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- From: "camillo.coppola at tin.it" <camillo.coppola at tin.it>
- Date: Wed, 5 Mar 2008 19:03:27 +0100 (GMT+01:00)
La ringrazio per l'appelativo, ma non sono dottore,nel contempo la disquisizione sulle discordanze agli antipodi mi fanno affiorare le espressioni composte in inglese che appresso recitano: Il concetto di embeddedness indica il radicamento delle attività economiche nella società. La produzione, la distribuzione ed il consumo dei beni dipendono infatti da fattori sociali come la cultura, le abitudini, il senso di responsabilità e la reciprocità verso gli altri. É per questo che molti sociologi, come Michael Polanyi e Mark Granowetter affermano che l'economia è incapsulata nel sociale (embedded in inglese significa infatti "inglobato", "incorporato"). Estratto da "http://it.wikipedia. org/wiki/Embeddedness" -------------------------------------------------------------------------------- ----- Original Message ----- From: Fabrizio Zampieri To: camillo. coppola at tele2.it Sent: Wednesday, March 05, 2008 4:52 PM Subject: RE: Analisi incompleta: Re: Perche' l'Italia uscira' dall'Euro Egr. dr. Coppola, le allego la mia risposta al dr. De Matteis ma purtroppo non avevo ricevuto anche il testo delle altre due questioni (BTP ed Istat); quindi le rispondo ora sperando lei possa girare la mia risposta completa al dr. De Matteis. Grazie e buona giornata. Dr. Fabrizio Zampieri ------------- Egr. dr. De Matteis, ma lei è così sicuro che se avessimo mantenuto la Lira, saremmo in condizioni ben peggiori di quella attuale?, spero non sia come quei politici o pseudo economisti che incontro spesso e che si nascondono dietro 'certezze' di questo tipo senza poi riuscire a dare spiegazioni concrete delle loro affermazioni, ma non credo sia il suo caso vista la formazione e gli studi in corso. Ma secondo lei, lo stato assai negativo delle economie della maggioranza dei Paesi Ume dipende solamente dall'aumento del prezzo delle materie prime e delle fonti energetiche, fenomeno di crescita tra l'altro iniziato proprio in concomitanza con l'introduzione dell'euro (nel 2001 le quotazioni dell'oro erano ai minimi, a circa 260 dollari l'oncia, ed il petrolio era a circa 20 dollari il barile, nel novembre 2001...). E non tiene in considerazione l'aumento indiscriminato del costo della vita reale innescato dall'introduzione della nuova valuta (ovviamente non il dato inaffidabile e non rispondente a realtà fornito dall'Istat)?; e non considera anche l'incremento dei tassi d'interesse ufficiali e interbancari, praticamente raddoppiati dal 2002 e con prospettive di ulteriori rialzi nel medio-lungo periodo?. Sinceramente non concordo con questa sua visione, in gran parte ipotetica o teorica, di fronte invece ad uno stato di fatto reale molto negativo. Io credo invece che, con il mantenimento della Lira, e quindi con lo sganciamento dai parametri di Maastrich, la nostra valuta avrebbe certamente sopportato una svalutazione iniziale (subita inizialmente anche dall'euro: avvio con un cambio eur/usd a 1,17 e deprezzatosi poi sino a 0,85), peraltro benefica per l'economia interna ma, nel medio termine, si sarebbe poi rivalutata per agganciarsi all'Euro, dentro una banda di oscillazione ben delimitata (un pò come succedeva con le valute appartenenti allo Sme) e quindi il fenomeno dell'aumentato costo dell'energia sarebbe stato circa il medesimo di quello attuale. Se inoltre lei definisce stabilità monetaria il cambio a 1,52, con buone possibilità di arrivare a 1,60 (il mio studio si occupa anche di analisi finanziarie), sinceramente non mi trova per nulla d'accordo. Confermo la mia tesi che i Paesi dell'Ume non sono ancora pronti per una unificazione e politiche comuni, soprattutto dal punto di vista economico-finanziario, ma considerato il fatto che tali aggregazioni ed unioni sono volute da organismi politici e finanziari, tutto ciò è maggiormente comprensibile. Per