vivere con cura. Sette piccoli grandi rimedi per via orale




da greenreport.it
 
Vivere con cura. Sette piccoli grandi rimedi per via orale
[ 3 marzo 2010 ]

Marinella Correggia
Il termine "cura" evoca in primo luogo un'attenzione per la salute, giusto? Ecco dunque alcuni rimedi di autocura senza controindicazioni. Per evitare il consumo di farmaci di sintesi e comunque contribuire a un modello di consumi "leggero" e autogestito anche nella cura di sé.
Un piccolo digiuno periodico, che leggerezza per noi e il pianeta
"Chi mette il cibo al centro della sua vita dovrà risolversi a digiunare" dice una matrona romana mangiona, personaggio dello strano libro Le siberiane seguono il sole. Digiunando si alleggerisce non solo il giro vita ma il pianeta. E' matematico, anzi aritmetico: saltando un giorno di cibo alla settimana liberiamo un settimo delle risorse alimentari che attingiamo al mondo. Riduciamo la nostra impronta ecologica e climatica. E se sarà solo un giorno di digiuno al mese, o un pasto in meno la settimana, sarà comunque qualcosa. Se il miliardo di persone ipernutrite saltasse un pasto la settimana, significherebbe poter alimentare ogni giorno cinque milioni di esseri umani in più senza dover aumentare la pressione sulle risorse. Una persona che non abbia malattie gravi, o pressione troppo bassa o diabete, può certamente evitare di riempirsi la pancia, un giorno ogni tanto, sostituendo il tutto con tisane o sola acqua. Sarà un bene anche per l'organismo. I benefici del digiuno sono noti e raccomandati dalle stesse religioni (precetto sommamente disatteso). Digiunare è anche acquisire disciplina, utile perfino al di fuori dell'alimentazione. E' facile digiunare? No. Per riuscirci occorre comunque sostituire il pensiero del cibo con qualcos'altro. Altri pensieri, letture ecc. Cercare di soddisfare le papille mentali invece di quelle gustative. Sono ammesse le tisane!
Varianti del digiuno terapeutico: uno o più giorni tutto crudo; ottima la ampeloterapia o dieta dell'uva che si può fare anche per settimane.
Argilla antigastrite e antiulcera. Ma anche un'abitudine depurativa
L'argilla verde ventilata è una base e si compatta, dunque esercita un effetto meccanico e chimico suscettibile di eliminare o ridurre la gastrite (eccesso di succhi gastrici) e perfino curare l'ulcera costruendo una barriera protettiva a usarla con costanza. Inoltre è un depurativo. La "cura" va effettuata la mattina a digiuno, aspettando poi una decina di minuti affinché operi nell'organismo senza interferenze. La sera si mette un cucchiaio di argilla verde ventilata a uso interno - usare un cucchiaio di legno - a bagno in un bicchiere pieno d'acqua. Mescolare. La mattina si beve l'acqua tornata limpida, per una settimana. Per le altre tre settimane, si rimescolerà e si berrà l'acqua insieme al fondo di argilla. Ripetere il ciclo in primavera e in autunno.
Aglio e limone di Piera. Provare per credere!
Elisir di salute! Il gusto non è cattivo ma certo bisognerà avere coraggio per sostituirlo al caffé prendendolo a digiuno e aspettando che faccia effetto. Far bollire in una tazza di acqua  due spicchi d'aglio per 10 minuti. Spegnere. Quando il tutto si è intiepidito, aggiungere il succo di mezzo limone e bere. Un ciclo di qualche settimana darà un'energia durevole, molto superiore al colpo di frusta del caffé.
Salvia di Passannante
La salute fatta bevanda! In vari dialetti c'è un proverbio che suona così: "Chi ha la salvia è salvo". (In piemontese: "Se la fumna la saveisa le virtù d'la salvia, la sareisa mai maravia": "se la donna conoscesse le virtù della salvia non sarebbe mai ammalata"). Mettere a bollire per due minuti tre cucchiai di foglie di salvia in un litro di acqua. Lasciare in infusione dieci minuti. Aggiungere il succo di mezzo limone bio. Decorare con qualche scorza. Se il limone è aggiunto alla tisana ormai fredda, sprigionerà tutta la sua vitamina C senza temere il calore. Ottima calda, fredda, in estate e in inverno questa tisana "della nonna". Beviamola anche in memoria di Giovanni Passannante, panettiere di Salvia di Lucania, che agli inizi del Novecento assaltò il re Savoia con un coltellino da ortaggi senza punta e per questo fu condannato a una prigione sotto il livello del mare in totale solitudine. E il suo paese, in omaggio deferente al re, abbandonò il terapeutico nome per diventare una banale Savoia di Lucania e così si chiama tuttora.
Vin brulé. Oltre il raffreddore.
Chi si è curato così il raffreddore fin dall'infanzia  ne rimane un adepto. Mettere una tazza a testa di vino corposo (l'alcol va via come vedremo) a bollire in un pentolino insieme a un cucchiaio (a testa) fra chiodi di garofano, cannella, scorze di limone e un cucchiaio di zucchero di canna. Mentre bolle si incendia con un fiammifero per eliminare l'alcol. E poi..."lo devi bere bollente e via subito sotto le coperte" ci dicevano da bambini...
Chiodi di garofano. Aspettando il dentista.
Funzionano contro attacchi di mal di denti. Basta metterne due in bocca e schiacciarli fra i denti. Il succo che se ne sprigionerà, mescolato alla saliva, va tenuto a contatto con il dente dolorante.
Caffé al limone. Funziona quasi sempre
Può risultare efficace contro il mal di testa mattutino da eccessi alimentari (per non dire di chi beve, una piaga sempre più diffusa) il caffé forte e amaro in cui si è spremuto un po' di succo di limone, accompagnandolo con una scorza bio. Del resto il caffé sarebbe una medicina, se non ne fossimo assuefatti dalla quotidiana dipendenza...