Serge Latouche: "Scommettiamo sulla
decrescita"
Per il filosofo ed
economista francese è la via d'uscita dalla crisi. "Non siamo più
minacciati dalla catastrofe, siamo già nella catastrofe, e abbiamo il
privilegio fantastico di assistere al crollo della civiltà
occidentale"
di Fabrizio
Ricci C'è un legame evidente tra il pensiero di Aldo
Capitini, filosofo e politico antifascista, "partigiano" della non
violenza e Serge Latouche, filosofo ed economista, "partigiano" della
decrescita. Anche la teoria della decrescita infatti è una forma di
pensiero non violento, rivolto nei confronti del pianeta. Non sorprende
dunque che in occasione del 40esimo anniversario della morte dell'ideatore
della Marcia per la Pace Perugia-Assisi, la Fondazione Aldo Capitini abbia
voluto invitare proprio il professor Latouche a tenere a Perugia una
lectio magistralis sulla "Decrescita come uscita dalla
crisi". Il pubblico, numerosissimo e costretto a
stringersi all'inverosimile per ascoltare il professore francese, è stato
comunque ripagato con un'ora e mezza di analisi e teoria, a metà tra sogno
e realtà, utopia e concretezza. Peraltro in un ottimo
italiano. L'esordio di Latouche è di quelli fulminanti: "Noi
che siamo qui in questo momento abbiamo il privilegio fantastico di
assistere al crollo della civiltà occidentale. Si tratta di un una fatto
rarissimo, paragonabile alla fine dell'Impero Romano. Con la differenza
che questo si è svolto in un arco temporale di 700 anni, mentre il crollo
della nostra civiltà si compierà in meno di
trent'anni". Da "obiettore della crescita", Latouche fa
partire la sua critica da Adam Smith, che della crescita è "sognatore" e
teorizzatore. Sì, perché l'idea di Smith, quella di costruire una società
in cui tutti si arricchiscono sempre di più, è all'inizio soltanto
un'utopia, un "sogno" appunto. "Ma come spesso accade e speriamo che sarà
così anche per la Decrescita - osserva Latouche - le utopie di oggi
possono diventare almeno in parte la realtà di domani". Quella di Adam
Smith lo diventa intorno al 1850, grazie all'invenzione del sistema
termoindustriale, basato sull'energia fossile, che nell'arco di un secolo
porta al compimento della società "dei consumi". Essa, secondo Latouche,
poggia su tre piedi: la pubblicità, che spinge al consumo "rendendoci
infelici di ciò che abbiamo", il credito, che dà i mezzi per realizzare
l'impulso consumistico e "l'obsolescenza programmata" che forza a
consumare di continuo. Questi elementi, secondo il
teorico della Decrescita, fanno della società dei consumi una "società
totalitaria soft", in cui l'uomo non è più padrone del suo destino perché
è sottomesso "all'imperialismo dei mercati", al "dominio della mano
invisibile". Una società simile è destinata pertanto a condurci
inesorabilmente a quella che gli esperti chiamano "la sesta scomparsa
delle specie", un'estinzione di massa come quella che cancellò dal pianeta
i dinosauri. La differenza è che stavolta si viaggia a una velocità
impressionante. "Bisogna stare seduti bene per sentire quello che sto per
dire - ha avvertito Latouche rivolto al pubblico in sala - ogni giorno si
estinguono tra le 50 e le 200 specie". Ovviamente, si tratta per lo più di
batteri, di specie invisibili, ma non solo di queste (ci sono ad esempio
anche le api: in Italia ne sono scomparse 23 miliardi in pochissimo
tempo). Campanelli di allarme talmente clamorosi che portano
Latouche a dire: "Non siamo più minacciati dalla catastrofe, siamo già
nella catastrofe". L'ultimo rapporto dell'Ipcc (Intergovernmental Panel on
Climate Change) afferma infatti che anche se smettessimo da oggi di
bruciare anche una sola goccia di petrolio non potremmo comunque evitare
l'innalzamento di due gradi della temperatura globale entro la fine del
secolo. Conseguenze? "Centinaia di milioni di emigrati dell'ambiente, la
metà del Bangladesh sott'acqua, ma anche una buona parte dell'Italia". E
questo, secondo il professore francese, è "lo scenario migliore", perché i
due gradi potrebbero diventare sei e allora possiamo "dire addio alla
specie umana". E qui arriviamo alla parte centrale della
lectio del professor Latouche: creare una alternativa alla società della
crescita per uscire dalla crisi. Arriviamo cioè alla Decrescita. Sulla
lavagna allestita per la lectio compare allora un cerchio ("un circolo
virtuoso") con 8 "r" collocate tutte intorno. E' il progetto politico di
Latouche, "l'utopia concreta della Decrescita". Le 8 "r" rappresentano 8
parole d'ordine: rivalutare (prima di tutto la sobrietà),
riconcettualizzare (la scarsità e l'abbondanza, il pubblico e il privato),
ristrutturare (il sistema produttivo, costruendo cose più utili),
rilocalizzare ("non è possibile che 8.000 camion trasportino ogni giorno
acqua San Pellegrino dall'Italia alla Francia e acqua Evian dalla Francia
all'Italia"), ridistribuire ("l'occidente rappresenta il 20% della
popolazione mondiale e consuma più dell'86% delle risorse naturali"),
riutilizzare ("per risparmiare risorse naturali e creare posti di
lavoro"), riciclare ("ciò che non è possibile riutilizzare"), ridurre ("la
nostra impronta ecologica, ma anche gli orari di
lavoro"). Ma i critici di Latouche e del suo movimento
hanno gioco facile a dire: sono tutte cose astratte, se volete essere
credibili dovete fare proposte concrete e presentare un programma. E
allora ecco che, per concludere la sua lectio, il professore francese
decide di stare al gioco e di presentare il suo "programma
elettorale". "Ho sognato che mi candidavo alle elezioni
presidenziali con un programma elettorale in pochi punti. Proponevo di
ridurre del 75% la nostra impronta ecologica, introducendo una tassa
ambientale sui trasporti, per favorire il consumo a 'chilometri zero'. Al
tempo stesso proponevo di ricostruire l'agricoltura contadina, rinunciando
all'uso dei pesticidi, di trasformare i guadagni di produttività in
riduzione dell'orario di lavoro e altre cose simili. Sulla base di questo
programma mi sono candidato, sono stato eletto con il 51% e ho iniziato ad
applicare il programma. La settimana dopo sono stato
assassinato". Quale è la morale della favola? "Primo.
Ciò che non è ancora possibile a livello globale, può comunque esserlo a
livello locale o individuale. Secondo. Ciò che non è possibile oggi
potrebbe esserlo domani. Terzo. Ciò che non è possibile qua è già
possibile altrove, come in America Latina". In conclusione, per Latouche
"la Decrescita è una scommessa che non siamo sicuri di vincere. Ma in ogni
caso, vale la pena di
tentare". |
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