quel magico suono chiamato silenzio



da greenreport.it
15/04/2009
Vivere con cura di M.Correggia

 Contro i rumori di inquinamento

RIETI. "Quel magico suono / che chiamiamo silenzio" recita un verso
del poeta e attivista Marco Cinque. Magico e sempre più raro. Al pari
dell'inquinamento luminoso che ci perseguita anche le notti,
l'inquinamento acustico da motori è fonte documentata di stress,
disturbi del sonno e malessere (fino a patologie cardiache), e spia di
un inquinamento più generale: atmosferico e climatico. A secondo di
dove si vive, è possibile che si sperimenti il silenzio per poche ore
al giorno o anche meno. A notte fonda. Siamo in numerosa compagnia
perché perfino negli oceani non c'è più quiete e i mammiferi marini
perdono l'orientamento. Ma mal comune non è mezzo gaudio.

In Gran Bretagna - dove è stato calcolato che mezzo milione di
persone nel 2006 abbiano cambiato casa per via dell'inquinamento
acustico - è stata elaborata una guida per resistere o reagire, a
seconda dei casi, ai rumori. Che suggerisce di "cambiare la percezione"
con l'ipnoterapia che aiuta a ridurre lo stress in caso di rumore a
bassa frequenza ma continui come il traffico non vicinissimo o il
ronzìo dei generatori elettrici; di rilassarsi con apposite tecniche
(ad esempio ripetendo "pace" e respirando profondamente); di mettere
spessi doppi vetri contro il traffico stradale; di ispessire i muri o
mettersi le cuffie in caso di vicini caotici. Del resto a Copenhagen in
Danimarca è stato deciso di sottoporre tutte le scuole e uffici a
interventi mirati affinché il livello del rumore ambientale rimanga al
di sotto dei 55 decibel. Per esempio abbassando i limiti di velocità
nelle strade circostanti, regolando il traffico e adottando nuove
coperture stradali più silenziose.

E che possiamo fare noi? Anzitutto non procuriamoci ulteriori rumori
ad esempio indossando le cuffiette dell'Ipod per molto tempo (ormai è
un fenomeno di massa che non conosce più barriere di età, ma
attenzione. Oltre al consumo di pile - ricaricabili? - c'è il rischio
di diventare 'sordastri. non proprio sordi, ma ipoudenti. Non finisce
qui. I podoni, cioè i pedoni con l'Ipod, si beccano oltre la metà dei
piccoli incidenti cittadini: "Non sentono le auto arrivare" spiega il
Daily Telegraph.

Anche una casa troppo piena di elettrodomestici è rumorosa, ronzante.
Evviva qualche manodomestico anche a costo di perdere qualche secondo
per spremere l'arancia, grattugiare, tagliuzzare.
Ma, oltre a difenderci psicologicamente e a non farci del male da
soli, possiamo cercare di attaccare e intaccare le cause esterne dei
rumori. Tanto più che i più antipatici, persistenti e diffusi sono
quelli dei motori accesi, e opporvisi significa darsi da fare contro il
caos climatico da carburanti e combustibili fossili!

Ma molti rumori vengono da fuori. Alcuni richiedono una mobilitazione
collettiva, altri individuale. Traffico aereo: non per niente i
residenti in aree 'offese' dal suono degli aerei in partenza, in arrivo
o in volo sono i primi a mobilitarsi (spesso invano) per ridurre il
traffico aereo, uno dei grandi responsabili, oltretutto, delle
emissioni di gas serra. Un'azione individuale, è ovvio, non serve.
Occorre aderire a un comitato, o formarne uno.

Quanto al traffico stradale che assilla tante persone non solo in
città (provate ad abitare in campagna vicino a una strada statale o in
un rumoroso paese.), ci si può ovviamente mobilitare con le
associazioni ambientaliste per la riduzione del traffico stesso (zone a
traffico limitato, incoraggiamento dei mezzi pubblici).
Ma un'azione diretta e anche individuale sì, ci può essere: contro
l'inciviltà dei motorini, delle moto e delle vespe a silenziatore
alterato, una 'scelta' che spesso si accompagna ad altri comportamenti
vergognosi, come le sgommate sui marciapiedi, la frequentazione delle
corsie preferenziali riservcate a bus e taxi, l'insufficienza delle
luci notturne, la mancanza di casco.

Inoltre un motorino " truccato" inquina molto di più di moto e
automobili a posto. La situazione delle "due ruote" soprattutto
nell´Italia meridionale tempo fa ha attirato l´attenzione
dell´Università di Londra che, in collaborazione con le ASL di Napoli e
l´Istituto Motori del CNR ne ha trovate delle belle: in una zona di
Napoli a traffico ristretto (!) transitavano più di 400 motorini ogni
ora producendo picchi di rumore che superavano ampiamente i 100
decibel.

Smarmittare il mezzo per farlo guadagnare in velocità è vietato dal
codice della strada e quindi dovrebbe dar luogo a multe sonore e
sequestri dei mezzi. Purtroppo troppo spesso i vigili sono tolleranti e
permettono che un pugno di motorette pestifere distrugga le orecchie di
migliaia di persone. A volte rispondono di essere sotto organico e
suggeriscono di chiamare i carabinieri. Certo, se togliessero la
patente a chi causa inquinamento sonoro, nel giro di sei mesi nessuno
userebbe più il clacson e i motorini smarmittati. Ma se in una data
strada molte delle vittime residenti si impegnano a chiamare i vigili e
i carabinieri ogni volta che passa uno smarmittato (spesso fanno gli
stessi tragitti), e ad assicurarsi che le forze dell'ordine (e della
quiete) intervengano a far rispettare la legge (al limite potrebbero
essere denunciati per omissione di atti d'ufficio), alla lunga
servirà.