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sulle spalle della famiglia
- Subject: sulle spalle della famiglia
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 22 Apr 2011 06:32:43 +0200
da Lavoce.info
SULLE SPALLE DELLA
FAMIGLIA
di Chiara Saraceno 20.04.2011 Il governo sostiene di aver rafforzato il ruolo della famiglia. E infatti ricadono sulle famiglie italiane tutti i problemi di cui, nella maggior parte dei paesi, si fa carico lo stato sociale: dalla povertà alla dipendenza in età anziana, dalla disoccupazione giovanile alla cura dei bambini piccoli quando la madre lavora. Le timide proposte innovative del Piano nazionale per la famiglia sono rimaste lettera morta. Senza contare che una disoccupazione giovanile vicina al 30 per cento impedisce ai giovani di crearsi una propria famiglia. Le dimissioni delle lavoratrici madri.
Non ha torto Silvio Berlusconi ad affermare che il suo governo ha
rafforzato il ruolo della famiglia. Basta intendersi su che cosa significa
“rafforzare”.
LE FAMIGLIE E IL WELFARE
Il ruolo della solidarietà famigliare, sempre importantissimo nel nostro
welfare debole e squilibrato, è uscito indubbiamente rafforzato dalla riduzione
dei trasferimenti agli enti locali (a partire dall’abolizione dell’Ici), quindi
delle risorse per i servizi alla persona, così come dalla riduzione dell’offerta
educativa della scuola pubblica in termini di contenuti e di tempo.È stato
rafforzato anche dal mancato adeguamento del sistema di protezione sociale a un
mercato del lavoro flessibile, dove la precarietà e la disoccupazione colpiscono
soprattutto i giovani.
Questa modalità di rafforzamento è stata teorizzata esplicitamente nei due più importanti documenti del governo sul welfare: il Libro bianco sul futuro del welfare e il documento Italia 2020 sull’occupazione femminile e i problemi di conciliazione. (1) Entrambi i documenti indicano appunto nella solidarietà famigliare la principale risorsa su cui contare per far fronte a tutti i problemi di cui, nella maggior parte dei paesi, si fa carico in larga misura lo stato sociale: dalla povertà alla dipendenza in età anziana, dalla disoccupazione giovanile alla cura dei bambini piccoli quando la madre lavora. Le timide proposte innovative indicate con grande enfasi nel novembre scorso dal Piano nazionale per la famiglia, e commentate su questo sito, sono rimaste lettera morta. (2) Sulla base dell'obiettivo di rafforzamento del ruolo delle famiglie, si è proceduto a tagli indiscriminati, salvo che sui sussidi alla scuola privata, e si è di fatto vanificato il fondo per il sostegno all’affitto. Ma non solo: si è anche ripetutamente sottovalutata la drammaticità di una disoccupazione giovanile che tocca il 30 per cento. Peccato che non tutti abbiano alle spalle una famiglia che può provvedere in caso di necessità. E peccato che proprio la dipendenza dalla solidarietà famigliare, oltre a sovraccaricare le famiglie e a sottoporre a tensione bilanci spesso modesti, renda più difficile per i giovani costituire una propria famiglia, se lo desiderano. Rende anche difficile alle mamme conciliare famiglia e lavoro, se non hanno un reddito sufficiente a pagare un servizio privato, o una mamma o una suocera disponibili e in grado di condividere le responsabilità di cura. LE NORME PER LE LAVORATRICI MAMME
Alle mamme, poi, il governo Berlusconi ha fatto un brutto scherzo fin
dall’avvio del governo. Nel giugno 2008, in nome della semplificazione, il
ministro Sacconi ha infatti ha abrogato la norma che imponeva la procedura
telematica per le dimissioni volontarie. Era stata approvata a largissima
maggioranza bipartisan dal parlamento pochi mesi prima, durante il governo
Prodi, per cercare di contrastare l’abitudine di far firmare in bianco una
lettera di dimissioni all’atto dell’assunzione – un’abitudine molto diffusa
soprattutto nelle aziende del Nord e molto utilizzata soprattutto contro le
lavoratrici che rimangono incinte. La consigliera di parità nazionale che,
facendo il proprio mestiere, osò protestare per il danno che ne sarebbe seguito
per coloro che volevano avere un figlio, si vide revocata la nomina. Solo un
anno dopo è stata introdotta una nuova norma, di fatto più complessa, che
richiede che un genitore che si dimette “volontariamente” durante il periodo
protetto dalla legge sui congedi confermi la propria volontà davanti a un
funzionario della direzione provinciale del lavoro (nota prot. 25/II/2840 del 26
febbraio 2009). La nuova norma, tuttavia, riduce la protezione al solo periodo
coperto dalla legge sulla maternità e paternità. Non protegge affatto da
dimissioni forzate al termine di quel periodo, quando la lavoratrice dovrebbe
tornare al lavoro.
(1) Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, Libro
bianco sul futuro del welfare. La vita buona nella società attiva, Roma, maggio
2009; ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ministero per le Pari
opportunità, Italia 2020. Programa di azioni per l’inclusione delle donne nel
mercato del lavoro, Roma, dicembre 2009. (2)Verso un piano nazionale per la famiglia, novembre 2010. Per un commento su questo sito si veda Daniela Del Boca e Chiara Saraceno, “Una tradizionale famiglia italiana”, 9.11.2010 |
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