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Fw:genova: quattro passi e quattro chiacchiere sul fereggiano
- Subject: Fw:genova: quattro passi e quattro chiacchiere sul fereggiano
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 6 Apr 2012 06:28:03 +0200
Quattro passi e quattro chiacchiere sul
Fereggiano post-alluvione.
Per cominciare un percorso narrato e ragionato sul
Fereggiano post- alluvione bisogna fare esattamente l'opposto di quello che si
fa consuetamente coi corsi d'acqua, bisogna partire dalla foce e risalire
alla sorgente - che come vedremo non c'è - . Si deve partire dalla foce proprio
perchè è già da li che tutto è facilmente visibile, spiegabile, il resto del
percorso è solo un ricalco in una ferita che si fa sempre piu' profonda
risalendo il corso.
Si parte dunque dal ponte Gerolamo Serra sul
Bisagno, quello che migliaia di tifosi attraversano ogni volta che vanno a
vedere la partita allo stadio. E' li che finisce il Fereggiano. Ed è li che si
puo' vedere chiaramente qual'e' il problema. La foce è un buco nero in un
muro dell'argine sinistro del Bisagno. Un buco nero anche grosso, ma non
sufficiente. Infatti al momento dell'alluvione del 4 novembre scorso la
contemporanea piena del Bisagno non ha permesso il normale deflusso delle acque.
Fatalità? Ma quando mai! Se vi mettete al centro
del ponte e guardate verso est potrete vedere un lunghissimo rettilineo, via
Monticelli e poi Via Fereggiano, molto largo , molto lungo, ampio almeno 4 volte
il buco nero. Li sotto ricoperto di cemento e d'asfalto ( ma non di case
attenzione!! ) scorre il Fereggiano. In quello spazio cosi' inusitatamente largo
per Genova il torrente è ristretto, cementato, costretto innaturalmente a
restringersi. E al momento opportuno si è vendicato e tutta la strada e le aree
adiacenti sono state sommerse dal fango e dai detriti.
Continuando, la strada comincia a salire, per
qualche centinaia di metri coprendo totalmente il torrente, ancora larga. Sulla
sinistra e sulla destra c'è la montagna e le case che incorniciano il torrente
coperto di asfalto sono tutte protette alle loro spalle da imponenti muri di
contenimento ( ovviamente ancora cemento ) che contengono la montagna e li
proteggono da crolli e impedendo il regolare assorbimento delle acque le deviano
su altri percorsi. Finita la copertura comincia il disastro. Il torrente ,
sempre imbrigliatissimo scorre allo scoperto ma sempre con uno spazio
insufficiente, la strada si restringe e dimezzandosi copre metà alveo. A salire
sulla destra muri di cemento e palazzoni ( li ci sono stati i morti a novembre )
a destra lungo il percorso del fiume c'è verde, la collina si affaccia sul
fiume. Quell'area verde chiamata a Genova delle Brignoline è un'area fortemente
instanile , sempre soggetta a crolli e smottamenti, mai manutenzionata. Più in
alto sulla collina otto palazzoni costruiti su una base di cemento agiscono col
loro peso statico sul fragile terreno sottostante e con l'impermeabilizzazione
del terreno deviano il corso delle acque contribuendo non poco alla carica
dirompente dell'acqua che scendendo dalla collina si fa largo e si concentra con
risultati devastanti.
Il comune, ben conscio di quel pericolo incombente
( pericolo mortale, è in quell'area sottostante che ci sono stati i morti ),
alla fine degli anni novanta ha bandito un concorso per la sistemazione
dell'area con consolidamento e riconfigurazione del letto del torrente. Il
concorso è stato vinto, il vincitore ha preso un premio , ma del risanamento
dell'area non si è più parlato, anzi per complicare il tutto il comune ha dato
in affitto un capannone sul lato destro del torrente, un ostacolo innaturale al
deflusso delle acque in caso di piena ( come puntualmente e largamente
prevedibilmente è accaduto ). Quindi, niente manutenzione, niente messa in
sicurezza, ma anche mantenimento di un pericolo incombente per la
popolazione e ricavarci anche dei soldi. Cosa si fa per quattro soldi a
bilancio.
