le 5 r contro l'italia delle discariche



da repubblica di MERCOLEDÌ 5 NOVEMBRE 2008
 

lo scenario Campania, Calabria e Sicilia restano le regioni più arretrate. Eppure basta seguire una formula adottata in tutta Europa
Le cinque R contro l´Italia delle discariche

ANTONIO CIANCIULLO

La scappatoia. Quello che non funziona è la ricerca di una scappatoia per aggirare il problema, di un sotterfugio basato sulla proposta di una soluzione magica: tutto in discarica o tutto all´inceneritore. Se le regioni meridionali arrancano attorno a una quota ridicola di raccolta differenziata (sotto il 10 per cento) è perché spesso appare un miraggio, più o meno legato a interessi non dichiarati, che fa dimenticare il buon senso della ricetta europea basata sulle 5 erre: riduzione dei materiali, riuso, raccolta differenziata, riciclo, recupero energetico. Un percorso bilanciato in cui la fase dello smaltimento diventa parte naturale del percorso di un oggetto che va pensato, usato e recuperato garantendo il massimo dell´efficienza. Lasciando che la discarica assorba quote sempre più marginali, idealmente tendenti a zero.
«Purtroppo c´è una dicotomia evidente tra ciò che si deve fare e ciò che si fa», ricorda Guido Bertolaso, responsabile della Protezione civile, anticipando le proposte che presenterà a Ecomondo, a Rimini. «La teoria è nota a tutti. La pratica resta un disastro quasi in tutto il Meridione. Si parla molto della Campania, ma se la Calabria avesse la stessa densità abitativa sarebbe la stessa cosa: la discarica di Crotone, chiusa perché in mano alla malavita, è un caso che la dice lunga sulla radice del problema. E in Sicilia, nonostante il warning che abbiamo ripetutamente lanciato, restano impantanati nella discussione di un piano bocciato dalla Commissione europea: dopo quattro anni devono ancora fare la gara di appalto per i termovalorizzatori».
La scelta di aver puntato tutto sull´incenerimento, mettendo in cantiere impianti che potrebbero bruciare più rifiuti di quelli prodotti dall´intera isola, non è servito alla Sicilia a superare i suoi problemi. Anzi ha finito per squilibrare il progetto alimentando polemiche e sospetti e finendo per lasciare le cose invariate, cioè tutto - o quasi - in discarica. «La Puglia è l´unica grande area del Sud che va controcorrente mostrando un netto miglioramento», continua Bertolaso. «Da anni la Regione si è mossa bene e il presidente Vendola è riuscito a trovare una sinergia felice tra pubblico e privato coinvolgendo varie aziende nella soluzione del problema rifiuti. Il punto è che bisogna avere il tempo e la possibilità di pianificare, di organizzare il ciclo di smaltimento. Cosa che in Campania non avviene anche se ora, con l´imminente apertura della prima linea dell´inceneritore di Acerra, la situazione migliorerà: dopo due gare andate deserte siamo riusciti a farne svolgere una regolare, con la partecipazione di gruppi molto qualificati e alla fine l´appalto è stato assegnato a un´azienda del peso di A2A. Le resistenze però sono forti e abbiamo bisogno della norma per commissariare i Comuni che non fanno la raccolta differenziata: non il singolo assessore responsabile ma l´intera giunta comunale. Altrimenti tutto va avanti come prima con l´unica differenza che il Comune non ha più la responsabilità diretta dei rifiuti».
Senza un segnale forte il problema invece di ridursi rischia di allargarsi. A Roma, ad esempio, è stata chiesta l´apertura di una nuova discarica. Ma - fa notare Bertolaso - entro il 2009 il nuovo impianto di Malagrotta sarà in grado di trattare 1.200 tonnellate di rifiuti al giorno su un totale di 2.000 tonnellate. La differenza è data esattamente dal volume che deve essere coperto, per legge, dalla raccolta differenziata. E un sistema che applicasse le norme a senso unico, ignorando l´obbligo del recupero dei materiali, perderebbe credibilità.
Se il segno complessivo della partita rifiuti a Sud resta fortemente negativo, ci sono realtà che si muovono in controtendenza dimostrando che la soluzione del problema è possibile. In varie zone della provincia di Salerno la raccolta differenziata ha raggiunto livelli soddisfacenti. E, nell´ambito di una buona gestione del presente, a Siculiana, in provincia di Agrigento, è stata aperta una discarica super certificata (dall´Iso 9001 all´Emas), con recupero di energia e con uno studio dell´istituto Mario Negri di Milano sul rischio tumori per l´emissione di sostanze nocive (è da 100 mila a 100 milioni di volte inferiore al limite di legge). L´impianto è stato realizzato da imprenditori locali (i fratelli Catanzaro) assieme ai ricercatori del Politecnico di Milano e della facoltà di ingegneria dell´università di Catania. Se si vuole si può. 
 
