ho letto di recente che in alcune zone del nord
Italia si usa il metodo del last minute. Praticamente tutti quegli alimenti che
hanno una scadenza ravvicinata vengono venduti anche con il 50% di sconto e
posizionati in un reparto nominato last minute degli alimenti, ci si trova un pò
di tutto, dagli yogurt, ai formaggi freschi, agli affettati confezionati. Questa
linea dovrebbe allargarsi ovunque, perchè è davvero un peccato buttare il cibo.
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Sent: Thursday, July 15, 2010 6:49
AM
Subject: decalogo antispreco buttiamo
troppo cibo
da repubblica.it LUNEDÌ, 12 LUGLIO
2010 Buttiamo troppo cibo un decalogo
antispreco ROMA - In Italia si
butta una quantità di cibo sufficiente a sfamare tutti gli spagnoli. Non solo:
4mila tonnellate di alimenti vengono acquistati dagli italiani e buttati ogni
giorno, 6 milioni in un anno. Non siamo i soli a sprecare. In Gran Bretagna si
gettano nella spazzatura 6,7 milioni di tonnellate di cibo all´anno. In Svezia
le famiglie buttano il 25 per cento degli alimenti acquistati. Ma arriva un
decalogo antispreco. ANTONIO
CIANCIULLO
ROMA - Nella cultura contadina lasciare un frutto sulla
pianta al momento del raccolto era considerato un segno di empatia verso la
natura, un sottolineare le radici comuni. La modernità ha trasformato questo
atto simbolico in uno spreco colossale. In Italia tra il momento in cui
pomodori e zucchine abbandonano i campi e quello in cui finiscono nel nostro
piatto si butta una quantità di cibo sufficiente a sfamare tutti gli spagnoli.
Non solo: si parla di 4mila tonnellate di alimenti acquistati dagli italiani e
buttati in discarica ogni giorno, 6 milioni in un anno. E in questo impegno
dissipatorio siamo in buona compagnia. In Gran Bretagna si gettano ogni anno
nella spazzatura 6,7 milioni di tonnellate di cibo ancora perfettamente
utilizzabile e 10 miliardi di sterline. In Svezia ogni famiglia butta in media
il 25 per cento degli alimenti acquistati. Negli Stati Uniti si arriva al 40
per cento. Numeri impressionanti e destinati a salire visto che dal 1974, nel
mondo, lo spreco alimentare è aumentato del 50 per cento e continua a
crescere. Per invertire questo trend è partita la campagna «Un anno contro lo
spreco 2010», ideata da Andrea Segrè, preside della facoltà di Agraria
dell´università di Bologna, e promossa da Last Minute Market con il patrocinio
del Parlamento europeo. Gli organizzatori, con il sostegno di Eni e Telecom,
premieranno le buone pratiche e organizzeranno a Bruxelles e a Bologna pranzi
contro lo spreco basati su un menu prodotto con alimenti di recupero: cibi
perfetti sotto il profilo sanitario e organolettico ma in origine destinati
alla discarica. E qualcosa si sta già muovendo in direzione di una
correzione di rotta. Da uno degli ospedali di Bologna si recuperano ogni
giorno 30 pasti pronti presso la mensa, per un valore complessivo di oltre 35
mila euro all´anno. A Ferrara si recuperano, presso le farmacie comunali,
farmaci da banco per 11.300 euro all´anno. A Verona otto mense scolastiche
recuperano 8 tonnellate all´anno di prodotto cotto che corrispondono a circa
15 mila pasti. «Vogliamo moltiplicare questi casi positivi in tutta Italia»,
propone Segrè. «Gli sprechi vengono spesso visti a senso unico, guardando solo
attraverso la lente etica. Ma non è dando ai poveri gli avanzi dei ricchi che
si può pensare di risolvere squilibri sociali che vanno affrontati con altri
strumenti. Lo spreco alimentare è innanzitutto il fallimento del mercato, la
negazione della logica dell´efficienza senza la quale l´impatto dell´esistenza
umana è destinato a diventare insostenibile. In Italia buttiamo una quantità
di cibo sufficiente a sfamare tre quarti della popolazione. È una perversione
del sistema produttivo creata da meccanismi che incentivano gli sprechi perché
non riconoscono il valore del danno ambientale prodotto e il suo costo per la
collettività: ogni tonnellata di rifiuti alimentari genera 4,2 tonnellate di
CO2». L´originalità di questa campagna, che verrà presentata mercoledì
prossimo nelle sede romana del Parlamento europeo, è riassunta dallo slogan
«-Spr+Eco, Formule per non alimentare lo spreco». Uno spreco che riguarda
tutte le fasi della filiera alimentare. Nei nostri campi rimane a marcire la
stessa quantità di frutta e verdura che consumiamo. La distribuzione al
dettaglio butta il cibo sufficiente a fornire tre pasti ai giorno agli
abitanti di Genova. L´industria agroalimentare produce sprechi che
alimenterebbe il Veneto per un anno. Oltre a intervenire nel momento della
raccolta e della lavorazione, bisogna riorganizzare anche la distribuzione.
«Ad esempio», suggerisce Segrè, «quando noi prendiamo uno yogurt da uno
scaffale del supermercato e vediamo che scade dopo un paio di giorni lo
rimettiamo a posto e ne cerchiamo un altro che dura di più. Così finisce che
quel vasetto di yogurt, ancora buono, si trasforma in rifiuto con un danno
economico per tutti, perché il costo dello spreco viene caricato sugli altri
yogurt. Perché allora non venderlo con uno sconto?»
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