La cosa curiosa è che più recentemente la Regione,
il cui presidente è nato e vissuto per molti anni nella zona, ha trovato dei
soldi per intervenire sull'alveo, ma anziche' intervenire su quel tratto ben
conosciuto da lui e da tutti i tecnici per la sua pericolosità e nonostante un
progetto già pronto nel cassetto ha scelto di spendere i soldi più a monte
abbattendo alcune case pericolosamente affacciate sul torrente, trasferendo gli
abitanti in aree più sicure e coprendo il tutto con cemento e aree a parcheggio,
ma qui siamo già nella storia recentissima in cui la cultura idraulica è tutta
un'altra cosa in Europa e nel mondo ( non certamente a Genova e sul Fereggiano e
infatti nessun tecnico di Comune, Provincia Regione, Autorità di bacino ha detto
niente, tutto approvato).
Proprio li l'unica cosa che in anni non sono
riusciti a completare è un ascensore pubblico. Tra parcheggi sul Fereggiano e
trasporto pubblico le amministrazioni succedutesi a Genova non hanno mai avuto
dubbi sulle priorità e infatti a salire da largo Merlo fino a Pedegoli è tutto
un fiorire di parcheggi a raso ricavati sopra il torrente. Centinaia di macchine
parcheggiate che se si muovessero tutte assieme farebbero un ingorgone mefitico,
in una strada a stento a due corsie dove in certi momenti l'autobus deve
fermarsi ed aspettare perchè di li in due non si passa.
E qui finisce il Fereggiano. Si, perchè il
Fereggiano non ha sorgenti , nasce a Pedegoli dalla confluenza di due torrenti
il rio Molinetto ( per le carte geologiche il rio Marassi ) che vien giù da
forte Ratti e il Finocchiara che vien giù a precipizio dalla ex cava Italcementi
e da dove è partita l'esondazione di un laghetto artificiale di acque piovane
che ha fatto sconquassi il 4 novembre.
Ma il capolavoro è a Pedegoli, la patria natale del
nostro presidente della Regione. Li si è fatto tutto e di piu', c'è una strada
che sembra uno svincolo autostradale ( la chiamano amichevolmente la strada di
Burlando ) tutta piantata sul rio che aggirando un palazzone ( costruito sul rio
anche questo ) si inerpica impermeabilizzando la collina e tagliando i percorsi
dell'acqua e raggiunge Egoli, milardi spesi per permettere a pochi
residenti di arrivare a casa in macchina, oltretutto spesi male senza canalette
per l'acqua, restringendo l'argine del torrente in maniera significativa e
impermeabilizzando e sigillando tutto il possibile.
Ma sono cose vecchie, vecchia cultura, vecchia
storia. Ma la cosa veramente eticamente inaccettabile è l'ennesimo parcheggio
con box in struttura che stanno costruendo. Approvato nel 2008 sorge in area
esondabile , nella stessa area dove tradizionalmente si sono svolte per decenni
le feste dell'Unità, un area verde dove si mangiava, si beveva, si ballava.
Adesso non sarà più possibile. Ma eticamente inaccettabile è che al momento
dell'alluvione era ferma al piano terra, solo il muraglione di cemento a
protezione per tenere ferma la montagna che si sgretola e la base. Ovviamente la
bomba d'acqua in arrivo dalla ex cava ha allagato tutto ( importante non ha
toccato in maniera significativa nessuna casa costruita da decenni sull'area del
torrente, solo le parti cementate - in prevalenza parcheggi - e qualche orto
urbano. Ora con questo segnale cosi' evidente cosa ha fatto l'amministrazione?,
ha bloccato tutto in regime di autotutela?, no, c'era il rischio di vedersi
presentare il conto dalla ditta. E cosi' dalla concessione del 2008
all'alluvione del 2011 solo un muraglione e la base. Dal novembre del 2011 al
marzo del 2012 tre piani di box e un super tappo per la prossima alluvione. Ma
tanto chi pagherà, chi soffrirà non saranno certo gli amministratori e i
tecnici.