 
il punto Con i comuni, riciclo e recupero energetico arrivano al 67 per cento
Una questione di campane per la salute dell´ambiente


Più si differenzia a monte, separando vetro e plastica, meno si spende a valle
VALERIO VARESI

La carta va raccolta da sola, così come il vetro. La plastica, invece, può stare con le lattine e i barattoli. La raccolta differenziata, si sa, è tutta una questione di campane. Da quel che c´è dentro dipende lo stato del nostro ambiente e il funzionamento della filiera del riciclaggio. Il bilancio di quattro anni di convenzione tra i Comuni riuniti nell´Anci e il Conai, il consorzio che ritira i rifiuti raccolti in modo differenziato e si incarica di riciclarli, è la migliore cartina tornasole per valutare lo stato delle cose in questo settore tecnicamente definito degli imballaggi e comprendente vetro, lattine, legno, plastica, carta e acciaio. Il primo dato mette in luce la straordinaria differenza tra nord, centro e sud. Nelle regioni settentrionali ogni cittadino raccoglie in un anno 84,3 chili di rifiuti destinati al riciclo con in testa il Veneto e la Lombardia. Al centro la quota scende a 48,1 chili, mentre al sud la quota pro-capite si riduce a 27,9 chili. Malgrado queste grandi differenze, il nostro Paese ha centrato l´obiettivo di riciclare un minimo del 55 per cento di ciò che di riciclabile viene immesso al consumo. Questo grazie allo sforzo dei comuni e del Conai che sono riusciti anche a raggiungere le quote prefissate per ciascuno dei materiali che compongono l´universo del riciclabile. Il legno, che aveva un obiettivo del 35 per centoi ha toccato il 53,8, la plastica (26 per cento) ha registrato il 28,2, il vetro (60 per cento) è a quota 60,4, la carta (60 per cento) è al 69,7, l´alluminio (50 per cento) è al 52,5 e l´acciaio (50 per cento) è al 69,1. Il Conai, complessivamente, è andato oltre il 55 per cento toccando una percentuale prossima al 57. Oltrepassata anche l´altra quota prefissata dalla legge, vale a dire la quantità complessiva di imballaggi ritirata sommando ciò che va al riciclo e ciò che va al recupero energetico. In altre parole quello che è trasformato assommato a quello che viene bruciato (carta e plastica) per produrre energia. Ebbene, la legge dice che questa somma dev´essere minimo il 60 per cento dei materiali immessi al consumo. In Italia, è stato ottenuto il 67 raggiungendo largamente la meta.
Se l´accordo tra i comuni e il Conai ha dato ottimi risultati pur nella disomogeneità della raccolta, la prima fase quadriennale si è conclusa e ora l´accordo stesso dovrà essere rinnovato nell´interesse di tutti. Dei comuni che avranno meno pattume da smaltire e riceveranno una contropartita in denaro (nel 2007 il Conai ha versato 250 milioni di euro nelle casse dei Municipi), dei cittadini che beneficeranno di meno tasse locali e soprattutto dell´ambiente che non sarà gravato da troppe discariche e si risparmierà molte tonnellate di anidride carbonica, visto che riciclare vuol dire produrre manufatti spendendo meno energia. L´intesa Conai-comuni è anche basata su questioni economiche, vale a dire quanto il consorzio pagherà ai m unicipi per ogni chilo. Oltre a questo, Conai chiede che sia introdotto un criterio di pagamento in base alla qualità.
«Più il materiale che ci viene consegnato è libero da impurità, meno sono i costi a valle» spiega Roberto De Santis, che guida la trattativa con Anci per conto del consorzio per il rinnovo dell´intesa. «A questo proposito, noi suggeriamo modelli organizzativi della raccolta che riducano i costi complessivi dell´intera filiera». Per esempio, come si diceva, le campane di carta e vetro separate e quella della plastica a mezzadria con lattine e acciaio. Questi ultimi possono essere agevolmente separati, mentre è più difficile per il vetro che si frantuma o la carta che si strappa. Le tecnologie hanno fatto passi da gigante. Con il "pet" delle bottiglie dell´acqua minerale si possono realizzare i tappetini delle automobili o alcune parti del cruscotto, mentre il vetro riciclato viene immesso in quantità sempre maggiori nei processi produttivi delle aziende del settore. Il legno è ormai il materiale usato per i truciolati che rappresentano la base dei pannelli delle cucine componibili. Il Conai cofinanzia progetti per pianificare, migliorare o estendere la raccolta differenziata. Come è successo a Salerno dove è stato progettato un piano per la raccolta differenziata con la partecipazione del Conai, che ha curato anche la campagna informativa. 
 
i prodotti Un premio seleziona i "contenitori" delle merci a minor impatto ambientale
Più leggeri e intelligenti ecco gli imballaggi da Oscar

