il trasporto pubblico è all'anno zero



DA AFFARI & FINANZA 11 OTTOBRE 2010
TRASPORTI
 
Il trasporto pubblico è all'anno zero
 
Di fronte al drammmatico problema di un paese sempre più congestionato dal traffico
ANTONIO CIANCIULLO
Milano
L' automobile, da sola, è responsabile del 14 per cento delle emissioni serra in Europa (il 12 per cento a livello globale). Sommando gli altri sistemi di trasporto, si arriva a un quarto del totale. Sembrerebbe ovvio che, a fronte degli impegni di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, si vada a un riequilibrio del settore che premi i sistemi più efficienti, cioè quelli che inquinano meno: ferro e trasporto via mare. Ma al momento i numeri mostrano che si viaggia nell'altra direzione.In particolare in Italia.
Partiamo dal settore che è meno spesso al centro delle polemiche ma che risulta determinante per l'andamento complessivo: le merci. Rispetto al 1990, anno di riferimento per avere un pùnto di paragone su cui misurare il taglio dei gas serra, la situazione è peggiorata dal punto di vistadell'equili-brio tra le varie modalità. Nel 1990 in Italia viaggiava su gomma, cioè utilizzava il sistema più inquinante, il 70,3 per cento delle merci, nel 2008, invece di scendere, siamo saliti al 71,9 per cento (anche se c'è un miglioramento rispetto al picco del 75,9 per cento del 2000). Negli stessi anni il trasporto su ferro è sceso dall'11,3 per cento al 9,8 per cento, mentre quello via acqua restava sostanzialmente fermo (dal 18,4 al 18,3 per cento). Non va meglio se si guarda al trasporto delle persone: nel 2007 le ferrovie italiane potevano contare solo su 50 miliardi di passeggeri a chilometro, contro i 79 miliardi della Germania, gli 80 della Francia, i 345 dell'Unione europea a l5.
Più o meno lo stesso quadro si ottiene passando dal trasporto su grandi distanze al trasporto urbano. In Italia ci sono 6 miliardi di passeggeri a chilometro contro i 10 del Regno Unito, i 13 della Francia, i 16 della Germania, i 63 dell'Europa a 15. Pochi? Non c'è da stupirsi se si pensa che tra il 1970 e il 2007 il sistema italiano delle tranvie è sceso dai 665 ai 455 chilometri, mentre quello delle metropolitane, pur quintuplicando la sua estensione, si ferma a quota 145, molto meno della rete metropolitana di una grande capitale come Londra o Parigi.
L'altra faccia di questa situazione è la crescita abnorme del numero di auto. Nel 1991 in Italia eravamo a 501 automobili per ogni 1.000 abitanti. Lo smog era già un problema molto grave e gli urbanisti avevano awertito: macchine più pulite non bastano, bisogna rilanciare il trasporto pubblico. Mentre gran di città del centro Europa (da Zurigo a Stoccolma, da Friburgo a Copenaghen) seguivano questi suggerimenti e allentavano la morsa degli ingor-
ghi, nei nostri centri urbani il nodo del traffico continuava a stringersi. Nel 2006 si amo arrivati a 598 macchine ogni 1.000 abitanti. Peggio di noi solo Stati Uniti (760), Lussemburgo (659), Malesia (640) e Australia (610). La media dei ventisette paesi dell'Unione si attesta a quota 463.
Non va meglio nelle città. A New York ci sono 20 macchine ogni 100 abitanti, a Copenaghen 27, a Madrid 32, a Berlino 35, a Londra 36, a Los Angeles 57, a Mi-lano 63,a Roma 76.E'una bulimia di possesso che paghiamo cara anche in termini di spazio oltre che di salute. La Legambiente ha
calcolato la superficie occupata dalle 820 mila auto dei milanesi e dalle 800 mila auto dei pendolari: sono 16 milioni di metri quadrati. L'equivalente di 2.250 campi di càlcio: il 10 per cento del territorio cittadino sacrificato a un oggetto che resta inutilizzato per la maggior parte del tempo.
Sarà per questo che, secondo una ricerca realizzata da IBM nel giugno scorso sui problemi degli automobilisti pendolari e la correlazione tra traffico e stili di vita, su un campione di 8192 automobilisti in 20 tra le più importanti città a livello mondiale, è emersa una percezione generalizzata (49
per cento globale) del peggioramento del traffico negli ultimi 3 anni. Tuttavia migliorare non è impossibile: lo dimostra quello chesuccede a Stoccolma, Londra, New York e Los Angeles. Perfino a Pechino, assediata dal boom delle nuove auto (più 23,8 per cento nei primi 4 mesi del 2010) ia situazione viene percepita in miglioramento grazie agli investimenti che stanno rafforzando il servizio pubblico e porteranno a raddoppiare entro il 2015 la rete metropolitana. A Stoccolma solo il 14 percento degli automobilisti intervistati afferma che il traffico stradale ha influito negativamente sulle prestazioni lavorative o scolastiche contro unamedia glo-
bale del 29 per cento. Per quanto riguarda Milano (l'unica città italiana nel gruppo), il 41 per cento degli intervistati dice che il traffi-co è un problema serio e quasi il 60 per cento dei pendolari sostiene che la situazione è peggiorata negli ultimi tre anni. Per due milanesi su tre il traffico ha un'influenza negativa sulla propria salute; è la percentuale più alta tra le città dell'Unione Europea incluse nel sondaggio.
Del resto in buona parte delle città italiane si va spesso più lenti di una bici e per chi prende il mezzo pubblico la velocitàquasi si dimezza: 12 chilometri all'ora a Ro-
ma, 15 a Genova. Un disastro che, come spiega Marcello Panettoni, presidente di Asstra, l'associazione delle aziende di trasporto pubblico locale, ha ragioni molto precise: «A Vienna ci sono 600 chilometri di corsie preferenziali e i mezzi pubblici viaggiano a 20 all'ora. A Roma ti sono 109 chilometri di corsie preferenziali e i mezzi pubblici viaggiano a 12 all'ora. Serve un'altra prova? Prendiamo l'uso dei mezzi pubblicine!2009: complessiva-mente è sceso del 5 per cento,ma nelle tratte protette non c'è stata flessione e spesso si è registrato un aumento. La terapia anti ingorghi è semplice: dare ossigeno ai mezzi pubblici. Peccato che in Italia si faccia il contrario. Nelle ultime due finanziarie non c'è stato un euro sugli investimenti».
Risanare il sistema a livello nazionale comporterebbe un investimento annuale di un miliardo di euro. Ma eviterebbe spese da congestione calcolate in 10 miliardi di euro solo nelle principali città. In Italia, secondo l'Aci, il disastro traffico costa 30 miliardi al -l'anno in termini di ore di lavoro perse, ricoveri ospedalieri, turisti in fuga, investimenti persi, danni al patrimonio artistico. E a livello europeo l'Oms calcola che il traffico uccide ogni anno 100 mila persone e ne ferisce 2,4 milioni, mentre l'inquinamento dell'aria toglie, in media, 9 mesi di vita a
ogni abitante dell'Europa a 25.