L'altro affluente il rio Molinetto e un'altra
storia splendida e triste. E' un area piena di casette, di vecchi lavatoi dove
la gente bene della città portava la biancheria a lavare, c'era un frantoio,
c'erano i mulini. C'erano tanti ponticelli che dal medioevo fino all'ottocento
sono stati costruiti per raggiungere le case sulla sponda destra e una lunga
creuza mattonata su quella sinistra che saliva in alto verso le sorgenti e i
laghetti dova la gente andava a fare il bagno ( ache il nostro presidente della
regione da ragazzino ne ha accennato più volte pubblicamente ). Ebbene anche qui
l'amministrazione ha pensato bene - e siamo a pochi anni fa, durante il percorso
di questa Amministrazione Comunale -di ricoprire la creuza d'asfalto. Oddio lo
era gia' stata a seguito di uno dei tanti lavori di messa in opera di tubi (
acqua e fogne ), ma era stato fatto un lavoro leggero, si sarebbe potuto ( e
dovuto ) ripristinare quell'antico percorso. E invece no. Impermeabilizzazione,
impermeabilizzazione, impermeabilizzazione. Asfalto, asfalto e ancora asfalto .
Neanche quello drenante.
Al momento dell'alluvione il risultato è stato fin
ovvio. Il rio non è esondato, nessuna delle case ha subito danni, tutti i ponti
hanno resistito perfettamente, l'acqua venendo giù dall'alto ( da Egoli, guarda
caso ) ha trasformato la creuza asfaltata in un torrente, ha abbattuto tutti i
muretti costruiti a lato del torrente che hanno impermeabilizzato ancor
meglio il tutto e ha buttato nel rio Molinetto tutte le moto parcheggiate,
tutte le ostruzioni artificialmente costruite e permesse o forse tollerate dalla
Amministrazione.
Voi direste e adesso che si fa?
Be qualche giorno fa un signore apparentemente ben
introdotto in regione è andato a bussare alle porte della proprietaria di due
vecchi magazzini che si affacciano sul rio per chiedere se fossero comperabili.
Si perchè l'idea sarebbe quella di fare una rampa ( anche questa rampa Burlando
? ), che aggirando un muretto medioevale e tutelato, quindi intoccabile,
permetterebbe di raggiungere la vecchia creuza riasfaltata e con opportuni
allargamenti a sbalzo sul rio farla diventare una strada percorribile dalle
auto. Certo l'operazione porterebbe il valore immobiliare delle aree e delle
case da uno a dieci, per l'ambiente se ne riparlera nel futuro del
mai.
Concluso questa passeggiata e queste chiacchiere
sul Fereggiano resta una domanda: che fare?
I tecnici, ah i tecnici, da monti al geometra del
municipio tutti bravissimi a parlare dicono: l'unica soluzione è lo scolmatore e
intanto firmano pareri favorevoli a cementificazioni e asfaltamenti, tato con lo
scolmatore.........
In realtà lo scolmatore non si farà mai. E' una
soluzione tecnica buona solo per una riflessione accademica, per una tesi di
laurea. I costi che comporta sono cosi' alti che mai verranno trovati, in più
nessuno sa cosa c'è sotto le aree che lo scolmatore dovrebbe attraversare.
L'ultima volta che i tecnici si sono cimentati lo hanno fatto con l'approvazione
del parcheggio interrato sotto l'ospedale. I dati tecnici dicevano che l'acqua
stava a 14 metri, l'hanno trovata a 8 e sono andati a bagno, cosa troveranno
scavando con lo scolmatore non oso neanche pensarlo.
E poi, ammesso che un primo ministro ( non Monti
per carità ) decidesse che si puo' fare e ci mettesse i soldi per il progetto,
le indagini geologiche, la costruzione, ci vorrebbero comunque molti anni. E nel
frattempo? Nei prossimi 10 o 15 anni è molto prevedibile ci saranno nuove
possibili alluvioni in una zona cosi' drammaticamente soggetta. E cosa si fa?
Nulla. Nessuno dei lavori in messa in sicurezza previsti è stato completato,
venisse giù un'altra bomba d'acqua sarebbero nuovi disastri e forse nuovi morti.
Se ci sono dei soldi si spendono per asfaltare, cementare, coprire , fare nuove
strade.
Io credo che se si accettasse che la sicurezza al
100% è un'illusione si potrebbe lavorare per mettere davvero in sicurezza la
zona, sgomberare l'alveo da case e strutture incongrue, liberare il percorso
dell'acqua dalle numerose strozzature, permettere all'acqua di uscire dagli
argini e magari anche di esondare , ma senza pericoli per le persone e per le
strutture. E' una possibilità e forse una sfida per i tecnici, ma certamente si
potrebbe fare, si potrebbe abbattere il rischio e salvare le vite e le cose e si
potrebbe cominciare da subito, da domani.
Andrea Agostini
Andrea Agostini
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