[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
EPA: il Parlamento impegna il Governo Prodi a verificare gli Accordi di liberalizzazione commerciale tra Africa ed Europa
- Subject: EPA: il Parlamento impegna il Governo Prodi a verificare gli Accordi di liberalizzazione commerciale tra Africa ed Europa
- From: "Monica Di Sisto" <moni.disisto at iol.it>
- Date: Thu, 4 Oct 2007 11:00:36 +0200
TRADEWATCH – Osservatorio sul Commercio Internazionale <http://www.tradewatch.it/>www.tradewatch.it IL PARLAMENTO IMPEGNA IL GOVERNO A VERIFICARE L’IMPATTO SUI PAESI PIU’ POVERI DEI NUOVI ACCORDI COMMERCIALI TRA AFRICA ED EUROPA (EPA) A cinque anni dall’inizio dei negoziati di liberalizzazione commerciale (Economic Partnership Agreements, cioè EPA o APE) tra Europa e Africa, Caraibi e Pacifico, CRBM, Fair e Mani Tese salutano l’approvazione al Senato di un Ordine del Giorno che impegna il Governo “ad una verifica ed una revisione della politica commerciale dell’Unione Europea, particolarmente rispetto ai Paesi in via di sviluppo, ed in particolare a valutare i termini temporali di conclusione dell’accordo al fine di permettere una più accurata e partecipata considerazione delle ricadute degli EPA sulle prospettive di sviluppo”. Roma, 4 ottobre 2007 – Il 27 settembre, Giornata Mondiale di Mobilitazione contro gli Accordi di Partenariato Economico, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Mani Tese e l’equosolidale Fair avevano chiesto al parlamento italiano a nome di Tradewatch, Osservatorio italiano sul Commercio Internazionale, di assumersi la responsabilità di una reazione all’affondo che la Commissione Europea sta portando alle fragili economie dei Paesi di Africa Caraibi e Pacifico spingendoli a una liberalizzazione dei mercati che non potrà portare loro nessun vantaggio per molti anni, stanti i ritardi nell’integrazione regionale tra i loro Paesi e le difficili condizioni strutturali dei loro sistemi produttivi locali, che hanno bisogno di crescere e di sfamare le proprie popolazioni prima di essere proiettati nell’arena della competizione globale. Apprendiamo con soddisfazione che martedì sera il Senato ha approvato un Ordine del Giorno che impegna il Governo “Ad una verifica ed una revisione della politica commerciale dell’Unione Europea, particolarmente rispetto ai Paesi in via di sviluppo, ed in particolare a valutare i termini temporali di conclusione dell’accordo al fine di permettere una più accurata e partecipata considerazione delle ricadute degli EPA sulle prospettive di sviluppo e perseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio per i paese ACP”. Il primo firmatario dell’Ordine del Giorno, il senatore Francesco Martone, ha detto in Senato presentando l’Odg che “ad oggi, per come vengono impostati tali accordi, si corre il rischio che i Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico debbano accettare condizioni che rischiano di contraddire alcuni degli obiettivi fondamentali dell'Accordo di Cotonou, che sono principalmente la lotta alla esclusione sociale e la lotta alla povertà. Quindi, anche sulla scorta delle grandi mobilitazioni svolte la settimana scorsa a livello internazionale sui negoziati EPA, chiediamo che il Governo italiano possa assicurare una maggiore valutazione rispetto alle ricadute di sviluppo di questi accordi, pensando anche di poter riconsiderare i termini temporali per la loro conclusione”. Da dove vengono gli EPA Inseriti negli accordi di cooperazione post-coloniali, gli EPA rappresentano il loro pilastro di cooperazione commerciale. La logica che guida questi accordi è quella di azzerare le ‘facilitazioni’ al commercio assicurate dai vecchi patti per non infrangere le regole della Organizzazione Mondiale del Commercio, che prescrive che nessun Paese possa avere garantite da un altro condizioni commerciali ‘protette’. Come ormai venti anni di politiche di liberalizzazione commerciale imposte da Banca mondiale e Fondo monetario hanno ormai ampiamente dimostrato, però, l'apertura indiscriminata dei mercati elimina ogni possibilità di sviluppo dei mercati locali e regionali e di un'offerta locale di beni e servizi, soprattutto se il livello di sviluppo socio-economico è così asimmetrico come nel caso Ue-ACP. Gli impegni del Governo Prodi Premesso che, dal 2002 l’Unione Europea e i Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, (ACP), stanno negoziando Accordi di Partnership Economica (EPA), il cui obiettivo è di stabilire “nuovi aggiustamenti negli scambi, compatibili con le regole della WTO, che rimuovano progressivamente le barriere agli scambi tra Unione Europea e Paesi ACP”, e che dovrebbero costruire “iniziative di integrazione regionale tra I Paesi ACP” e promuovere “lo sviluppo sostenibile contribuendo in quegli stessi Paesi allo sradicamento della povertà”; Considerato che, questi accordi sono fondati su una rigida interpretazione delle regole della WTO, prevedendo l’eliminazione di tutte le barriere commerciali su più del 90% degli scambi tra Europa e Paesi ACP, e nel più breve tempo possibile; alcuni dei temi posti in agenda dall’Unione Europea, quali investimenti, concorrenza, facilitazioni commerciali, commesse governative, protezione dei dati e servizi, erano stati già contrastati dai paesi ACP in sede WTO per il loro impatto negativo sullo sviluppo; nonostante la finalità di integrazione regionale, gli EPA rischiano di pregiudicare i già fragili processi di integrazione regionale ed espongono i produttori di quei Paesi a un’impari concorrenza con l’Europa nei mercati interni e dell’area; secondo stime dell'Uneca (la Commissione economica delle Nazioni Unite per l'Africa) a seguito dell'abbassamento dei dazi derivante dalla progressiva liberalizzazione commerciale, un Paese come la Nigeria perderà 427 milioni di euro in termini di gettito fiscale. E via a seguire con il Ghana, 193 milioni, il Camerun, 149 milioni ed il Kenya, 107 milioni. Secondo altre stime, i costi totali per I primi 5 anni di attuazione degli accordi EPA per I paesi ACP ammonterebbero a 9,2 miliardi di dollari. Considerando inoltre che, i fondi del FES 10 (Fondo Europeo per lo Sviluppo) potrebbero essere utilizzati come contropartita dell’accettazione da parte dei paesi APC delle condizioni fissate nei negoziati EPA. Ad esempio, per quanto riguarda l'area del Pacifico, la Commissione sviluppo della Ue ha comunicato ai quei paesi la volontà di decurtare del 45% i 95 milioni di euro stanziati per i programmi regionali in caso di mancata firma degli EPA entro il 31 dicembre prossimo. Un taglio minore ma comunque consistente, del 26%, verrà effettuato se l'accordo Epas non conterrà misure relative alla liberalizzazione degli investimenti, dei servizi e a regole per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale; secondo quanto previsto dall’articolo 4 della Convenzione UE-ACP di Cotonou gli attori non-statuali dovrebbero essere coinvolti nell’ elaborazione delle strategie di sviluppo del FES. Tuttavia, secondo la piattaforma di ONG Europee, CONCORD, in Paesi, come Niger, Senegal e Burundi, la delegazione della Commissione europea sarebbe venuta meno a tale impegno; il 10° FES accantona fondi aggiuntivi per quei paesi che s’impegnino a risolvere le problematiche definite “critiche” dalla Commissione e dagli stati membri nel cosiddetto “Profilo di Governance”, documento preparato senza consultare I Paesi interessati e la società civile. Impegna il Governo Ad una verifica ed una revisione della politica commerciale dell’Unione Europea, particolarmente rispetto ai Paesi in via di sviluppo, ed in particolare a valutare i termini temporali di conclusione dell’accordo al fine di permettere una più accurata e partecipata considerazione delle ricadute degli EPA sulle prospettive di sviluppo e perseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio per i paese ACP. A garantire, nella transizione, a tutti i Paesi ACP un livello di preferenze equivalente a quello concesso dall'accordo di Cotonou e ad eliminare dai negoziati i Temi di Singapore e a rispettare le misure di flessibilità garantite dall'accordo GATS in materia di servizi, escludendo quelli pubblici essenziali. Ad adoperarsi in sostegno ad un approccio basato sul principio di non reciprocità, come previsto in ambito Wto rispetto ai prodotti di particolare interesse (GSP) e al trattamento speciale e differenziale. A rendere pubblici i profili di governance dei Paesi ACP, aprendoli alla discussione; e sostenere il rafforzamento della partecipazione della società civile nell’elaborazione delle Strategie dei Paesi del FES. Firmatari dell’iniziativa sono stati i senatori Martone, Mele, Del Roio, Cossutta, <mailto:rsensi at crbm.org;mauro.tettoni at senato.it>
- Prev by Date: Il problema Energetico Nazionale
- Next by Date: lavorare meno e vivere felici
- Previous by thread: Il problema Energetico Nazionale
- Next by thread: lavorare meno e vivere felici
- Indice: