la 'Abbuffata delle energe rinnovabili' di Giorgio Ragazzi
- Subject: la 'Abbuffata delle energe rinnovabili' di Giorgio Ragazzi
- From: Pol <xethne at gmail.com>
- Date: Mon, 28 Nov 2011 09:42:57 +0100
- Sender: paolo.m.pumilia.gnarini at gmail.com
Leggo un articolo di Giorgio Ragazzi su societalibera.org che descrive la situazioen della diffusione del fotovoltaico in italia in modo un po' diverso da come la cooscevo.
In particolare, sapevo che la importazione di pannelli e materiali, negli anni recenti, era stata dovuta alla mancanza di una certezza nelle regolamentazioni governative e negli incentivi alle imprese; non alla incapacità della industria italiana a far fronte alle richieste. Ragazzi sembra invece lasciar pensare proprio il contrario.
Qual'è la situazione reale, secondo voi?
Vorrei anche capire meglio perchè, il non aver posto limiti superiori agli incentivi per la utenza, ha creato dei probemi.
Grazie
Paolo
--- all
L’ABBUFFATA DELLE ENERGIE RINNOVABILI
di Giorgio Ragazzi
La potenza fotovoltaica istallata in
Italia ha superato i 12 mila megawatt. Secondo le mie stime i relativi
sussidi scaricati sulle bollette elettriche delle famiglie saliranno nel
2012 ad oltre 6 miliardi l’anno. Una cifra imponente se paragonata al
gettito dell’aumento dell’1% dell’IVA, meno di 4 miliardi, o della
prevista reintroduzione dell’ICI sulla prima casa, 3,5 miliardi. Sussidi
destinati a crescere ulteriormente e da pagarsi per i prossimi 20 anni
per un ammontare complessivo quindi di oltre 120 miliardi!
Questa, che è certo di gran lunga la maggior misura di politica
industriale degli ultimi anni, è passata quasi sotto silenzio, approvata
per decreti ministeriali e non con voto del Parlamento, occultandone i
costi nelle bollette.
Ma si può parlare di “politica industriale”? In realtà, il decreto del
2007 a firma Bersani-Pecoraro Scanio che ha introdotto gli incentivi al
fotovoltaico indicava in 3 mila megawatt l’obiettivo nazionale di
potenza da istallare entro il 2016. Questa sarebbe stata una ragionevole
“politica”. Poi è successo che la riduzione del costo dei pannelli ha
fatto salire alle stelle i profitti e determinato una corsa sfrenata ad
investire, senza che venisse posto alcun freno o rimedio. Il decreto
Bersani-Pecoraro Scanio non aveva previsto limiti massimi ai sussidi, né
il successivo governo ha saputo intervenire per tempo. Questo episodio
illustra bene quanto infima sia la qualità della nostra classe politica e
delle normative che produce.
Il risultato è stato disastroso: più di metà degli investimenti sono
andati in importazioni di pannelli ed inverter (che la nostra industria
non era pronta a produrre) mentre il contributo italiano si è limitato a
poco più del montaggio e fornitura delle strutture metalliche.
Finanzieri e fondi d’investimenti, italiani ed esteri, mediatori e
proprietari di terreni hanno beneficiato di una bonanza di profitti,
sulle spalle delle famiglie italiane che pagano sotto la voce “oneri
generali di sistema” quella che in realtà è un’altra imposta indiretta,
nascosta nella bolletta.
Ai sussidi al fotovoltaico si aggiungono poi quelli all’eolico, alle
biomasse, i certificati verdi, il ben peggiore CIP 6. Stimo che, tutti
assieme, gli “oneri generali di sistema” arriveranno presto attorno ai
10 miliardi l’anno. Considerando che il valore di tutta la produzione
elettrica italiana, al prezzo di 60-65 euro per MWh, è di meno di 20
miliardi, per effetto dei sussidi alle rinnovabili ed assimilate il
costo medio della produzione elettrica in Italia si avvia ad aumentare
del 50%. Un “lusso” che non potevamo permetterci, tutto il contrario di
quello che occorre per recuperare competitività internazionale.
Spiace anche rilevare che, quando il ministro Romani ha cercato di
ridurre gli incentivi al fotovoltaico, la Confindustria si è schierata
dalla parte degli “interessi di bottega” delle imprese del settore,
anche se poco più di modesti montatori, invece di farsi interprete del
bene del paese e della competitività dell’economia.
Seduti alla tavola del banchetto, imbandito da “verdi” idealisti ed
ignari di numeri, troviamo una classe politica ignorante e pasticciona,
imprenditori sensibili solo al profitto immediato, mediatori, affaristi e
finanzieri: il conto viene poi servito alle famiglie su cui si
continuano a gravare nuove imposte indirette, accise ed addizionali,
meglio se in modo occulto. C’è poi ancora qualcuno che si illude di
stimolare la crescita dell’economia con un ennesimo bel decreto!
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