elettorali per
le regionali 2010: 333.976,22 euro contro i 193.258,87 euro che la
legge assegnava all’epoca. Il secondo assegno il Movimento 5 stelle di
Beppe Grillo in Emilia Romagna l’ha rifiutato, sia pure con qualche
pasticcio burocratico che aveva sfiorato il giallo. Il primo assegno
invece l’ha semplicemente incassato. E in buona parte l’ha speso: nel
2011 hanno preso il volo – regolarmente rendicontati – 193.145,11
euro. Erano il contributo al gruppo consigliare in Regione che
spettava al Movimento di Grillo, che nel 2010 era riuscito a fare
eleggere due consiglieri: Andrea Defranceschi e Giovanni Favia. Il
primo, classe 1971, è un imprenditore nel settore degli alimenti e
prodotti per animali da compagnia, ed è stato eletto a Bologna due
anni fa. Fa il capogruppo di 5 stelle e siede ben in quattro
commissioni (bilancio e affari istituzionali, politiche per la salute
e sociali, turismo e cultura, parità uomini-donne). Il secondo, classe
1981, ha fatto mille lavori prima di essere eletto (magazziniere,
cameriere, manovale edile, rappresentante di commercio, fotografo,
cineasta etc…). Oggi presiede la commissione statuto e regolamento
della Regione Emilia Romagna e siede in altre due commissioni
(politiche economiche e territorio-ambiente-mobilità). Entrambi sono
fra i più presenti ai lavori (Favia è mancato in aula solo quando in
contemporanea doveva guidare la sua commissione) e sono fra i più
attivi presentatori di proposte di legge.
Risultati – Qualcuna è diventata perfino legge, naturalmente un po’
modificata dagli altri gruppi consiliari. Fra le tante è legge anche
quella che fa del consiglio emiliano romagnolo forse il palazzo della
politica più trasparente che ci sia in Italia. Ed è così che è saltato
fuori per la prima volta il finanziamento pubblico al partito (in
questo caso gruppo) che il movimento di Grillo non ha affatto
disdegnato. I contributi ai gruppi consiliari sono per ogni regione
esattamente quello che i finanziamenti ai gruppi parlamentari
rappresentano a livello nazionale.
Soldi dei cittadini – Si tratta cioè di uno dei due principali canali
attraverso cui i soldi degli italiani finiscono – volenti o nolenti –
nelle casse dei partiti politici. Il canale più noto è quello dei
rimborsi elettorali, che il movimento di Grillo ha apertamente
rifiutato, non riscuotendo la somma messa a disposizione secondo legge
dalla Camera dei deputati. Il secondo canale è invece quello dei
finanziamenti ai gruppi, che a livello nazionale ammonta a circa la
metà del rimborso elettorale. A livello locale invece le proporzioni
si invertono. I grillini emiliani qualche sbandamento sui soldi
pubblici alla politica – forse per inesperienza – l’hanno avuto fin
dal primo giorno. Dissero che non avrebbero preso i rimborsi, ma
inviarono alla Camera una richiesta formale di erogazione. Quando
saltò fuori (come avrebbe potuto non essere rilevata?) farfugliarono
spiegazioni varie.
Confusi – Dissero che prima il movimento era incerto sulla possibilità
di non riscuotere la somma, e voleva prendere i soldi per restituirli
ai cittadini. Poi si accorsero che il rifiuto era ammesso e decisero
di non riscuotere, senza informare la Camera della scelta fatta. Tutto
bene poi quel che è finito bene: il rimborso elettorale non l’hanno
preso, restando coerenti con le promesse fatte prima del voto. Dei
finanziamenti ai gruppi consiliari non s’era invece apertamente
parlato, anche se se sono la stessa identica cosa. Questi sì li hanno
presi e pure spesi. Come? Quasi metà della somma per pagare personale
aggiunto al gruppo. Altri 28.209,31 euro se ne sono andate in
generiche «consulenze». I due consiglieri si sono erogati (con soldi
dei contribuenti) 10.892,59 euro di rimborsi spese extra status
regionale (hanno già un rimborso fisso mensile). Poco più di 4 mila
euro sono state non specificate «spese di rappresentanza». Altra voce
generica, gli 8.349,25 euro di «spese varie». Il resto se ne è andato
in pubblicazioni, indagini, documentazione, cancelleria, attrezzature
e 372,82 euro di spese bancarie.
Articolo di Franco Bechis pubblicato per Libero il 12 maggio 2012
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Commento ricevuto:
Cosa vuol dire “finanziamento dei gruppi consiliari”? Vuol dire che i consiglieri comunali, provinciali, regionali prendono dei soldi? Il rimborso elettorale magari é in proporzione al numero degli elettori, il finanziamento dei gruppi consiliari su cosa si basa? E’ un po’ poco dire: “a livello nazionale…. a livello locale invece….”. Non so, a me sa tanto di accanimento contro l’unico gruppo che da fastidio, allora gli fanno le pulci, quando ancora non hanno avuto neanche il tempo di sbagliare. A parte che Grillo fa un po’ il padrone. Comunque, come diceva qualcuno, a pensare male, a volte, ci si prende. Che tristezza! ma perché questi “onestuomini” non si fanno riconoscere e si fanno avanti? (C.R.)