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R: chi usa gli ultimi della terra
- Subject: R: chi usa gli ultimi della terra
- From: "ferroferrarese at libero.it" <ferroferrarese at libero.it>
- Date: Thu, 14 Jan 2010 09:32:39 +0100 (CET)
Lerner è un sionista affiliato alle clientele PD, ma stavolta (con il calcolo delle probabilità può succedere) ha fatto il giornalista serio e la sua riflessione è condivisibile. Manca solo una riflessione sul perchè, trattandosi di un "fenomeno" ultradecennale, sia amministratori locali di centrosinistra che i governi di centrosinistra abbiano fatto gli struzzi.
Nando.
----Messaggio originale----
Da: lonanoda at tin.it
Data: 14/01/2010 6.36
A: "economia"<economia at peacelink.it>
Ogg: chi usa gli ultimi della terra
daEddyburgChi usa gli ultimi della Terra
Data di pubblicazione: 09.01.2010
Autore: Lerner, Gad
Linciviltà dei fatti di Rosarno è frutto delle politiche governative e delle organizzazioni criminali: uguali nello sfruttamento dei più deboli. Da la Repubblica, 9 gennaio 2010 (m.p.g.)
Viviamo a Rosarno una pagina oscura della storia italiana. Le ronde criminali scatenate nell´assalto agli africani, le sprangate in testa e le fucilate alle gambe degli immigrati, rappresentano una vergogna di fronte a cui possiamo solo sperare in un moto collettivo di ripulsa morale.
Di quale tolleranza, "troppa tolleranza", parla il ministro Maroni? Ignora forse che da trentanni lagricoltura del Mezzogiorno dItalia si regge economicamente sullimpiego di manodopera maschile immigrata, sospinta al nomadismo stagionale fra Puglia, Campania, Sicilia e Calabria, con paghe di sussistenza alla giornata, ricoveri di fortuna in edifici fatiscenti, criteri dassunzione malavitosi, senza la minima tutela sanitaria e sindacale?
Ora non li vogliono più, silludono di espellerli come un corpo estraneo dopo che li avevano convocati alla raccolta degli agrumi. Ma è dal 1980 che le colture specializzate meridionali non possono fare a meno delle migliaia di ragazzi africani trattati né più né meno come bestiame. E al tramonto, se la mandria non fa ritorno disciplinato nei recinti abusivi delle aree industriali dismesse, non trova certo istituzioni disponibili a riconoscerne lumanità. Gli italiani con cui entrano in contatto questi lavoratori senza diritti sono solo di due tipi: i caporali spesso affiliati alla criminalità organizzata; e i volontari di Libera, della Caritas e di Medici senza frontiere. Le forze dellordine si sono limitate finora a un blando presidio territoriale per evitare frizioni pericolose con la popolazione locale. Ma limportante era che il ciclo produttivo non si interrompesse: la mattina dopo il reclutamento ai bordi della strada non subiva intralci.
Chi ha tollerato che cosa, ministro Maroni?
Rosarno era teatro da anni di una conflittualità quotidiana, pestaggi isolati, sfide tra giovanissimi divisi dal colore della pelle ma accomunati da una miseria culturale che li induce a viversi come nemici. Dopo i colpi di fucile che hanno ferito due immigrati, giovedì la furia degli immigrati ha colpito indiscriminatamente la popolazione calabrese. Ieri, per rappresaglia, è scattata la "caccia al nero": disordini razziali che evocano scenari di unAmerica daltri tempi. Di nuovo sparatorie a casaccio per terrorizzare i miserabili che hanno osato ribellarsi, insanguinando la Piana di Gioia Tauro dove governano ben altre autorità che non lo Stato democratico.
La riconversione legale dellagricoltura del Sud implicherebbe, accanto agli investimenti economici, unopera di civilizzazione che mal si concilia con loffensiva propagandistica imperniata sulla criminalizzazione del clandestino. Non solo i mass media ma anche i portavoce della destra governativa hanno eccitato, legittimato sentimenti dostilità da cui oggi scaturiscono comportamenti barbari, indegni di un paese civile.
Se a Castelvolturno, nel settembre 2008, fu la camorra a sterminare sei braccianti africani, a Rosarno assistiamo a un degrado ulteriore: settori di cittadinanza coinvolti in unazione di repulisti inconsulta. La chiamata alle armi contro i dannati della terra che certo non potevano garantire con la sola forza disciplinata delle loro braccia - il benessere di unarea rimasta povera.
Vi sono probabilmente motivazioni sotterranee, indicibili, alla base di questo conflitto. Non tutti i 25 euro di paga giornaliera finiscono nelle tasche dei braccianti illegali. Pare che debbano versare due euro e mezzo agli autisti dei pulmini che li trasportano nelle piantagioni. Si vocifera addirittura di una odiosa "tassa di soggiorno" di 5 euro pretesa dalla ndrangheta. Di certo non sono associazioni legali quelle che pattuiscono le prestazioni di lavoro. Ma soprattutto è chiaro che una relazione trasparente con la manodopera immigrata viene ostacolata, resa pressoché impossibile dalla legislazione vigente.
Altro che pericolo islamico: qui la religione non centra un bel nulla. LItalia delleconomia illegale, non solo al Sud, lucra sulla farraginosità normativa che sottomette il lavoratore immigrato a procedure arbitrarie sia in materia contrattuale, sia nel rilascio del permesso di soggiorno. Quando Angelo Panebianco, sul "Corriere della Sera", asserisce che affrontare il tema della cittadinanza significherebbe "partire dalla coda anziché dalla testa", ignora che restiamo lunico paese europeo in cui le procedure di regolarizzazione e di naturalizzazione non contemplano alcuna certezza di tempi e requisiti. Assecondando, di fatto, uninformalità di relazioni per cui ai doveri non corrispondono mai i diritti.
Sulla scia di unanaloga iniziativa francese, circola fra gli stranieri residenti in Italia lidea di dare vita a marzo a una iniziativa forse velleitaria ma dal forte significato simbolico: "24h senza di noi". Che cosa succederebbe se per un giorno tutti gli immigrati si astenessero dal lavoro? Quanto reggerebbe il nostro sistema di vita senza il loro apporto? Farebbero bene, i sindacati, a prendere in seria considerazione questa iniziativa, contribuendo con la loro forza organizzativa al moto spontaneo. Ma prima ancora è lintero arco delle forze politiche, culturali e religiose che rifiutano la contrapposizione incivile fra italiani e stranieri a doversi mobilitare: linciviltà dei pogrom è contagiosa.
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