quanto riguarda, la questione dei titoli di Stato (BTP e similari) questi, essendo strumenti finanziari con scadenze di medio e lungo periodo risentono molto meno dell'effetto speculazione rispetto invece ad altri strumenti derivati con scadenze molto più corte; anzi, direi che rispecchiano molto più le situazioni dell'economia reale 'scontando' i probabili andamenti/scenari futuri. Ed in questo momento, dalla lettura dell'aumentato spread BTP italiani- Bund tedeschi (circa 40 punti base), si evince che i mercati, in relazione ai fondamentali economici, stanno 'scommettendo' su una probabile uscita dell'Italia dall'Euro. Per quanto concerne l'Istat, preferirei allegare il mio intervento già pubblicato circa un mese fa, all'interno del quale spero possa trovare alcune risposte e/o delucidazioni in merito. Felice di potermi confrontare con persone del 'settore', Cordialmente Fabrizio Zampieri -------------------------------------------------------------------------------- L’ISTAT E LE SOLITE RILEVAZIONI ANNUALI INATTENDIBILI di Fabrizio Zampieri -economista ed analista finanziario- email: fabrifinanz at hotmail.com Come avviene regolarmente nei primi giorni di gennaio, anche quest’anno l’Istat ha pubblicato il dato relativo all’ inflazione in Italia. Il costo della vita medio annuo nel 2007 si è attestato a +1,8%; e con nostra sorpresa, si rileva come questo sia il dato più basso dopo il 1999, quando fu dell’1,7%, mentre nel 2006 si ebbe un incremento del 2,1%. Esaminando ancora l’anno 2007, si può notare come nel mese di dicembre l’inflazione sia cresciuta del 2,6% rispetto al 2,4% del mese di novembre, attestandosi ai livelli massimi dall’ottobre del 2003, ma con un aumento irrisorio dei prezzi dello 0,3%. Comunque state tranquilli cari italiani poiché l’aumento del mese di dicembre è stato causato soprattutto dall’incremento dei prezzi dei carburanti e degli alimentari (pane e pasta), quindi un numero limitato di prodotti. Analizzati in quest’ottica, questi numeri ci dicono che la situazione economica delle famiglie italiane non è poi così negativa. Il problema è che queste rilevazioni ci vengono fornite dall’Istat, che utilizza ormai metodi di calcolo inadeguati e superati, oltre a basarsi su un paniere di beni e servizi non certo rispondente alla realtà quotidiana della nostra comunità. Pensate, che dall’ introduzione dell’euro (1 gennaio 2002) ad oggi, secondo l’Istat il costo della vita sarebbe aumentato non più del 12%. Secondo voi, il conto di una cena in un qualsiasi ristorante/pizzeria è aumentato solamente del 10-12% da allora?, ed il costo dei trasporti (autostrade, treni) ha avuto un incremento così limitato?, oppure vi sembra che una settimana di vacanza, nel medesimo periodo e nella stessa località, abbia lo stesso costo o poco più di qualche anno fa?, ed ancora, la tariffa postale per spedire una normale lettera è aumentata solamente del 10% dal 2002?. E gli esempi potrebbero essere innumerevoli. Naturalmente il nostro Istituto Nazionale di Statistica si difende dicendo che i dati forniti rappresentano dei dati medi e quindi rappresentativi di diversi settori merceologici perciò, gli incrementi dei prezzi di molti beni e servizi vengono in parte compensati dai decrementi delle tariffe di altri beni e servizi. A questo punto è interessante fare alcune considerazioni relativamente alla lista dei prodotti per i quali vengono rilevati i prezzi: il famoso “paniere”; l’ Istat lo aggiorna annualmente eliminando e/o facendo entrare prodotti e servizi, con la finalità di mantenere nel tempo la capacità degli indici dei prezzi di riflettere i cambiamenti nei comportamenti dei consumatori e di adeguare i pesi assegnati ai prodotti alla mutata struttura dei consumi delle famiglie. Per esempio nel 2007 il paniere dei prodotti utilizzato per il calcolo degli indici era composto da 540 posizioni rappresentative (prodotti/servizi). Rispetto all’anno precedente sono uscite le seguenti posizioni: pantofole da donna, calcolatrice tascabile (ormai sono incorporate nei pc e cellulari..), videocassette (non vengono quasi più vendute poiché soppiantate dai dvd), pellicola fotografica a colori (chi usa più le “vecchie” macchine fotografiche con pellicola..?), sviluppo pellicola a colori (idem come prima), ecc… In compenso, sono entrate nuove posizioni: sandali da donna, piumino da letto (molto usati soprattutto d’estate e nel sud Italia..), scheda di memoria per macchine fotografiche digitali (sappiamo tutti che i prodotti dell’elettronica diminuiscono di prezzo velocemente a causa dell’entrata nel mercato di nuovi prodotti aggiornati e maggiormente funzionali..), scuola dell’infanzia (ormai in Italia il tasso di mortalità è superiore al tasso di natalità..), filo interdentale (credo venga usato da 1 italiano su 10..), visita a monumenti storici (penso l’italiano medio abbia da pensare a come arrivare a fine mese piuttosto che pianificare le visite ai monumenti storici del nostro Belpaese..), ecc… Sono compresi nel paniere anche: maschera subacquea, tenda da campeggio 2 posti, cerniera lampo, miele, chitarra, borotalco, passaverdura, colla, e …uova di gallina biologiche (no comment..). Ebbene, dopo questi esempi, siete ancora così convinti che questo paniere sia così rappresentativo delle abitudini delle famiglie italiane ma, soprattutto, possa rilevare un corretto e realistico costo della vita?. Io non credo proprio. E pensare che l’ Istat (Istituto Nazionale di Statistica) è un ente di ricerca pubblico, presente nel nostro Paese sin dal 1926, ed è il principale produttore di statistica ufficiale a favore dei cittadini e dei decisori pubblici. Compito istituzionale dell’Istat dovrebbe essere, ed uso volutamente il condizionale, quello di produrre e diffondere informazioni affidabili, imparziali, trasparenti, accessibili e pertinenti. In aggiunta, a conferma dell’inattendibilità e della scarsa rispondenza alla realtà dei dati forniti dall’Istat, in questi giorni è trapelata la notizia che da almeno cinque anni le indagini dell’Istituto guidato da Luigi Biggeri sono ancora meno veritiere poiché, in media, almeno il 40% degli intervistati non risponde ai questionari; mi riferisco soprattutto alle rilevazioni in campo economico e ai dati forniti dalle imprese italiane. Tale grave fenomeno è stato denunciato dalla Corte dei Conti la quale ha contestato all’Istat la mancata applicazione delle sanzioni alle imprese che non hanno risposto ai questionari, almeno il 40% degli intervistati, dal 2002 al 2006, e per un importo pari a 191 milioni di euro. Lo scandalo recente è stato messo in luce dal quotidiano “Finanza & Mercati” il quale si è accorto cha all’ interno del “Decreto Milleproroghe” è stato inserito un vero e proprio colpo di spugna sull’enorme danno erariale da 191 milioni di euro denunciato dalla Corte dei Conti all’Istat ovvero, all’art. 44 del Decreto “..nessun addebito potrà essere mosso all’Istat per non aver fatto multe, …”. Per concludere, è sempre più palese che i dati forniti dall’Istat non sono corretti e gestiti in modo trasparente ma, cosa ben più importante, come ho già detto, non sono rappresentativi della reale situazione socio-economica del nostro Paese. Altrimenti non si capirebbe come mai, con un tasso d’inflazione sotto il 2% annuo, come dichiarato dall’Istituto Nazionale di Statistica, il numero delle famiglie italiane sotto la soglia della povertà potrebbe raddoppiare nel corso di quest’anno, raggiungendo la soglia di circa 5 milioni (fonte: Codacons). Per concludere, la prima azione da intraprendere, in tempi brevi, dovrebbe essere quella di riformare profondamente l’ Istat, magari anche nell’assetto societario, stabilendone nuove regole e principi di funzionamento. Ma siamo poi così sicuri che molti esponenti politici e finanziari del nostro Paese possano avere un reale interesse nel modificare questo stato di cose..??.
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