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i conti sconosciuti della valle di susa.
- Subject: i conti sconosciuti della valle di susa.
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 28 Jan 2008 06:43:19 +0100
dal manifesto 16 dicembre
2007
intervista I conti sconosciuti della
Valle di Susa
Sulla linea storica c'è posto per duecento treni quando ne passano settanta. Le merci potrebbero triplicare, ma tendono a ridursi. Questi i rilievi dell'Osservatorio che dovrebbe decidere della fattibilità della nuova Tav. Intervista ad Angelo Tartaglia Guglielmo Ragozzino
Angelo Tartaglia insegna fisica al Politecnico di Torino ed è l'esperto che rappresenta la Bassa Valle di Susa nell'Osservatorio, presieduto da Mario Virano, e incaricato dal governo di rifare i calcoli sull'alta velocità tra Lione e Torino. Gli abbiamo chiesto se, nel silenzio generale, l'Osservatorio avesse stabilito l'inutilità della linea. Questa la risposta. «La linea non è assolutamente urgente, per dirla in termini che tengano conto delle posizioni di tutto l'Osservatorio. La linea esistente è assai sotto utilizzata. Inoltre se si vogliono conseguire risultati positivi nel trasferire le merci dalla strada alla ferrovia, la prima cosa da fare non è un tunnel sotto le Alpi ma una serie di politiche finora inesistenti. Poi, verificata l'efficacia delle politiche, si può pensare a interventi infrastrutturali. La linea esistente, con le tendenze in atto e prevedibili, basta ben oltre il 2030». E quindi.... Quindi c'è tutto il tempo; se l'effetto delle politiche fa crescere il traffico ferroviario, allora si interverrà. Poi ci sono i numeri, altro ancora... Ma il succo è: tutta l'informazione sui lavori dell'Osservatorio,diffusa attraverso i canali al pubblico, fuori dalla Valle di Susa, è, come minimo, fortemente inesatta. Il messaggio veicolato è, invariabilmente: stanno discutendo, stanno mettendosi d'accordo. Ed è sottinteso: per fare la nuova linea. L'unico problema sarebbe di capire come è fatta e dove passa. In realtà le conclusioni dell'Osservatorio hanno messo in dubbio il senso di fare la nuova linea, in un futuro che vale per parecchi anni. Questa è la sostanza. E' chiaro che una parte degli interlocutori politici, gioca con l'Osservatorio. E afferma: si sta parlando; però lascia come inamovibile che si debba fare quest'opera grande e costosissima. Invece le conclusioni dell'Osservatorio, il lavoro in corso, dimostrano che la linea non andrebbe fatta, tenendo conto del buon impiego delle risorse. Ma all'osservatorio si discute? L'Osservatorio non è un organo decisionale. Quindi non votiamo, non dobbiamo assumere decisioni o altro. A rigore non ci pronunciamo nemmeno sul fatto se una cosa debba essere fatta o non fatta. Noi valutiamo o abbiamo valutato, in questo anno, la fondatezza delle ipotesi alla base dell'eventuale decisione di fare questa linea. E l'analisi condivisa, scritta nei quaderni... è univoca. Condivisa... univoca... I numeri sono oggettivi. Pur se in alcuni casi siamo stati assai condiscendenti per i numeri dell'altra parte, i numeri condivisi affermano che in concreto, al valico, passa una settantina di treni al giorno. Abbiamo convenuto con gli altri soggetti al tavolo, in particolare con la Rete ferroviaria italiana, Rfi, che sulla linea ne potrebbero passare 226. Rfi accampa una serie di problemi riguardanti la manutenzione e altro. Così i treni scenderebbero a 196. Noi diciamo che potrebbero passarne di più, ma restiamo a quello che dice Rfi: 196. Oggi ne passano 70 e quindi c'è un ampio margine. Inoltre il traffico sulla linea è in calo da anni, dal 1997. Anche questi sono dati oggettivi. C'è una tendenza al calo del traffico ferroviario. In termini di tonnellate, secondo le stime molto prudenziali di Rfi, il quantitativo è meno di un terzo di quello che potrebbe passare. Secondo stime più credibili che abbiamo cercato di fare noi, potrebbero passare cinque volte più merci che non oggi. Così, chi sostiene una nuova linea, dirà: sì è vero... ma bisogna farla lo stesso , per motivi... non so quali. Noi diciamo: non ha senso farla, poiché non abbiamo sfruttato le potenzialità del collegamento attuale; inoltre cosa avverrà in futuro? Se la tendenza continua, il