maree e acqua salata la nuova energia



dal corriere.it
4 maggio 2009
 
Le fonti II 20 per cento di produzione rinnovabile Le foize Correnti marine, tassi di salinità, sbalzi
è l'obiettivo dell'Unione Europea da raggiungere entro il 2020     di temperatura: il «tesoro» da sfruttare nei prossimi decenni
Maree e acque salate, la nuova energìa

Così aumentano le alternative a gas e petrolio Sono già sessanta i progetti messi in campo in Europa

BRUXELLES — Allacciare le cinture: Se, come pensano molti, la ripresa dopo la crisi comincerà dalla Cina, quel giorno accadrà laggiù quel che accadde in America, negli anni Cinquanta: una classe media appena consolidatasi, in un Paese che già è il primo produttore al mondo di auto, si metterà al volante, sulla via della motorizzazione di massa, un mito «on the road» ri-raccontato in mandarino, i motel e i rifornitori scintillanti lungo le autostrade che porteranno da Canton alla Mongolia: forse non è fantascienza. Ma senza i rifornitori, niente 4 ruote: il primo effetto della ripresa economica sarà appunto un'impennata della domanda di energia. Nella recessione attuale, è «del tutto possibile» un calo di 1,5 milioni di barili di petrolio al giorno, pari al 7% del consumo totale, so-
lo nei consumi energetici degli Usa; e un calo parallelo della domanda: così la pensa Steven Kopi-ts, direttore della Douglas -Westwood, una società americana che analizza i mercati energetici. E lascia capire: il resto del mondo seguirà a ruota. Ma se la Cina si metterà poi al volante, scatterà il meccanismo opposto, come ai tempi del «boom» in Occidente: quando dal 1960 al 1972, ricorda ancora Kopits, «la domanda globale di petrolio aumentò di 30 milioni di barili al giorno, quasi 4 volte l'odierna produzione dell'Arabia Saudita». Su, giù, di nuovo su: ci attende un grafico da montagne russe. E la Cina ha la più grande forza-lavoro
al mondo, 800 milioni di persone, il doppio di Usa, Giappone e Unione Europea messi insieme: quanto produrrà, una volta lanciata «on the road»? Gli esperti tacciono. Ma una cosa, la danno per scontata: in una situazione cosi incerta, con petrolio e gas che già scarseggiano, bisognerà ricorrere sempre più alle energie rinnovabili. È 'anche per questo, che la Ue si è data per il 2020 un obiettivo molto ambizioso: almeno il 20% dell'energia dovrà essere tratta da fonti rinnovabili. Il vento, il sole, il calore geotermico nascosto sotto la crosta terrestre. E il mare. Gli oceani, che coprono il 75% della terra. E che di energia trabocca-
no, ma sono anche custodi gelosi ed esosi, giacché i loro segreti costano. Già nel 1607, nella Nuova Scozia canadese, un mulino azionato dalle maree produceva 25-75 Kilowatt/ora. Nel 1799, ci si provò anche in Europa. Nel 1909, un porto della California fu illuminato dall'energia «rubata» alle onde. Poi, un lungo silenzio. Fino a pochi anni anni fa, quando partirono le prime turbine sottomarine, i «mulini a vento degli oceani» che con le loro eliche trasformano l'energia idraulica in meccanica e poi — attraverso un convertitore — in energia elettrica. Principio semplice: il volume, la densità dell'acqua, sono 800-850 volte maggiori di quelli dell'aria, e perciò — almeno in teoria— con minor «sforzo» le eliche producono di più. Grazie a queste e ad altre diavolerie, oggi, per la prima volta il mare fornisce regolarmente energia a molti Paesi. Poca, ma buona. Sfruttando le sue 5 «forze»: le maree (cioè il potenziale energetico ricavabile dalla differenza in altezza fra l'alta e la bassa marea); le correnti prodotte dalle maree o dai venti (energia cinetica ricavabile dal movimento orizzontale dell'acqua); il gradiente di salinità (là dove un fiume si getta in mare, le acque dolci si mescolano a quelle salate e la diversa salinità crea una differenza di pressione, cioè una potenziale fonte di energia); infine, la differenza di temperatura fra la superficie dell'oceano e le sue acque profonde, da cui scaturisce energia termica. La parola «differenza» ricorre ovunque perché il mare è per sua natura mutevole, incostante, generatore di contrasti fisico-chimici: e perciò appunto, sorgente di energia. Per esempio: da solo, il gradiente di salinità avrebbe nel mondo un potenziale sfruttabile da 2000 Terawatt/ora per an-
__no (un Terawatt/ora equivale a un
miliardo di kilowatt all'ora, ndr). Nei calcoli delllea, l'Agenzia internazionale dell'Energia, l'uomo di oggi consuma in elettricità circa 15.400 Terawatt/ora per anno, e il 13% potrebbe essere «coperto» proprio dalle onde. La realtà è ovviamente più modesta: i mari europei, nel 2006, hanno prodotto «appena» 550 Gigawatt/ora di elettricità (un Gigawatt equivale a
appena» 550 Gigawatt/ora di
. elettricità 
____  nel mondo oltre 800 Terawatt/ora
per anno; e il gradiente termico, 10 mila; e le maree, oltre 300... Insomma, un tesoro da esplorare. E fra i Paesi con un potenziale molto alto di energia marina, c'è anche la vostra Italia con lo Stretto di Scilla». Se si considerano i progressi delle energie rinnovabili nei Paesi Ue, alla voce «oceano» appare per decenni uno zero, mentre la voce «vento» cresce del 19,9% all'anno. Ma nella proiezione 2010-2020, le voci si invertono: «vento», 8,5%, «oceano» 17,5%.
In America, si progetta di ancorare dei «mulini» in mare davanti alle coste della Florida, o vicino al ponte Golden Gate di San Francisco. E sono stati stanziati 3 milioni di dollari per calare verso la foce dell'East River di New York, in 10 anni, 300 turbine che riscalderanno migliaia di case, sfruttando le correnti del fiume e del mare. Nella Ue, invece, si contano 60 progetti attivi o pianificati: boe gigantesche, dighe galleggianti, rotori computerizzati, c'è un po' di tutto. E tutto nell'acqua. Francia e Inghilterra, che hanno maree di 10 metri, sono in testa. Ma c'è anche il portoghese «Pelamis», che fornirà energia a duemila famiglie: un serpentone composto da cilindri, che ballando sulle onde attivano dei generatori. O il centro sperimentale «Billia Croo», in Scozia, dove si studiano cavalloni alti 12 metri e correnti da 4 metri al secondo. C'è la «Fattoria delle Ónde» in Cor-novaglia. E «SeaGen», in Irlanda del Nord, sistema di turbine che riscalda mille case. E il «Dragone delle onde», in Danimarca. Ancora in Danimarca, si sperimenta una centrale galleggiante chiamata «Poseidon». Come il dio greco del mare: cui venivano attribuite 42 amanti, proprio per la sua energia inesausta. Anzi, rinnovabile.
Luigi Offeddu