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i bisogni ecologici dei ricchi non possono essere scaricati sui poveri
- Subject: i bisogni ecologici dei ricchi non possono essere scaricati sui poveri
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 15 Nov 2007 06:38:25 +0100
da greenport.it
30/10/2007Consumi
I bisogni ecologici dei ricchi non possono essere scaricati sui poveri Non possiamo lasciare ai soli meccanismi di mercato la ricerca della sostenibilità ecologica. Ma ogni azione, anche ecologicamente sostenibile, ha un costo: ecologico e/o sociale di Pietro Greco ROMA. Qualcuno lo ha già battezzato ecocolonialismo. Consiste nell’utilizzare i meccanismi di mercato per scaricare sui poveri del Terzo Mondo i bisogni ecologici dei ricchi del Primo Mondo. Alcuni esempi sono clamorosi. L’Olanda ha bisogno di ridurre le proprie emissioni di gas serra? Allora pensa bene – come consentito dal Protocollo di Kyoto – di acquistare diritti di riforestazione in Uganda, provocando indirettamente la cacciata manu militari dei contadini africani dai terreni che coltivano. Così i poveri pagano per soddisfare i bisogni ecologici dei ricchi. Retorica terzomondista? Non proprio. Se è vero che nei giorni scorsi Jean Ziegler, lo «Speciale Rapporteur delle Nazioni Unite per il Diritto al Cibo» ha chiesto una moratoria di almeno cinque anni nell’uso di cereali per la produzione di bioetanolo, il combustibile alternativo al petrolio considerato una delle opzioni in campo per diminuire le emissioni di antropiche di anidride carbonica. Quello che sta avvenendo, infatti, è che una parte crescente di cereali viene sottratta all’uso alimentare e utilizzata per produrre il combustibile che ha un ciclo carbon free. E poiché per produrre un pieno di bioetanolo per la macchina di un ricco – sostiene il noto sociologo svizzero – occorre una quantità di grano – oltre 250 chilogrammi – tale che basterebbe a sfamare un povero per un anno intero, il processo risulta socialmente insostenibile in un pianeta che conta oltre 850 milioni di persone al di sotto della soglia minima di nutrizione. I casi della riforestazione in Uganda o della produzione di biocombustibili nel mondo ci inducono ad almeno due considerazioni, di segno opposto. La prima è che, come abbiamo già avuto modo di dire nei nostri interventi su Greenreport, non esistono pasti gratis nell’universo. Neppure nell’universo ecologico. Ogni azione, anche ecologicamente sostenibile, ha un costo: ecologico e/o sociale. La seconda considerazione è che non possiamo lasciare ai soli meccanismi di mercato la ricerca della sostenibilità ecologica. Perché, per quanto utili, questi meccanismi, se non sono ben regolati, producono facilmente nuove insostenibilità. In definitiva, occorre una ricerca paziente, per prova ed errore, di punti di equilibrio tra costi e benefici ecologici e sociali di ogni azione. La via della sostenibilità non è facile. E non può che essere una via democratica, se non vogliamo che i bisogni ambientali si risolvano in un fattore di nuove disuguaglianze tra le nazioni e dentro le nazioni. |
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