Mercurio nei pesci: un'emergenza sanitaria a livello globale



da greenport.it
mercoledi 11 febbraio 2009

La necessità di un governo globale è richiesta da più parti per dare risposte alle crisi economiche ed ecologiche che stanno sconvolgendo il pianeta. Una richiesta che oggi arriva anche dal gruppo di lavoro internazionale Zero mercury. «La consistente presenza a livello mondiale di metilmercurio nel pesce richiede una risposta significativa da parte dei governi e delle Nazioni Unite» sta scritto nell’appello rivolto ai governi mondiali che la prossima settimana si riuniranno a Nairobi per discutere lo sviluppo di un trattato legalmente vincolante sul mercurio. Secondo il rapporto “Mercurio nei pesci: un’emergenza sanitaria a livello globale” pubblicato dal gruppo di lavoro internazionale Zero mercury, il rischio è più alto per le popolazioni il cui consumo di pesce pro capite è elevato e nelle aree dove l’inquinamento ambientale ha fatto aumentare il contenuto standard di mercurio in particolare negli alimenti ittici. Ma i pericoli del metilmercurio riguardano anche i luoghi dove c’è un minore consumo ittico e i livelli medi di mercurio accumulato nei pesci sono relativamente bassi. «La contaminazione di pesci e mammiferi è una preoccupazione globale per la salute pubblica - ha dichiarato Michale Bender, co-autore del report e membro del Zero mercury working group – Il nostro studio su pesci prelevati da diverse località del mondo ha mostrato che livelli di esposizione al metilmercurio accettati sono stati superati, spesso ampiamente, in ogni Paese e area interessati dall’indagine». Il rapporto presenta dati inediti sui livelli di mercurio in alcune specie di pesci provenienti da tre diverse aree del mondo: lo stato indiano dell’Ovest Bengala, l’area metropolitana di Manila nelle Filippine e sei Paesi membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia. Sono stati esaminati, inoltre, i dati dei livelli di metilmercurio in delfini pilota e altri mammiferi marini consumati dalle popolazioni artiche, nelle Isole Faroer e dagli Inuit del Canada del Nord. La situazione più grave si registra in India dove la media pro capite di assunzione di pesce è molto alta e i livelli di mercurio nel pesce disponibile localmente particolarmente elevati: 25 delle 56 varietà analizzate contengono, infatti, più di 0,5 mg/kg di mercurio, limite massimo consentito dagli standard internazionali. Non è migliore la situazione nelle Filippine, né nei sei Paesi europei esaminati: in Italia su 26 campioni analizzati, il pesce spada fresco pescato nel canale di Sicilia ha presentato i livelli di con centrazione di mercurio più elevati (1,6 mg/Kg) e il tonno sempre proveniente dalla stessa area di pesca ha superato- anche se di poco- il limite massimo consentito dagli standard internazionali di 0.5 mg/Kg. Lo studio oltre ai livelli di contaminazione prende in esame anche gli effetti che la presenza di metilmercurio negli alimenti determina sulla salute: non c’è infatti solo il rischio del frequente avvelenamento clinico da metilmercurio, ma si possono verificare anche effetti neurotossici sullo sviluppo di bambini nati da donne che in gravidanza mangiano pesce ad alta concentrazione di mercurio. Effetti neurotossici subclinici ma funzionalmente significativi possono verificarsi anche in adulti e bambini che assumono metilmercurio sopra i livelli di riferimento, e la ricerca suggerisce inoltre che l’esposizione al mercurio può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. Sotto accusa le fonti di inquinamento e in particolare gli impianti che scaricano il mercurio utilizzato nei processi produttivi. «Gli impianti cloro soda- – ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – pur essendo una delle principali fonti di inquinamento da mercurio, sono ancora diffusi nel nostro Paese dove sono presenti ben 4 siti chimici che utilizzano tale tecnologia inquinante ed obsoleta». Legambiente chiede «al ministero di velocizzare gli interventi che devono essere ancora attuati da molte aziende» e ritiene quindi fondamentale «che la Commissione Aia (autorizzazione integrata ambientale, ndr) del ministero dell’Ambiente vincoli il rilascio delle nuove autorizzazioni alla riconversione alla tecnologia a membrana entro il 2010, e nello stesso tempo, si intervenga presto con le bonifiche dell’inquinamento pregresso, causato da decenni di attività di questi impianti».