alimentazione e bambini iperattivi



Bambini iperattivi? Controllate quello che mangiano.

Una ricerca conferma il legame  che da tempo si sospettava tra iperattività e additivi alimentari.

 

Di Claudia Wallis    da TIME  24 Settembre 2007

 

E’ da molto tempo che  alcuni genitori hanno osservato il fatto che  i bambini vanno fuori di testa dopo aver mangiato cibi pieni di ingredienti artificiali o  di coloranti al neon. I ricercatori medici – per non parlare dell’industria alimentare – erano scettici;  non c’era prova di questo effetto, almeno niente di paragonabile  a uno studio controllato in doppio cieco.

Come spesso accade, comunque, è venuto fuori che i genitori erano un passo avanti rispetto ai professionisti. Uno studio accuratamente pianificato pubblicato dalla autorevole  rivista medica britannica Lancet   mostra che diversi coloranti alimentari e il conservante  benzoato di sodio – un ingrediente di molte bibite, succhi di frutta e  salse – davvero  fanno diventare alcuni bambini più iperattivi e distratti.  La scoperta  ha suggerito alla Food Standards Agency britannica di pubblicare un immediato avvertimento ai genitori allo scopo di limitare l’assunzione di additivi da parte dei loro bambini se rilevano un effetto sul comportamento. Negli Stati Uniti non c’è stata una risposta simile, ma i medici dicono che è giusto che i genitori stiano in guardia.

 Lo studio, guidato da Jim Stevenson, professore di psicologia all’Università di Southampton, ha coinvolto circa 300 bambini in due gruppi di età:  bambini di 3 anni e bambini di 8-9 anni. Durante tre  periodi di una settimana, ai bambini veniva prescritto a caso di consumare un succo di frutta,  scelto fra tre, al giorno: uno conteneva la quantità di colorante e di benzoato di sodio tipica della dieta di un bambino inglese, il secondo aveva una concentrazione più bassa di additivi  e il terzo  era senza additivi. I bambini passavano una settimana bevendo una delle tre  misture, che erano uguali per gusto e colore. Durante ogni periodo di sette giorni, insegnanti, genitori e studenti laureati (che non sapevano quale delle bibite fosse toccata ai bambini) facevano uso di strumenti standardizzati per la valutazione del comportamento per  misurare qualità come irrequietezza, mancanza di concentrazione, nervosismo o il troppo parlare e interrompere.

 Stevenson ha rilevato che i bambini di entrambi i gruppi di età  erano significativamente più iperattivi quando assumevano la bevanda con livelli più alti di additivi. I bambini di 3 anni avevano una reazione più accentuata dei bambini più grandi anche alla bevanda con la dose intermedia di additivi, che aveva circa la stessa quantità di coloranti alimentari di due  sacchetti di caramelle da due once(57 grammi). Ma anche all’interno di ogni gruppo di età, alcuni bambini avevano una reazione forte ed altri  nessuna reazione. L’équipe di Stevenson  sta cercando di capire come   la  gamma  di sensibilità possa essere spiegata da differenze genetiche. Uno dei suoi colleghi crede che gli additivi possano scatenare un rilascio di istamine in bambini particolarmente sensibili. In generale, gli effetti di queste sostanze chimiche non sono in grado di provocare  una patologia conclamata di ADHD (attention-deficit/hyperactivity disorder). Comunque, l’articolo avverte che “questi effetti  negativi potrebbero influire sulla abilità del bambino di beneficiare della esperienza della scuola”.

L’articolo di Lancet è forse il primo a  stabilire inequivocabilmente  un legame tra  additivi e iperattività, ma già dagli anni settanta l’idea era stata alla base della restrittiva dieta Feingold,  divulgata come trattamento per l’ ADHD.  Alcuni medici  a tutt’oggi  avvertono  d’abitudine i genitori di bambini affetti da ADHD di tenersi alla larga da conservanti e coloranti alimentari. “Per alcuni bambini è importante, così  io dico ai genitori di essere scienziati dei loro figli”  dice lo psichiatra Edward Hallowell, autore di diversi libri sull’ ADHD.  Mentre un collegamento analogo tra iperattività e zucchero rimane da provare,  Hallowell  mette in guardia i genitori anche a proposito dei dolci. ”Ho visto troppi bambini  dare i numeri dopo bibite e torte di compleanno,” aggiunge.  ”Li esorto a mangiare cibi sani. Saranno più in salute comunque.”

 L’industria alimentare ha risposto con cautela allo studio, richiedendo ulteriori ricerche. I coloranti alimentari utilizzati nello studio in questione “hanno superato affidabili valutazioni di sicurezza da parte di organismi governativi,” nota Cathy Cook  della Associazione Internazionale di Produttori di Coloranti.

 Lo studio di  Lancet incoraggerà probabilmente altri ricercatori a condurre altri autonomi lavori sugli additivi. Persone affette da disturbi che vanno dall’autismo alla fibrillazione atriale (un disturbo cardiaco) lamentano che i conservanti fanno peggiorare i loro sintomi. ”Credo che se faremo lavori sistematici di questo genere su altri additivi, scopriremo che anch’essi hanno degli effetti sul comportamento,” dice il dottor James Perrin, professore di pediatria a Harvard. “I bambini bevono cose folli  di colori quasi abbaglianti,” dice. Questo studio  ci dà una ragione in più per rallegrarci della tendenza  in atto verso un’alimentazione più naturale.

 

 

Dove si nascondono le sostanze chimiche

Alcuni dei cibi più diffusi contenenti coloranti, secondo la Food and Drug Administration americana:

Prodotti da forno

Caramelle

Formaggi

Gomme da masticare

Marmellate

Bibite

Minestre pronte

 

(tradotto da Valeria Manari)