[no subject]



La ringrazio per l'appelativo,
ma non sono dottore,nel contempo la 
disquisizione sulle discordanze agli antipodi mi fanno affiorare le 
espressioni composte in inglese che appresso recitano:

Il concetto di 
embeddedness indica il radicamento delle attività economiche nella 
società.
La produzione, la distribuzione ed il consumo dei beni 
dipendono infatti da fattori sociali come la cultura, le abitudini, il 
senso di responsabilità e la reciprocità verso gli altri.
É per questo 
che molti sociologi, come Michael Polanyi e Mark Granowetter affermano 
che l'economia è incapsulata nel sociale (embedded in inglese significa 
infatti "inglobato", "incorporato").

Estratto da "http://it.wikipedia.
org/wiki/Embeddedness"

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----- Original Message ----- 
From: Fabrizio Zampieri 
To: camillo.
coppola at tele2.it 
Sent: Wednesday, March 05, 2008 4:52 PM
Subject: RE: 
Analisi incompleta: Re: Perche' l'Italia uscira' dall'Euro


Egr. dr. 
Coppola,
le allego la mia risposta al dr. De Matteis ma purtroppo non 
avevo ricevuto anche il testo delle altre due questioni (BTP ed Istat); 
quindi le rispondo ora sperando lei possa girare la mia risposta 
completa al dr. De Matteis.
 
Grazie e buona giornata.
Dr. Fabrizio 
Zampieri
 
-------------
 
Egr. dr. De Matteis, 
 
ma lei è così sicuro 
che se avessimo mantenuto la Lira, saremmo in condizioni ben peggiori 
di quella attuale?, spero non sia come quei politici o pseudo 
economisti che incontro spesso e che si nascondono dietro 'certezze' di 
questo tipo senza poi riuscire a dare spiegazioni concrete delle loro 
affermazioni, ma non credo sia il suo caso vista la formazione e gli 
studi in corso.
Ma secondo lei, lo stato assai negativo delle economie 
della maggioranza dei Paesi Ume dipende solamente dall'aumento del 
prezzo delle materie prime e delle fonti energetiche, fenomeno di 
crescita tra l'altro iniziato proprio in concomitanza con 
l'introduzione dell'euro (nel 2001 le quotazioni dell'oro erano ai 
minimi, a circa 260 dollari l'oncia, ed il petrolio era a circa 20 
dollari il barile, nel novembre 2001...). E non tiene in considerazione 
l'aumento indiscriminato del costo della vita reale innescato 
dall'introduzione della nuova valuta (ovviamente non il dato 
inaffidabile e non rispondente a realtà fornito dall'Istat)?; e non 
considera anche l'incremento dei tassi d'interesse ufficiali e 
interbancari, praticamente raddoppiati dal 2002 e con prospettive di 
ulteriori rialzi nel medio-lungo periodo?. Sinceramente non concordo 
con questa sua visione, in gran parte ipotetica o teorica, di fronte 
invece ad uno stato di fatto reale molto negativo.
Io credo invece che, 
con il mantenimento della Lira, e quindi con lo sganciamento dai 
parametri di Maastrich, la nostra valuta avrebbe certamente sopportato 
una svalutazione iniziale (subita inizialmente anche dall'euro: avvio 
con un cambio eur/usd a 1,17 e deprezzatosi poi sino a 0,85), peraltro 
benefica per l'economia interna ma, nel medio termine, si sarebbe poi 
rivalutata per agganciarsi all'Euro, dentro una banda di oscillazione 
ben delimitata (un pò come succedeva con le valute appartenenti allo 
Sme) e quindi il fenomeno dell'aumentato costo dell'energia sarebbe 
stato circa il medesimo di quello attuale.
Se inoltre lei definisce 
stabilità monetaria il cambio a 1,52, con buone possibilità di arrivare 
a 1,60 (il mio studio si occupa anche di analisi finanziarie), 
sinceramente non mi trova per nulla d'accordo.
Confermo la mia tesi che 
i Paesi dell'Ume non sono ancora pronti per una unificazione e 
politiche comuni, soprattutto dal punto di vista economico-finanziario, 
ma considerato il fatto che tali aggregazioni ed unioni sono volute da 
organismi politici e finanziari, tutto ciò è maggiormente 
comprensibile.
 