Perdono peso e dimensioni migliorando le prestazioni Grazie a nuove teconologie

Risparmio. Una parola un po´ ambigua che, da sempre, ha generato equivoci. In Italia qualcuno lo associa al concetto di riduzione del benessere, del tirare le cinghia, della ricchezza che diminuisce. L´Unione europea lo intende, al contrario, come aumento di efficienza, maggiore competitività, intelligenza nell´uso di risorse che, con la crescita della popolazione e dei consumi pro capite, si fanno sempre più scarse. La mostra sull´imballaggio eco sostenibile, presentata dal Conai a Ecomondo, apre una finestra su quella parte del mondo produttivo che, di fronte alla crisi, non fa catenaccio ma punta all´eccellenza per guadagnare mercato. Le associazioni ambientaliste e quelle dei consumatori premono per una riduzione degli imballaggi, aumentando anche l´uso di prodotti sfusi, in modo da ridurre il volume dei rifiuti. Produttori e distributori replicano sostenendo che gli imballaggi, nonostante il costo industriale che rappresentano, esistono perché svolgono una funzione utile e crescente, visto che una quantità sempre più ampia di informazioni si sta trasferendo sull´etichetta. La galleria di prodotti selezionati alla Fiera di Rimini mostra una possibile mediazione tra queste due esigenze: gli imballaggi restano, ma perdono dimensione, grammatura, peso. Mantenendo, o migliorando, le loro prestazioni, grazie all´uso di nuovi materiali e nuove tecnologie.
Ecco alcuni dei dati che riassumono il percorso compiuto nell´ultimo decennio grazie anche all´aumento del 50 per cento delle imprese che hanno avviato un sistema di gestione ambientale certificato. La riduzione del peso degli imballaggi nel settore alimentare ha evitato l´immissione sul mercato di 300 milioni di imballaggi primari. Nel settore dei detergenti, grazie al crescente utilizzo di prodotti concentrati, si è dimezzato il volume e il peso dei contenitori.
Facendo i conti complessivi si scopre che in dieci anni la prevenzione nel campo degli imballaggi ha evitato alla collettività costi socio-ambientali per 420 milioni di euro e l´immissione di oltre 5 milioni di tonnellate di anidride carbonica (un costo ambientale pari al viaggio annuale di 460 mila autotreni che percorrono 100 chilometri). Le riduzioni di peso non viaggiano da sole: sono sostenute da un´innovazione che consente di migliorare le prestazioni diminuendo i volumi. Per il cartone ondulato, solo nel corso dell´ultimo anno, sono state tagliate 40 mila tonnellate. Per l´acciaio, nel caso del classico barattolo da mezzo chilo, in otto anni è stata realizzata una drastica cura dimagrante che ha portato a dimezzarne il peso. Per il vetro negli ultimi dieci anni la bottiglia di birra ha perso il 30 per cento del suo peso, quella del vino il 20.
Nonostante questi risultati, la via da percorrere resta lunga, tanto che è stato lanciato dal Conai (assieme all´Università di Parma, alla Federico II di Napoli, alla LIUC, al polo riminese dell´Università di Bologna, alla Bocconi) il progetto "Network del sapere ambientale", per mettere in rete un know how che consenta di fornire soluzioni eco compatibili ad ampio raggio nei vari settori. Già oggi comunque si moltiplicano gli esempi virtuosi centrati su un pacchetto di misure che vanno dall´utilizzo di materiale riciclato alla semplificazione del sistema di imballo, dal risparmio di energia all´ottimizzazione della logistica. Tra i vincitori del cinquantesimo Oscar dell´imballaggio ci sono: la Seda Italy, con il suo bicchiere di carta proveniente da boschi nord europei a riforestazione programmata rivestita di Mater B (la plastica biodegradabile), un bicchiere che si può gettare sia assieme alla carta per tornare a essere carta che assieme all´umido per essere trasformato in compost; i Grandi salumifici italiani con il nuovo packaging che arriva a dimezzare il peso del materiale utilizzato; l´Assograph Italia con la tecnologia brevettata dei vuoti d´aria che tagliano il consumo di materia prima.
Prestazioni che, sommate, danno un vantaggio consistente anche in prospettiva, come si evince dal rapporto "Il riciclo ecoefficiente", a cura di Duccio Bianchi. Secondo lo studio, ipotizzando una crescita del 15 per cento del riciclo industriale, si ottiene un risparmio aggiuntivo di 2,3 milioni di tep (tonnellate equivalenti petrolio) e una riduzione aggiuntiva di 8,2 milioni di tonnellate di Co2. Il che equivale al 16 per cento della riduzione di anidride carbonica richiesta ai settori coperti dall´emission trading previsto dal protocollo di Kyoto nel periodo 2005-2020.(antonio cianciullo)