lo stato di salute dei trasporti italiani



Qual è lo stato di salute dei trasporti italiani?
Data di pubblicazione: 31.10.2011

Autore: Ponti, Marco

Sintesi sulle criticità - molte e gravi - del sistema della mobilità in
Italia. Nel nuovo blog de ilfattoquotidiano.it, 31 ottobre 2011 (m.p.g.)

Per inaugurare questo blog (mai ne ho fatti prima), vorrei anticiparne un po'
i temi, che poi spero saranno specificati e approfonditi dai lettori
interessati. Tratterà principalmente di trasporti e mobilità (cose che
conosco), ma non solo. Mi avventurerò, con prudenza, in altri settori dell'azione
pubblica, sempre con un taglio economico, ma certo non accademico: città,
agricoltura, mercato del lavoro, servizi pubblici locali in generale.

Ma veniamo ai trasporti, innanzitutto per sfatare alcuni solidi miti (o
"leggende metropolitane").
Molte cose vanno male nei trasporti italiani, ma non tutto. Per esempio, non
ci sono gravi insufficienze nelle infrastrutture, se non intorno alle grandi
città. La notizia è stata messa in giro con forza da ben riconoscibili
interessi costituiti.
Poi, gli utenti dei trasporti pubblici hanno, è vero, servizi modesti, ma
pagano molto meno degli altri viaggiatori europei, il che non è cosa da
poco, soprattutto per quelli meno ricchi.

I trasporti nel complesso sono una manna per le casse dello Stato: quelli
stradali, dominanti, gli rendono 50 miliardi all'anno, che sono un sacco di
soldi. Per le imprese, il trasporto merci è molto meno importante di quanto
vogliono far credere: l'incidenza del costo del trasporto per l'industria
italiana, che produce cose di alto valore, è in media basso. Non è così
ovviamente per beni "pesanti", come grano o minerali o legname, ma noi ne
produciamo pochi. Diverso è il problema della logistica, cioè dell'organizzazione
complessiva della movimentazione delle merci, ma di cui il trasporto è solo
una componente.
Anche il ruolo dei trasporti per l'ambiente è sopravvalutato: tutte le
emissioni che fanno male alla salute sono molto migliorate (nelle grandi
città rimangono un problema, anche se minore di quanto si creda). E' invece
aumentata la quantità di CO2 (che genera il riscaldamento globale) emessa
dai trasporti, che però sono il settore che ne emette di meno: industria,
energia, riscaldamento ecc. sono responsabili per il 75% di queste
emissioni, e costa meno diminuirle in questi settori che nei trasporti.

Una persistente "leggenda metropolitana" è che si possa, e si debba spostare
grandi quantità di merci e di passeggeri dalla strada alla ferrovia (o al
trasporto pubblico). Certo che si può spostare una quota del traffico, ma
tutte le esperienze e gli studi dimostrano che questo spostamento potenziale
è molto piccolo. Poiché la strada muove circa il 90% del traffico, e la
ferrovia il 10%, si potrebbe al massimo (ma è molto difficile) arrivare a un
5% di spostamento. Il che vuol dire che comunque l'85% del traffico rimarrà
sulle strade, ed è su questo 85% che occorre concentrare gli sforzi per
ridurne i costi sociali (es. ambiente) e privati (es. congestione).

Cosa va invece davvero male, e occorre migliorare urgentemente? Innanzitutto
le politiche pubbliche: non solo si costruiscono infrastrutture di dubbia o
nessuna utilità invece di quelle che servono, ma queste infrastrutture
costano allo stato, o a chi le usa, molto di più di quanto dovrebbero
costare. Costa troppo anche produrre i servizi di trasporto pubblico: se
costasse di meno, si potrebbe fornirne di più dove servono, o diminuire le
tariffe, o finanziare altri servizi più urgenti, o diminuire le tasse.
Emerge un quadro complicato, che ha poco senso guardare "dall'interno": per
capire i problemi, e discutere ragionevoli risposte con gli (eventuali)
lettori (eventualmente) interessati, occorrerà tenere in evidenza il poco
allegro contesto politico ed economico in cui ci troviamo.