non è il pil la misura della felicità



«Non è il pil la misura della felicità»
 
di Vandana Shiva

È un modello distorto quello che basa lo sviluppo di un'economia sull'analisi del prodotto interno lordo. L'India cresce del 9 per cento l'anno ma ci sono 240 milioni di persone che soffrono la fame. Il grido d'allarme di Vandana Shiva di Wilma Massucco
Attivista politica e ambientalista indiana Vandana Shiva, è uno dei leader dell'Internaüonal Forum on Globalization e si è occupata anche dei diritti sulla proprietà intellettuale, e di biodiversità, biotecnologie, bioetica e ingegneria genetica. Nel 1993 ha vinto il Kight I.ivelihood Àward. una surta di Premio Nobel alternativo per la pace.

Perchè parla della Terra come di una Donna?
Nella maggior parte dei casi pensiamo alla Terra come a qualcosa di morto o di inerte, e così facendo creiamo l'illusione che il benessere provenga da Wall Street e dalle industrie. Dimentichiamo che perqualunque industria il primo materiale è proprio quello fornito dalla Terra, e l'abuso della Terra è essenzialmente la causa della crisi ecologica attuale, così seria al punto che diverse specie stanno correndo il rischio dell'estinzione. Il report delì'Ipcc (organismo composto da 2.500 scienziati} dichiara che - mantenendo il ritmo attuale -entro qualche centinaio danni gli stessi esseri umani non saranno più in grado di vivere su questo pianeta.
Perchè, secondo lei, l'agricoltura industriale è più povera di quella manuale?
La quantità di cibo che deriva dalla prima è inferiore a quella della seconda. Ciò che è maggiore è la quantità prodotta per singola coltura. Se per esempio hai un terreno di 150 ettari, su cui coltivi solo pere, avrai sicuramente più pere da vendere, in confronto a una coltivazione manuale, ma non puoi vivere solo di pere. Hai anche bisogno di insalata, di pomodori e di altre cose. Così, se in una certa area ti limiti a coltivare solo un certo tipo di prodotto le altre cose di cui hai bisogno vengono importate dall'esterno.
Dna critica a Jeffrey Sachs e alla sua teoria su come usci-re dalla povertà...
La prima cosa che critico a Jeffrey Sachs è la sua idea secondo cui la gente che vive con l'agricoltura sia povera per definizione. Motivo per cui propone un modello di sviluppo basato sulla fuoriuscita dall agricoltura. Il problema non è l'agricoltura, ma lo sfruttamento indebito della terra. Se la gente non continuasse a coltivare la terra, noi non avremmo più cibo. Pertanto, diversamente da lui, nel mio ultimo libro Ritorno alla Terra, io dico: «Fate in modo che più gente ritorni alla terra». In modo naturale, però, cioè seguendo l'utilizzo di metodi biologici e promuovendo la biodiversità. Signor Jeffrey Sachs, ritorna alla terra, e anche tu guadagnerai qualcosa di nuovo. Molti giovani americani sono venuti a studiare con me, perché vogliono tornare alla terra perché rappresenta una possibilità reale di cambiamento per qualunque Paese.
Sarà davvero possibile operare questo cambiamento, in concreto?
Nei Cda delle multinazionali oppure nei palazzi dei Governi non riusciranno neppure a iniziare a pensare a come fare un
percorso alternativo, perché loro non sono collegati con le persone a livello locale. Invece è dalla connessione con la terra e con le persone che si riuscirà a capire la strada da percorrere, ed è da lì che dobbiamo partire. Ai momento io intravedo due possibilità. Una è quella dell'ecoimperialismo, dove i polenti si appropriano delle risorse rimaste; l'altra è quella delle persone comuni, che insieme condividono la responsabilità per il consumo delle limitate risorse della terra, e lottano per proteggerle, conservarle e rinnovarle. Ci sarà sempre qualcuno che cercherà di darci una rappresentazione falsata della crescita. Ci diranno: distruggete i vostri piccoli appezzamenti di terra e unitevi all'agricoltura industrializzata. Vorranno farci credere che questa crescila è vera, quando in realtà è una crescita che fa crescere solo la povertà.
I giornali parlano dell'India e della Cina come di economie emergenti. Cosa ne pensa?
Parlare di chi Ita antiche come l'India e la Cina descriven-   ^ dole come Paesi emer-     JM genti è un insulto alla nostra storia e alle no-stre radici. Noi non stiamo  emergendo,   J^^H
noi siamo alti e dritti da secoli. Quelli che ci chiamano emergenti esistono da 400 o 500 anni, mentre noi esistiamo da lOmila anni e più. Premesso questo, è abbastanza noto a chi e dentro il settore che misurare la crescita semplicemente in termini di Pil non è valido, perché il Pil misura solo il movimento di denaro. Il quale è effettivamente cresciuto in India negli ultimi anni anche a ritmi del 9 per cento. Ma è proprio in questo periodo che la nostra economia emergente -come la chiamano i giornali - è diventata la capitale della fame, con 240 milioni di persone senza il minimo indispensabile per sopravvivere. Abbiamo cioè scavalcato la capitale storica della fame, 1 Africa subsahariana, dove vivono 198 milioni di persone senza cibo sufficiente. !" evidente, quindi, che quel modello basato sull'analisi del Pil non considera tutti gli aspetti del sistema, e la verità è che si è creata sempre più farne... •
«Critica l'idea di Jeffrey Sachs,
secondo cui la gente che vive di agricoltura sia povera per definizione. Il vero problema è lo sfruttamento indebito delle risorse»