problema non è di aprire una nuova linea , ma di chiudere quella che esiste. Tanto per fare l'avvocato del diavolo, non c'è il problema di velocizzare il traffico passeggeri ? Sostanzialmente direi di no. Il messaggio al grande pubblico è quello della ferrovia veloce, essenzialmente per passeggeri. Chi conosce vagamente il problema, fuori dal Piemonte ma anche fuori dalla valle di Susa, continua a pensare al traffico passeggeri. Al tavolo dell'Osservatorio, dove abbiamo ascoltato tecnici e politici e responsabili dell'Unione europea, nessuno ha prospettato un collegamento veloce per i passeggeri, perché i passeggeri, letteralmente, non esistono. Se i passeggeri sono solo qualche centinaio al giorno, tra Torino e Lione o Parigi, un'opera specifica per essi è un non senso. Costa molto un passeggero... E' come per il Teatro lirico. Lo stato lo sovvenziona per permettere a qualcuno di goderne, ma non ha molto senso, quando sussistono i problemi dei pendolari che conosciamo. Il problema al nostro tavolo, ben noto da anni a tutti i decisori, riguarda le merci. Non quello di velocizzarle, ma di consegnarle in tempo e bene. In caso di ritardo, un operatore rischia di brutto. Allora preferisce rivolgersi ai camion, dove i vari padroncini, anche perché sono presi per il collo, fanno qualunque cosa pure di arrivare nei tempi pattuiti. Oggi la ferrovia non è appetibile per le merci, perché è inefficiente. Con provvedimenti che servano a migliorare la qualità del servizio in ferrovia, e magari anche a scoraggiare quello su strada, i risultati arrivano. In Svizzera, avendo deciso di potenziare i tunnel, hanno cominciato con una politica che penalizzava l'attraversamento del territorio via strada e offriva un buon servizio ferroviario. Risultato, il traffico ferroviario in Svizzera è cresciuto ben prima che entrassero in funzione i nuovi tunnel, tanto più solo uno è stato aperto e parzialmente. Che reazione vi è stata tra gli amministratori piemontesi?.. Fuori della valle, intende? Fuori l'impatto è nullo, perché manca l'informazione. Questo è il dramma. Gli amministratori informati sono quelli dei comuni intorno a Torino, potenzialmente coinvolti in opere di qualche genere: la nuova linea, l'adeguamento di quella vecchia .... Questi, sia pur fuori dalla valle, hanno l'informazione diretta, perché il coordinamento tra gli amministratori è riuscito a coinvolgerli, appena si sono sparse voci che un'ipotetica nuova linea sarebbe potuta passare dove non era stata prevista all'inizio. Così c'è stato un po' di allarme. C'è stato un coordinamento con loro, e ciò ha offerto ai sindaci informazioni dirette; hanno nominato tecnici propri che si sono affiancati a noi della Bassa Valle di Susa. Ora sanno di che si tratta, quindi hanno un orientamento ragionevole. Il resto del mondo, il resto del Piemonte, non sa niente, legge sempre, nei giornali, che quest'opera si fa... Il problema sembra di capire se si fa un po' più in qua, o un po' più in là. Ma non è vero. Non ce n'è bisogno, non c'è l'urgenza, è un errore grave.... Ma i politici, da Bresso in su, dovrebbero essere informati.. Non lo so. Forse non lo sono, forse non vogliono esserlo. Le dichiarazioni pubbliche sono quelle di sette od otto anni fa, salvo il fatto che bisogna parlarsi. La Presidente della Regione, il sindaco di Torino, ripetono la cantilena: bisogna andare avanti, se no siamo emarginati... Frasi che non hanno alcun senso economico, trasportistico... Abbiamo fatto un seminario, sabato primo dicembre, invitando tutti. La Presidente della regione è venuta all'inizio, come sempre. Ha portato il suo saluto, ha detto che doveva andare via. Ha parlato di sondaggi - sembrava Berlusconi - secondo i quali la maggior parte dei piemontesi è favorevole alla linea... Con le informazioni disponibili, è ovvio che lo siano. Poi c'era qualche parlamentare piemontese che si è fermato poco, ha dichiarato che è fondamentale per il Piemonte, senza dire niente nel merito, senza ascoltare le relazioni. Quindi non so che dire, se sono informati e non vogliono esserlo, o non sono informati e basta. Ma sono prevenuti: una decisione pensano di averla presa e non stanno a sentire nessuno. |
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