Per quanto riguarda, la questione dei titoli di Stato 
(BTP e similari) questi, essendo strumenti finanziari con scadenze di 
medio e lungo periodo risentono molto meno dell'effetto speculazione 
rispetto invece ad altri strumenti derivati con scadenze molto più 
corte; anzi, direi che rispecchiano molto più le situazioni 
dell'economia reale 'scontando' i probabili andamenti/scenari futuri. 
Ed in questo momento, dalla lettura dell'aumentato spread BTP italiani-
Bund tedeschi (circa 40 punti base), si evince che i mercati, in 
relazione ai fondamentali economici, stanno 'scommettendo' su una 
probabile uscita dell'Italia dall'Euro.
 
Per quanto concerne l'Istat, 
preferirei allegare il mio intervento già pubblicato circa un mese fa, 
all'interno del quale spero possa trovare alcune risposte e/o 
delucidazioni in merito.
 
Felice di potermi confrontare con persone 
del 'settore',
 
Cordialmente
 
Fabrizio Zampieri

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 L’ISTAT E LE SOLITE RILEVAZIONI ANNUALI INATTENDIBILI 
 

di Fabrizio 
Zampieri
-economista ed analista finanziario-
email: 
fabrifinanz at hotmail.com

Come avviene regolarmente nei primi giorni di 
gennaio, anche quest’anno l’Istat ha pubblicato il dato relativo all’
inflazione in Italia. Il costo della vita medio annuo nel 2007 si è 
attestato a +1,8%; e con nostra sorpresa, si rileva come questo sia il 
dato più basso dopo il 1999, quando fu dell’1,7%, mentre nel 2006 si 
ebbe un incremento del 2,1%. Esaminando ancora l’anno 2007, si può 
notare come nel mese di dicembre l’inflazione sia cresciuta del 2,6% 
rispetto al 2,4% del mese di novembre, attestandosi ai livelli massimi 
dall’ottobre del 2003, ma con un aumento irrisorio dei prezzi dello 
0,3%.

Comunque state tranquilli cari italiani poiché l’aumento del 
mese di dicembre è stato causato soprattutto dall’incremento dei prezzi 
dei carburanti e degli alimentari (pane e pasta), quindi un numero 
limitato di prodotti.

Analizzati in quest’ottica, questi numeri ci 
dicono che la situazione economica delle famiglie italiane non è poi 
così negativa. Il problema è che queste rilevazioni ci vengono fornite 
dall’Istat, che utilizza ormai metodi di calcolo inadeguati e superati, 
oltre a basarsi su un paniere di beni e servizi non certo rispondente 
alla realtà quotidiana della nostra comunità.

Pensate, che dall’
introduzione dell’euro (1 gennaio 2002) ad oggi, secondo l’Istat il 
costo della vita sarebbe aumentato non più del 12%. Secondo voi, il 
conto di una cena in un qualsiasi ristorante/pizzeria è aumentato 
solamente del 10-12% da allora?, ed il costo dei trasporti (autostrade, 
treni) ha avuto un incremento così limitato?, oppure vi sembra che una 
settimana di vacanza, nel medesimo periodo e nella stessa località, 
abbia lo stesso costo o poco più di qualche anno fa?, ed ancora, la 
tariffa postale per spedire una normale lettera è aumentata solamente 
del 10% dal 2002?. E gli esempi potrebbero essere innumerevoli. 

Naturalmente il nostro Istituto Nazionale di Statistica si difende 
dicendo che i dati forniti rappresentano dei dati medi e quindi 
rappresentativi di diversi settori merceologici perciò, gli incrementi 
dei prezzi di molti beni e servizi vengono in parte compensati dai 
decrementi delle tariffe di altri beni e servizi.

A questo punto è 
interessante fare alcune considerazioni relativamente alla lista dei 
prodotti per i quali vengono rilevati i prezzi: il famoso “paniere”; l’
Istat lo aggiorna annualmente eliminando e/o facendo entrare prodotti e 
servizi, con la finalità di mantenere nel tempo la capacità degli 
indici dei prezzi di riflettere i cambiamenti nei comportamenti dei 
consumatori e di adeguare i pesi assegnati ai prodotti alla mutata 
struttura dei consumi delle famiglie.

