[fair cstampa] Fermiamo il processo in India contro la Clean Clothes Campaign



[fair] per la Campagna Abiti Puliti <http://www.fairwatch.it/>www.fairwatch.it




Un giudice indiano vuole arrestare gli attivisti

della Campagna Abiti Puliti. Il loro reato?

Aver denunciato le pessime condizioni di lavoro degli operai di un gruppo
tessile indiano che fornisce anche gli italiani Armani e Ra-Re



Roma, 3 ottobre - Tu denunci le mie malefatte? Io ti arresto. E ti inseguo
fino in Olanda. Oscuro il tuo sito internet. E se ci riesco, anche il tuo
provider. E’ la brutta avventura che sta vivendo la Clean Clothes Campaign,
la meritoria campagna internazionale che da anni, e per prima, ha
cominciato ad aprire uno spiraglio di conoscenza, e di speranza per i
lavoratori, sul mondo dei subappalti delle grandi firme del tessile
abbigliamento nel Sud del mondo.

   la Clean Clothes aveva messo gli occhi e denunciato i comportamenti
antisindacali nella grande azienda tessile FFI, che da Bangalore cuce jeans
anche per i marchi nostrani Armani e RaRe, oltre che per gli internazionali
G-star, Guess, GAP, Mexx. Armani e RaRe, da mesi mantengono il più stretto
riserbo sulla vicenda e non l’hanno ritenuta degna neanche di qualche riga
di comunicato stampa di circostanza.

   Ma nel frattempo, però, c’è chi si è dato da fare: è un giudice di
Bangalore che ha diramato un mandato d’arresto per sette membri dello staff
della Clean Clothes Campaign e dell’India Committee of the Netherlands che
rischiano fino a due anni di carcere. La FFI ha chiesto al giudice, oltre
all’oscuramento dei providers olandesi Antenna e Xs4all che hanno riportato
costantemente le evoluzioni della vicenda giudiziaria, anche l’arresto dei
sette perché si possa essere sicuri che saranno presenti a Bangalore quando
si aprirà il procedimento contro di loro.

   “Social Accountability International (SAI), responsabile dello standard
sociale SA8000 – spiega Deborah Lucchetti, dell’organizzazione italiana
Fair che è tra i portavoce di Clean Clothes in Italia - ha confermato che
si applica anche al caso FFI/JKPL la decisione ufficializzata il 30 aprile
scorso che sospende dai benefici della certificazione SA8000 tutte le
imprese che abbiano ricevuto una ‘ingiunzione legale che vieta agli
stakeholder di discutere delle attività condotte dall’impresa al suo
interno’. Diverse fonti – continua Lucchetti - confermano che la
certificazione SA8000 concessa alle unità della FFI/JKPL è sospesa.
Comunque, i termini della sospensione rimangono poco chiari.Nonostante le
numerose richieste di informazioni aggiuntive, SAI non ha condiviso con la
Clean Clothes alcuna informazione”.

   La Clean Clothes critica la decisione di SAI di ‘autocensurarsi’ ed
esprime “forte preoccupazione che assecondando le minacce di un’azienda a
caccia di certificazione, SAI ponga le premesse per la completa perdita di
credibilità della sua organizzazione come ente indipendente”.

   Le accuse della FFI, sul piano legale, “fanno acqua da tutte le parti –
denuncia Crista de Bruin, della Clean Clothes Campaign – servono solo per
metterci sotto pressione e gettare discredito su di noi”. La FFI non è
nuova a queste azioni: lo scorso anno, infatti, riuscì a far emettere dal
tribunale una ‘condanna al silenzio’ per le organizzazioni sindacali locali
che sono state interdette legalmente dal parlare delle condizioni di lavoro
che si vivevamo nelle sue fabbriche. Visto che, nel frattempo, le
organizzazioni umanitarie internazionali hanno continuato ad occuparsi del
gruppo, la FFI, a questo punto, ha mirato più alto e più lontano.



ATTIVIAMOCI! Sul sito della Campagna Abiti Puliti
<http://www.anitipuliti.org/>www.anitipuliti.org è possibile scrivere a
Armani, RaRe e Guess che il loro rifiuto di prendere in considerazione le
violazioni avvenuto presso il loro fornitore  non è accettabile.

   Bisogna mettere sotto pressione anche FFI/JKPL per convincerli a
ritirare la denuncia pendente presso il tribunale di Bangalore, e di
impegnarsi a un confronto con le organizzazioni locali (GATWU, NTUI,
Cividep, Women Garment Workers’ Front Munnade).