grazie della preziosa segnalazione
mi preme però far notare che la situazione toscana delle ferrovie
non è molto bella: le parole di Ceccobao sono appunto solo parole e
la promozione di pendolaria per la Toscana un favore reciproco tra
settori diversi dello stesso partito.
In Toscana si stanno buttando risorse enormi in un progetto
demenziale come quello di un sottoattraversamento TAV che non serve
a nulla, mentre il resto della rete è in condizioni piuttosto
precarie (la settimana scorsa un deragliamento in Garfagnana, per
fortuna senza vittime)
L'articolo è pubblicato su l'Unità e questo forse spiega alcune
reticenze: le licenze a NTV furono regalate a Montezemolo Della
Valle e Punzo dal ministro dei trasporti Bianchi, dei "comunisti
italiani", durante il governo Prodi.
Un saluto
T
Il 10/01/2012 06:33, ANDREA AGOSTINI ha scritto:
Dossier trasporti
Data di pubblicazione: 28.12.2011
Autore: Mazzocchi, Ronny; Franchi, Massimo
Geniale: accollare allo stato i costi
e i sovraccosti dei vantaggi privati e contemporaneamente
peggiorare il servizio pubblico per i cittadini. La classe
non è acqua. L’Unità, 28 dicembre 2011
Al mercato dei treni prezzi di favore
per Montezemolo & c.
di Ronny Mazzocchi
La possibilità di comunicare all’interno di un Paese e verso
l’esterno nel modo più razionale possibile è sempre di più una
delle condizioni essenziali per non essere esclusi dal club
delle nazioni che ambiscono a ricoprire un ruolo di primo piano
nello scacchiere mondiale.
Che la partita dei trasporti sia centrale per il nostro futuro
lo hanno capito in molti. Attorno a questo grande osso si
agitano infatti lobbies, imprenditori, banche e società di
assicurazioni, tutti interessati a consolidare il loro giro
d’affari in una partita assai redditizia. Si tratta di una
operazione perfettamente legittima, a patto però che vi sia
qualcuno che si preoccupi di discriminare fra guadagni privati e
interessi collettivi, dato che i due di rado tendono a
coincidere spontaneamente. Purtroppo in questi ultimi vent’anni
complice l’invadente retorica sulla necessità di
privatizzazioni, liberalizzazioni e deregolamentazioni non si
può certo dire che il filtro sia stato efficace.
Il caso del trasporto ferroviario e dell’alta velocità è in tal
senso emblematico. L’iniziale volontà del legislatore di far
partecipare alla partita anche il capitale privato aveva spinto
ad affidare la gestione del servizio in regime di monopolio alle
Ferrovie dello Stato, in modo da garantire una adeguata
remunerazione dell’investimento. In verità di soldi privati,
alla fine, se ne videro pochi. Ma, come spesso accade nel nostro
Paese, al momento di lucrare i profitti si sono materializzati
in molti. Se non ci saranno altri rinvii, a marzo dovrebbe
partire l’avventura della Nuovo trasporto viaggiatori (Ntv),
società italo-francese costituita da Luca Cordero di Montezemolo
e Diego Della Valle nel dicembre di cinque anni fa con un
capitale iniziale di solo 1 milione di euro.
Pur essendo una
azienda di nuova costituzione, totalmente priva di esperienza e
senza dipendenti, la Ntv è riuscita nel giro di pochi mesi ad
ottenere la licenza per l’esercizio dei servizi ferroviari.
Questo autentico miracolo è stato possibile grazie
all’intervento del governo che, modificando quanto imposto da
una vecchia legge (166/2002), ha eliminato l’obbligo di gara per
l’assegnazione di un servizio pubblico fornito su infrastruttura
pubblica (159/2007). All’azienda di Montezemolo veniva così
concesso di poter scegliere fasce orarie e tratte fra le più
redditizie, contro il pagamento di un canone annuo di 11 euro a
chilomentro la metà di quanto previsto in Francia insufficiente
a garantire la manutenzione delle stesse infrastrutture che
rimarrà per buona parte a carico dello Stato (una vicenda che,
purtroppo, ricorda sinistramente cosa è accaduto con la mancata
asta per l’assegnazione delle frequenze televisive).
Ottenute le licenze e firmati i redditizi contratti, la Ntv si è
arricchita di nuovi soci, fra cui Intesa San Paolo, le
Assicurazioni Generali e la Société Nationale des Chemins de fer
Français, posseduta al 100% dallo Stato francese. Con tutti
questi innesti il patrimonio netto della società è lievitato
così fino a raggiungere i 300 milioni di euro. Non è tutto: in
attesa del debutto su rotaia la Ntv ha stipulato pure un accordo
con Alstom, società transalpina in stretti rapporti con lo Stato
francese, per la costruzione di 25 treni dal costo complessivo
di 650 milioni di euro, ottenuti attraverso un prestito di
Intesa San Paolo. Dei 25 treni, però, solo 8 sono stati prodotti
nello stabilimento italiano di Savigliano, un tempo di proprietà
di Fiat Ferroviaria, ex-produttrice dei famosi Pendolini. Una
scelta che ha fatto infuriare i sindacati, subito pronti però,
nel luglio di quest’anno, a stipulare con la Ntv un assai
discutibile contratto di lavoro, al punto che l’amministratore
delegato di Fs Mauro Moretti ha minacciato la disdetta del
contratto nazionale se non verranno applicate eguali condizioni
anche a Trenitalia.
