analisi dei flussi di materia per avviare percorsi di sostenibilità nei nostri modelli di sviluppo socio-economico



  
da greenreport.it

[ 20 maggio 2010 ]
Flussi di materia in calo ma il disaccoppiamento sembra ancora lontano
L'Istat ha pubblicato gli ultimi dati dispobili riferiti al 2007
 
Lucia Venturi

GROSSETO. In un silenzio totale - a partire da chi lo ha redatto -è uscito il rapporto Istat sui flussi di materia nel periodo 1991-2007. E' la seconda volta che Istat pubblica questo tipo di indagine che ha una importanza sostanziale per poter avviare percorsi di sostenibilità nei nostri modelli di sviluppo socio-economico. Se non si ha conoscenza e quindi consapevolezza dei  flussi che attraversano (in entrata e in uscita ) il processo metabolico industriale è difficile impostare politiche che abbiano risultati attendibili in termini di disaccoppiamento tra produzione di ricchezza in termini di pil (crescita economica) e impatti sull'ambiente (in particolare produzione di scarti sia solidi che liquidi che gassosi) come da decenni raccomanda l'Europa.
Lo studio dei flussi di materia e la relativa contabilità non è quindi una materia sconosciuta, siamo al secondo rapporto dell'Istat e anche l'Irpet-l'istituto toscano ci si è cimentato- ma è altresì ancora poco praticata, nonostante fornisca elementi essenziali per supportare le scelte verso una gestione sostenibile delle risorse utilizzate dall'economia e nonostante vi fosse una chiara indicazione a tenerne di conto sia a livello nazionale nella Strategia di azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia (delibera Cipe 2002) sia a livello internazionale, nella raccomandazione sui flussi di materia e la produttività delle risorse adottata dal Consiglio dell'OCSE nel 2004.
L'indagine svolta dall'Istat utilizza l'approccio della contabilità dei flussi di materia a livello di intera economia (CFM-IE), ovvero fornisce informazioni sintetiche sugli scambi fisici di una economia, offrendo in tal modo una visione complessiva dei fenomeni che sono all'origine delle pressioni ambientali. Una informazione che si rileva utile per l'analisi della sostenibilità di lunghissimo periodo dello sviluppo, dato che si riferisce - come sta scritto nella nota metodologica-«alle dimensioni fisiche complessive del sistema antropico, la cui espansione trova necessariamente un limite nella finitezza dell'ambiente naturale». E nel sistema della CFM-IE il sistema antropico è visto come un organismo complesso - composto da operatori, infrastrutture, etc. - caratterizzato da un vero e proprio metabolismo, nel senso che le  attività di tale che vi vengono svolte sono alimentate da flussi di materiali prelevati dall'ambiente naturale (input), che vengono trasformati in processi di vario genere, e accumulati in stock di beni manufatti  e alla fine restituiti al sistema naturale in maniera degradata (output) come scarto. Tra ciò che entra ( gli input) e ciò che esce da questo metabolismo (gli output) esiste un equilibrio dovuto al principio di conservazione della massa, quindi  è possibile costruire un bilancio delle quantità di materia che è in gioco: informazione essenziale per poter intervenire sui processi di riduzione a monte o lungo la filiera, per evitare di avere a valle una enorme produzione di rifiuti da gestire.
Le informazioni che la CFM-IE fornisce in relazione al metabolismo del sistema antropico sono inoltre complementari alle informazioni che derivano da rappresentazioni tradizionali del rapporto economia-ambiente,  basate su analisi delle diverse interazioni fra il complesso delle attività tecnologiche e il sistema naturale e sulla misurazione delle specifiche pressioni ambientali generate.
«Nel perseguimento di uno sviluppo ecologicamente sostenibile- si legge nella nota metodologica- un obiettivo importante è il "decoupling" o "de-linking", ovvero la separazione, o sganciamento, tra crescita economica e pressioni ambientali, sia in termini relativi (crescita degli aggregati economici di riferimento superiore a quella degli indicatori di pressione), sia soprattutto in termini assoluti (riduzione dei valori degli indicatori di pressione pur in presenza di crescita economica). Se si interpreta il de-coupling in termini di "dematerializzazione", la CFM-IE rappresenta una possibile risposta all'esigenza del decisore pubblico e della cittadinanza di avere informazioni sulla evoluzione nel tempo della entità complessiva delle interazioni fisiche dei processi economici con l'ambiente naturale, e quindi sulla direzione in cui l'economia si sta muovendo rispetto a quella auspicata per il raggiungimento dell'obiettivo della sostenibilità».
E l'economia sta andando in quella direzione?
La lettura delle tavole che riportano i conti aggregati secondo vari indicatori che nel complesso formano il Cfm-Ie, ci dice che nel periodo analizzato (1991-2007) i fabbisogni di materiale totale (Fmt) ovvero la somma dell'estrazione interna e di quella acquisita dall'estero sono rimasti costanti in circa 2 milioni di tonnellate. E' calato invece - anche se di poco - il Consumo materiale totale (Cmt) ovvero il Fmt tolto l'output di materiali e flussi diretti verso l'estero e il Consumo di materiale interno. Due dati che possono essere considerati positivi presi di per sé ma che non sono esaustivi di un reale disaccoppiamento.
Il Fmt  dà conto complessivamente dell'input di materiale diretto (IMD) e di  tutti i flussi di materiali che non sono stati effettivamente incorporati in prodotti, ma comunque movimentati sia sul territorio nazionale che estero per consentire la realizzazione dei processi di produzione e consumo del paese.
Quindi indica la quantità totale di risorse naturali, utilizzate e non, che è stato necessario prelevare dall'ambiente naturale per alimentare, direttamente o indirettamente, il funzionamento dell'economia del paese. E' questo indicatore che va quindi rapportato al Pil (combinato con il valore delle importazioni) per sapere se in questo periodo vi sia stata o meno una azione di disaccoppiamento significativa. Non disponendo al momento di questo dato proviamo a verificare se si può almeno individuare un andamento di riduzione dei consumi di materie prime utilizzate e degli output  conseguenti. Nel periodo preso in esame dal rapporto ovvero 1992-2007 alla diminuzione del Cmt (che passa da 1.675.943 -in migliaia di tonnellate -a 1.546.218) corrisponde invece un quasi raddoppio (da 338.328 a 631.535 tonnellate) dell'esportazione degli output di materiali e dei flussi indiretti ad essi collegati. E questo non sembra poterlo considerare un segnale positivo in termini di processi sostenibili.