[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
mobilità traffico trasporti: meno passeggeri più automobili
- Subject: mobilità traffico trasporti: meno passeggeri più automobili
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 10 May 2010 06:35:46 +0200
da sbilanciamoci.it
mobilità, traffico, trasporti di Anna Donati
Meno passeggeri, più automobili 05/05/2010 Share La crisi riduce gli spostamenti ma non l'uso dell'auto. Due persone su tre si muovono su quattro ruote, quasi sempre da sole. I numeri dell'Isfort consentono di tracciare il bilancio della mobilità insostenibile. E rivelano: oltre il 70% della mobilità è sulle tratte sotto i dieci chilometri. Proprio quelle per cui il governo non spende niente Leggera discesa del numero di passeggeri per chilometro, aumento dell'uso dell'auto (che interessa il 65,3% delle persone che si spostano), nuove motivazioni e antiche richieste. L’istituto di formazione e ricerca per i trasporti (Isfort), ha presentato i risultati dell’Osservatorio Audimob sulle dinamiche della mobilità degli italiani negli ultimi dieci anni, dal 2000 ad oggi. Si tratta di un’indagine seria sulla mobilità degli italiani nei giorni feriali, con 15.000 interviste all'anno su di un campione rappresentativo della popolazione, che vengono svolte da dieci anni. Nella presentazione è stato sottolineato anche il limite dell’indagine e cioè che utilizzando il telefono fisso per l’intervista esclude quanti possiedono soltanto il cellulare come immigrati, giovani e nuove famiglie, di certo fasce in aumento e che in futuro sarà opportuno monitorare. Secondo i risultati dell’indagine gli italiani si muovono di più, ma in
modo diverso rispetto al passato. Si allungano i km percorsi ogni giorno e di
conseguenza anche il tempo dedicato al trasporto aumenta, cresce anche l’uso
dell’automobile, nonostante i tanti proclami per la mobilità sostenibile, ma
cambiano anche le motivazioni degli spostamenti ed il loro carattere
sistematico.
In dieci anni aumentano del 17,8% i passeggeri/km ma non in modo uniforme: fino al 2004 calano drasticamente, poi vi è una fase di autentica espansione, infine dal 2008 comincia di nuovo il declino a conferma che la domanda di mobilità è strettamente legata all’andamento economico del paese. Nel decennio Il numero medio degli spostamenti pro capite è rimasto stabile ed è pari a tre al giorno, mentre cresce del 3,2% il tempo medio impiegato per muoversi (da 59,6 a 62,8 minuti) e soprattutto crescono del 4,9% le distanze medie percorse da ogni cittadino ogni giorno passando da 30 km a 34,9 km. Davvero interessante analizzare la distribuzione degli spostamenti sulla base della lunghezza chilometrica. Gli spostamenti fino a 2 km passano dal 2000 al 2009 dal 37,7% al 31,1%, quelli di corto raggio tra 2 e 10 km restano stabili intorno al 42%, crescono invece in maniera decisa quelli di media distanza tra 10-50 km che passano dal 18,1% al 24%. Infine quelli oltre 50 km hanno un peso molto limitato, il 2,1% nel 2000 diventato il 2,8% nel 2009. Questi numeri inducono due riflessioni immediate: il 73,3% dei cittadini
che si spostano non fa più di 10 km ma la spesa per gli investimenti per
soddisfare questa domanda di mobilità urbana non supera il 6% degli investimenti
della legge obiettivo, perché vengono privilegiate nuove autostrade che
incrementano il traffico motorizzato e nuove tratte ad alta velocità ferroviaria
che collegano comuni capoluogo di regione. Scelte ponderate alla domanda
effettiva degli spostamenti dovrebbe invece privilegiare investimenti sui nodi
per ferrovie urbane, metropolitane e tramvie, il cui funzionamento interessa più
dei due terzi delle persone che si muovono.
La seconda riguarda la crescita della domanda di mobilità tra 10 e 50 km
che è evidentemente correlata alla crescita insediativa nei comuni della prima,
seconda ed anche terza cintura metropolitana, con il relativo spopolamento delle
grandi città, nonché nuovi poli commerciali e di servizi localizzati fuori dalle
città. E’ l’effetto dello sprawl urbano a bassa densità che sta consumando
territorio prezioso, informe e senza un disegno, che non essendo servito da reti
di trasporto collettivo induce una domanda crescente e basata sull’uso
dell’auto.
Anche le motivazioni degli spostamenti stanno cambiano secondo l’indagine
Isfort: nel 2009 il 31,2% si sposta per lavoro (nel 2000 erano il 34,6%), lo
studio assorbe il 4,8% (nel 2000 erano il 5,1), la gestione familiare cresce al
31% (nel 2000 era il 26,3%), la gestione del tempo libero si attesta sul 32,9%
(mentre era il 34% nel 2000). Interessante anche vedere il dato intermedio del
2005 dove non era arrivata ancora la crisi economica che ha aumentato la
disoccupazione, dove gli spostamenti per il lavoro erano attestati al 37,3% (nel
2000 erano il 34,6%) mentre gestione familiare e tempo libero erano entrambi
sotto il 30%.