Il rischio, infatti, è che il dumping contrattuale finisca per
penalizzare l’azienda di Stato, così come è accaduto in passato
al trasporto aereo con Alitalia e a quello marittimo con
Tirrenia. Le polemiche, però, non si sono limitate a questo. In
questi mesi Montezemolo e Della Valle hanno più volte lamentato
boicottaggi da parte delle Fs dai test del materiale rotabile
alle attività di marketing volto a ritardare l’inizio
dell’attività commerciale. Moretti, dal canto suo, ha ricordato
non solo come la sua azienda, a causa di un ricorso al Tar della
Alstom, abbia subito il blocco di una ricca commessa da 1,54
miliardi di euro al consorzio italocanadese
Ansaldo-Breda-Bombardier per la produzione di nuovi convogli, ma
anche la disparità di regole sul mercato ferroviario europeo che
penalizza le aree più deregolamentate come l’Italia.
Forse la migliore chiave di lettura di tutta la vicenda l’ha
fornita proprio Montezemolo: «Siamo la prima compagnia
ferroviaria privata dell’alta velocità in Europa». Se negli
altri Paesi difendono il monopolio delle compagnie statali,
dall’energia ai trasporti, forse un motivo ci sarà. ❖
Trasporto locale, ultimi in Europa
Colpa dei pochi fondi
di Massimo Franchi
Pochi fondi e pochi treni. Trenitalia si difende: non
dipende da noi. Il governo Monti ha rimpinguato gli
stanziamenti alle Regioni. Ceccobao (Toscana): noi investiamo.
Vetrella: fiscalizzazione ci permetterà di fare gare vere.
Su un dato sono tutti d’accordo: il trasporto locale su
ferro in Italia non funziona. Dalle tantissime associazioni che
rappresentano i 3 milioni di pendolari, a Legambiente che con il
rapporto Pendolaria lo monitora ogni anno, alle Regioni che
questo servizio lo gestiscono, a Trenitalia che è il committente
quasi monopolistico il coro è unanime: il servizio è scadente,
pochi treni, vecchi e sporchi, tanti ritardi e soppressioni.
Su motivi, colpe e responsabilità il quadro è più complicato. Il
principale indiziato, Trenitalia, ha gioco
facile a chiamare in correo il governo. Quello Berlusconi in
particolare: dei 2 miliardi strombazzati da Matteoli da mettere
a bando per i treni locali sono stati stanziati solo 500
milioni, mentre i tagli al finanziamento del Trasporto pubblico
locale (Tpl) su ferro per il 2012 sono stati tagliati con la
mannaia, passando dai 2.055 milioni del 2010 alla penuria di 400
milioni. Per fortuna il governo Monti ha dimostrato più
sensibilità e, grazie alla pressione delle Regioni, in extremis
il 21 dicembre ha aumentato lo stanziamento a 1.748 milioni.
«Il 2012 sarà un anno di transizione spiega Sergio Vetrella,
coordinatore Trasporti della Conferenza delle Regioni e
assessore della Campania ma la vera rivoluzione arriverà nel
2013 quando partirà la fiscalizzazione del servizio: non avremo
più soldi a mozziconi ma un finanziamento preciso derivante
dall’aumento delle accise sulla benzina. Così continua Vetrella
avremo più responsabilità, ma potremo anche chiedere gare
europee autentiche per mettere a bando i servizi: basta al
monopolio pubblico spinto, ma gare in cui oltre ai binari
potranno essere affittati i treni, non dovendo aspettare i 3-4
anni che una nuova azienda deve attendere per essere
competitiva. E di certo non penso a Ntv, ma alle tante realtà
europee molto più grandi».
ESEMPIO TOSCANO
Il compito più vicino che attende Vetrella è quello di
“spartire” entro febbraio i finanziamenti strappati al nuovo
governo. «Noi si prenota l’assessore toscano Luca Ceccobao ci
aspettiamo almeno 180 milioni». Lui può parlare con cognizione
di causa: la Toscana è una delle poche regioni salvate dal
rapporto Pendolaria: «La più costante nella politica di sviluppo
del trasporto su ferro». I motivi sono presto detti: «Ci eravamo
già impegnati a trovare risorse per tagliare di soli 12 milioni,
da 216 a 204, il budget regionale, in più abbiamo lanciato con
le Province il Bacino unico regionale: progetto innovativo che
ci permetterà di evitare sovrapposizioni dei servizi».
Trenitalia da parte sua rispedisce al mittente le critiche
ribadendo che i prezzi dei servizi sono un quinto di quelli
tedeschi e che basterebbe alzare di un centesimo il costo
passeggero/km per avere un miliardo di investimenti in più. Il
piccolo sforzo del governo Monti comunque dovrebbe portare
qualche frutto. Dal mese di gennaio arriveranno le 350 nuove
carrozze a doppio piano e nuovi locomotori “464”, mentre
dovrebbero essere riaperte le gare di bando per 40 (più 20)
treni diesel e 70 (più 20) treni elettrici sospese da Trenitalia
il 28 ottobre a causa dei tagli.
La verità sui colpevoli di questa situazione comunque si evince
benissimo dai dati pubblicati dalla Direzione generale trasporti
dell’Unione europea sul periodo 2000-2009: siamo il solo paese
del continente che ha registrato un calo del traffico passeggeri
(meno 3%, contro il +14% tedesco, il +23% francese e il + 37%
inglese) dovuto ad un netto taglio dell’offerta di treni (-32%
nel triennio 2007-2010 sui servizi con Stato o Regioni). In cima
alle colpe c’è quindi il governo Berlusconi che, mentre il resto
del mondo investe sul ferro, ha sistematicamente tagliato. E al
solito i primi ad essere colpiti sono i più deboli: i 3 milioni
di pendolari che ogni giorno sono costretti a viaggiare «da
ultimi in Europa», Pendolaria dixit.
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