Per esempio nel 2007 il paniere 
dei prodotti utilizzato per il calcolo degli indici era composto da 540 
posizioni rappresentative (prodotti/servizi). Rispetto all’anno 
precedente sono uscite le seguenti posizioni: pantofole da donna, 
calcolatrice tascabile (ormai sono incorporate nei pc e cellulari..), 
videocassette (non vengono quasi più vendute poiché soppiantate dai 
dvd), pellicola fotografica a colori (chi usa più le “vecchie” macchine 
fotografiche con pellicola..?), sviluppo pellicola a colori (idem come 
prima), ecc… In compenso, sono entrate nuove posizioni: sandali da 
donna, piumino da letto (molto usati soprattutto d’estate e nel sud 
Italia..), scheda di memoria per macchine fotografiche digitali 
(sappiamo tutti che i prodotti dell’elettronica diminuiscono di prezzo 
velocemente a causa dell’entrata nel mercato di nuovi prodotti 
aggiornati e maggiormente funzionali..), scuola dell’infanzia (ormai in 
Italia il tasso di mortalità è superiore al tasso di natalità..), filo 
interdentale (credo venga usato da 1 italiano su 10..), visita a 
monumenti storici (penso l’italiano medio abbia da pensare a come 
arrivare a fine mese piuttosto che pianificare le visite ai monumenti 
storici del nostro Belpaese..), ecc…

Sono compresi nel paniere anche: 
maschera subacquea, tenda da campeggio 2 posti, cerniera lampo, miele, 
chitarra, borotalco, passaverdura, colla, e …uova di gallina biologiche 
(no comment..).

Ebbene, dopo questi esempi, siete ancora così convinti 
che questo paniere sia così rappresentativo delle abitudini delle 
famiglie italiane ma, soprattutto, possa rilevare un corretto e 
realistico costo della vita?. Io non credo proprio.

E pensare che l’
Istat (Istituto Nazionale di Statistica) è un ente di ricerca pubblico, 
presente nel nostro Paese sin dal 1926, ed è il principale produttore 
di statistica ufficiale a favore dei cittadini e dei decisori pubblici. 
Compito istituzionale dell’Istat dovrebbe essere, ed uso volutamente il 
condizionale, quello di produrre e diffondere informazioni affidabili, 
imparziali, trasparenti, accessibili e pertinenti.

In aggiunta, a 
conferma dell’inattendibilità e della scarsa rispondenza alla realtà 
dei dati forniti dall’Istat, in questi giorni è trapelata la notizia 
che da almeno cinque anni le indagini dell’Istituto guidato da Luigi 
Biggeri sono ancora meno veritiere poiché, in media, almeno il 40% 
degli intervistati non risponde ai questionari; mi riferisco 
soprattutto alle rilevazioni in campo economico e ai dati forniti dalle 
imprese italiane. 

Tale grave fenomeno è stato denunciato dalla Corte 
dei Conti la quale ha contestato all’Istat la mancata applicazione 
delle sanzioni alle imprese che non hanno risposto ai questionari, 
almeno il 40% degli intervistati, dal 2002 al 2006, e per un importo 
pari a 191 milioni di euro.

Lo scandalo recente è stato messo in luce 
dal quotidiano “Finanza & Mercati” il quale si è accorto cha all’
interno del “Decreto Milleproroghe” è stato inserito un vero e proprio 
colpo di spugna sull’enorme danno erariale da 191 milioni di euro 
denunciato dalla Corte dei Conti all’Istat ovvero, all’art. 44 del 
Decreto “..nessun addebito potrà essere mosso all’Istat per non aver 
fatto multe, …”.

Per concludere, è sempre più palese che i dati 
forniti dall’Istat non sono corretti e gestiti in modo trasparente ma, 
cosa ben più importante, come ho già detto, non sono rappresentativi 
della reale situazione socio-economica del nostro Paese. 

Altrimenti 
non si capirebbe come mai, con un tasso d’inflazione sotto il 2% annuo, 
come dichiarato dall’Istituto Nazionale di Statistica, il numero delle 
famiglie italiane sotto la soglia della povertà potrebbe raddoppiare 
nel corso di quest’anno, raggiungendo la soglia di circa 5 milioni 
(fonte: Codacons).

Per concludere, la prima azione da intraprendere, 
in tempi brevi, dovrebbe essere quella di riformare profondamente l’
Istat, magari anche nell’assetto societario, stabilendone nuove regole 
e principi di funzionamento. Ma siamo poi così sicuri che molti 
esponenti politici e finanziari del nostro Paese possano avere un reale 
interesse nel modificare questo stato di cose..??.