In modo analogo crescono gli spostamenti occasionali e rari (+3,6% e +4,6%) e diminuiscono quelli sistematici e regolari (-8,3%). Si tratta di fenomeni ben connessi alle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro (flessibilità/precarietà/lavoro a distanza), dei comportamenti delle persone che vedono crescere gli spostamenti per la gestione della famiglia e dei servizi, la spesa, il centro commerciale, l’ospedale, posizionati sempre più a distanza dalla propria abitazione, quindi il risultato anche delle politiche insediative ed urbanistiche degli ultimi 20 anni. In auto da soli Lo studio Isfort passa poi ad analizzare i mezzi utilizzati per gli spostamenti che confermano un crescente dominio dell’automobile, la diminuzione percentuale di chi usa bus e tram e metropolitano e di quelli che si spostano a piedi ed in bicicletta. Infatti l’auto passa dal 59, 3% degli spostamenti nel 2000 al 65,3% del 2009 e di questi ben il 57,7 viaggia solo. Nello stesso periodo chi si sposta a piedi passa dal 21,4% degli spostamenti al 17,3%, chi usa la bicicletta dal 3,8% al 3,7%, chi usa bus/tram/metropolitane passa dal 5,3% al 4% degli spostamenti così come è diminuito chi usa il treno, ma cresce la quota di spostamenti con più mezzi in combinazione, dall’1,8% al 3,6%. E’ chiaro dai dati che c’è stato negli anni un “travaso” di viaggi dalle singole modalità di trasporto, per la gran parte collettivi, alle combinazioni di mezzi, la cui spina dorsale è rappresentata da un vettore pubblico, e questo è l’unico dato positivo delle tendenze in atto. Nello studio sono anche visibili significative differenze tra piccole e grandi città, dove l’auto prevale in modo deciso nelle prime, mentre la congestione delle seconde induce un uso maggiore del trasporto pubblico. L’automobile consolida la sua posizione ed anche i dati delle emissioni nei
trasporti di C02, nonostante l’efficienza dei veicoli sia migliorata, è
cresciuta al 28% mentre nel 1990, anno della sottoscrizione del protocollo di
Kyoto, era il 23%, quindi è di tutta evidenza il fallimento delle politiche
italiane nel contenimento delle emissioni nei trasporti.
L’anno 2009 è stato un anno di forte crisi anche nei trasporti e mobilità,
gli spostamenti calano del 2,3%, ed i passeggeri/km dell’8% e per la prima volta
da un decennio gli spostamenti si accorciano. Secondo Carlo Carminucci,
direttore dell'Isfort ed ideatore dell’indagine, ancora non ci sono dati
sufficienti per capire se si tratta solo di una frenata transitoria legata alla
crisi o dell’inizio di un nuovo ciclo che inverte la tendenza di questo
decennio.
Assai utile anche la parte dello studio che indaga sulle ragioni delle
scelte da parte dei cittadini ad esempio del perché si utilizza poco il mezzo
pubblico: il 17% perché non ha un servizio vicino a casa, mentre per l’82,9% il
servizio esiste ma non è comodo ed accessibile (70%), impiega troppo tempo
(42%), gli piace guidare (8%), il trasporto pubblico è di scarsa qualità (4,8%)
e solo per l’1,8% costa troppo.
Quindi è la scarsa capillarità ed accessibilità, la frequenza e gli orari
inadeguati, l’interscambio inefficiente e scomodo, il tempo troppo elevato, che
inducono la maggioranza dei cittadini ad usare l’auto privata in modo crescente.
Ma anche il nodo della scarsa informazione emerge con evidenza dall’indagine.
Ben il 33,7% non conosce orari e percorsi, ed un altro 17% solo i percorsi ma
non gli orari:
in pratica la metà di chi si sposta non sa nulla del trasporto
pubblico.
Vorrei ma non posso
Quindi sono stati dieci anni dove è cresciuta la mobilità insostenibile, e questo deve indurre una riflessione spietata. Secondo la mia opinione diversamente che dagli anni 90, le città non sono più state protagoniste di politiche attive, di Piani urbani della mobilità di area vasta improntati alla sostenibilità, perché si sono fatte tante chiacchiere e pochi fatti, perché il ritornello di questo decennio sono tornate le grandi opere mentre gli investimenti per le reti ed i veicoli per la mobilità urbana sono scomparsi dall’agenda del governo. A questi si aggiunga l’arretratezza delle aziende di trasporto incapaci di
offrire servizi adeguati, a costi efficienti, con piani di informazione mirati
all’utenza reale e potenziale, nonché gli effetti dello sprawl urbano sulla
mobilità dei cittadini tutta basata sull’automobile, è evidente che il risultato
era quasi scontato.
Del resto lo stesso studio Isfort ha indagato sulla propensione al
cambiamento tra i cittadini, che vorrebbero diminuire per il 27% l’uso dell’auto
ed aumentare per il 34% l’utilizzo dei mezzi pubblici. E’ un chiaro segnale di
disponibilità e di speranza che non può essere buttato a mare ma raccolto e
soddisfatto. Perché non è vero che “è stato tutto inutile” quello che si è fatto
in questi dieci anni, ma è stato troppo poco e non è bastato per invertire la
tendenza verso la mobilità sostenibile.
Per saperne di più: Dieci anni di Osservatorio Audimob. Rapporto ISFORT su
“Stili e comportamenti degli italiani”. Sintesi del rapporto e presentazioni su
www.isfort.it |
- Prev by Date: ragioniamo di tasse?
- Next by Date: Una incrollabile, monumentale solidarietà
- Previous by thread: ragioniamo di tasse?
- Next by thread: Una incrollabile, monumentale solidarietà
- Indice: