Materie prime: nessuna è eterna
da La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 3 gennaio 2012
Giorgio Nebbia
nebbia at quipo.it
"Commodities" è una
parola inglese, ma ormai internazionale, che indica le merci e le materie prime
da cui dipende la possibilità che ciascuno di noi ha di trovare nell'edicola
questo giornale, nei distributori la benzina o il gasolio, negli scaffali dei
negozi la pasta o le scatolette di conserva di pomodoro. Gli innumerevoli
oggetti del consumo quotidiano dipendono da un gigantesco flusso di
"commodities", diecine di miliardi di tonnellate all'anno nel mondo. Esistono
delle speciali borse-merci in cui viene fissato il prezzo, ora per ora, di
ciascuna di tali "commodities" che comprendono minerali metallici, fonti
energetiche come carbone, petrolio, gas, metalli come oro e platino, ma anche
zinco e stagno, prodotti agricoli come frumento, zucchero, pancetta di maiale,
legname, eccetera.
Un film del 1983, "Una poltrona per due" (il titolo
originale è "Trading places", borse-merci), è ambientato nella borsa merci di
Filadelfia, negli Stati Uniti e permette di dare, sia pure ironicamente,
un'occhiata al clima nevrotico delle transazioni e speculazioni sulle
"commodities". Gli sbalzi dei prezzi delle materie prime dipendono da molti
fattori, alcuni dei quali di natura ambientale; basta un grave incidente in una
miniera o in un pozzo petrolifero perché i prezzi di metalli o petrolio
aumentino bruscamente; basta la scoperta di un nuovo giacimento di stagno o di
terre rare per far diminuire il prezzo della banda stagnata o dei telefoni
cellulari.
Il consumatore finale, come ciascuno di noi, sente
relativamente poco o con ritardo, simili sbalzi di prezzo. E' difficile, per
esempio, capire come il graduale aumento del prezzo della benzina dipende dal
prezzo della materia prima, il petrolio greggio, il quale a sua volta dipende da
eventi politici: le rivolte in Libia o le minacce iraniane sul traffico
attraverso lo stretto di Ormuz (quello che separa il Golfo Persico dal Mare
Arabico e attraverso cui passa un terzo di tutto il petrolio mondiale
trasportato per mare). E ancora meno si riesce a capire quale ruolo abbia il
graduale impoverimento delle riserve petrolifere mondiali. A noi interessa che
la benzina arrivi al distributore, ma nessuno spiega che ciò è reso possibile
soltanto perché continui e costosi perfezionamenti tecnici consentono di
raggiungere giacimenti sempre più profondi, a migliaia di metri di profondità,
in mezzo a paludi e deserti e nel mare aperto, e di trasportare il petrolio
attraverso oleodotti stesi sotto i mari o nelle steppe ghiacciate.
I
problemi della scarsità e dei prezzi crescenti riguardano praticamente tutte le
materie prime, sia minerarie, sia agricole e forestali. Per esempio, la
crescente richiesta di carburanti "rinnovabili", alternativi alla benzina e al
gasolio, tratti dai prodotti agricoli fa diminuire la disponibilità dei prodotti
alimentari e fa aumentare il prezzo di cereali come grano e mais, della soia e
dei grassi. L'impoverimento dei giacimenti di minerali essenziali, da quelli
metallici a quelli che forniscono fosfati e sali potassici per i concimi
agricoli, si sta facendo sentire. I giacimenti di fosfati delle isole del
Pacifico, come Nauru e la australiana Isola del Natale, sono stati sfruttati
così intensamente che ormai sono esauriti.
Un recente libro di Ugo
Bardi, un chimico professore nell'Università di Firenze, "La Terra svuotata. Il
futuro dell'uomo dopo l'esaurimento dei minerali", Roma, 2011, Editori Riuniti
University Press, contiene numerose informazioni sull'impoverimento delle
riserve dei giacimenti di molte materie prime. Le statistiche della produzione
mostrano chiaramente che la quantità estratta nel corso degli anni dapprima
aumenta rapidamente, poi raggiunge un massimo, un picco, poi declina. La "paura"
per il carattere generale di questo fenomeno è cominciata nel 1956 quando un
geologo americano, King Hubbert (1903-1909) ha avvertito che i giacimenti
petroliferi americani, quelli favolosi del Texas e della California, dove era
nata l'"età del petrolio", si stavano svuotando.
Finora il declino delle
riserve di materie prime non ha fermato il cammino delle economie mondiali;
altre materie sono state scoperte, nuove invenzioni hanno permesso di far fronte
ai problemi di scarsità. Finora gli aumenti dei prezzi conseguenti la crescente
scarsità delle "commodities", sono ricaduti principalmente sui paesi e sulle
classi povere, ma oggi si fanno sentire anche nei paesi più industrializzati. La
soluzione va cercata in innovazioni tecniche e nel cambiamento dei consumi,
scelte che potranno essere affrontate con coraggio e lungimiranza se si avranno
migliori conoscenze della geografia e della merceologia delle "commodities", dei
rapporti fra le persone e le risorse della natura. Occorre cominciare nella
scuola e nell'informazione del pubblico perché tali informazioni arrivino ad
influenzare le decisioni politiche ed
economiche.