gli imballaggi inespugnabili: la maledizione del packaging



da ilsalvagente.it
aprile 2010
   
Imballaggi, quelli da crisi isterica: test sul packaging inespugnabile
Il Salvagente "prova" 47 prodotti. L'esame degli ergonomi di Ergoproject.

Chi non è mai rimasto con la linguetta di apertura in mano mentre combatteva con una confezione di pelati? Quante volte avete perso più tempo a cercare di aprire la confezione di un cd che a masterizzarlo? Che dire delle mollette usate per “domare” i pacchi di pasta e biscotti? E dei giocattoli, da aprire rischiando una crisi nervosa e un dito mentre i piccoli smaniano nell’attesa?
Il Salvagente nel numero in edicola da oggi (e acquistabile anche on line a un euro nel nostro negozio virtuale) ha misurato queste difficoltà, incaricando Sara Corbo, Simon Mastrangelo e Luca Spiritola della Ergoproject, società specializzata in valutazioni e progettazione ergonomiche di oggetti, prodotti e ambienti, di individuare le tipologie e le caratteristiche di quegli imballaggi/contenitori che non garantiscono all’utente una interazione sicura, funzionale e confortevole.

Il video e la classifica
Ne è uscita una classifica (qui la tabella) con tanto di voti e caratteristiche di diversi prodotti - dai pelati e la pasta alle confezioni di giocattoli e detersivi -  che dà voce a tutte le maledizioni, o le rare benedizioni, che ognuno di noi lancia quando si trova a maneggiare le confezioni. E un video (a fondo pagina) molto divertente che consigliamo di vedere a tutti coloro che in vita loro hanno rischiato una crisi isterica per la semplice apertura di un imballo. 

Il test su 47 prodotti
Il team ha effettuato dei test simulando l’interazione con il packaging: scelta del prodotto, lettura delle istruzioni di apertura e conservazione, apertura del packaging ed eventuale richiusura, riutilizzo e conservazione.  Sotto la lente sono finiti ben 47 prodotti che potevano avere un voto da 1 a 10.

Risultati in gran parte sconfortanti
I risultati ottenuti, assolutamente indipendenti dalla qualità del prodotto contenuto, sono in gran parte sconfortanti. Al momento cruciale, infatti, non è raro avere più di una difficoltà con confezioni prive di istruzioni utili.
Nel tentativo di “espugnarle”, chi apre può ferirsi, il prodotto può contaminarsi o deteriorarsi. A volte, le istruzioni sono disposte su parti del packaging soggette a rottura e a “cestinazione”; in altri casi, l’individuazione del sistema di apertura e conservazione del prodotto, non è palese.
Come se non bastasse, alcuni sistemi di apertura non funzionano; altri, sembrano non avere utilità; alcuni packaging non sono proporzionati al quantitativo di contenuto.
A volte, poi, l’impugnatura e la manipolazione di alcuni packaging non viene favorita per via di non corretti dimensionamento e sagomatura dello stesso; il modo d’uso e la qualità dei materiali spesso non sono appropriati alla modalità di apertura della confezione e di conservazione del prodotto; alcuni packaging richiedono strumenti per l’apertura non “compatibili” con il luogo d’uso del prodotto.

I giocattoli “difficili”
Da segnalare che i packaging più difficili da aprire (e più pericolosi) sono quelli dei giocattoli: spesso per venirne a capo sono necessarie capacità di osservazione, esperienza, manualità e forza.
Un limite tanto per i bambini che per anziani e disabili.

Aspetti sottovalutati
Perché tante difficoltà in oggetti di uso comune? Il principale motivo è una progettazione non di tipo “user centered” ovvero nell’assenza di un approccio che tenga conto dell’utente finale cui il prodotto è prevalentemente rivolto, della frequenza d’uso dell’imballaggio e dell’ambiente d’uso. In due parole di una progettazione che ignora gli aspetti legati al confort e alla sicurezza dell’interazione tra l’utente e il packaging.

Cosa fare
Cosa può fare l’acquirente in questi casi? Essendo il packaging il contenitore del prodotto e non il prodotto da acquistare, il suggerimento di valutare e scegliere il prodotto dal packaging più usabile è valido ma applicabile entro certi limiti.
La modalità di intervento principale quindi è un’altra: effettuare segnalazioni ad associazioni di consumatori, società e gruppi di ricerca e - perché no? - alle stesse aziende per spingerle a considerare il packaging come parte del prodotto che vendono e quindi della qualità complessiva dello stesso.
È l’imballaggio, e quindi l’interazione che con esso abbiamo, a dare la prima impressione di un prodotto. Un packaging usabile e che non crei delle false aspettative aumenta il senso di qualità del prodotto e contribuisce a ridurre i costi di assistenza e di garanzia. Un gran vantaggio, al quale bisognerebbe dare più peso.


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