genova aiuti politici e soldi in nero



CELLE LIGURE

Pazzi per i box: aiuti politici e soldi in nero

MARCO PREVE La repubblica

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Cosa non si farebbe per un box in riviera, a centocinquanta metri dal mare.
Si può chiedere un "aiutino" al fratello vicesindaco e al suo collega
assessore, oppure si può accettare di pagare il 30% del valore in nero. Di
questi tempi in cui una betoniera piena val più di un lingotto d´oro, è
interessante raccontare gli ultimi sviluppi e i retroscena del caso del
"rilevato ferroviario" di Celle Ligure. Si tratta di una palazzina edificata
nel luogo in cui sorgeva la vecchia stazione, La società Ligurcelle,
dell´imprenditore di Cogoleto Pietro Pesce, ha costruito appartamenti e box.
L´operazione è però incappata, oltreché in una dura contestazione politica,
in due vicende giudiziarie. La prima per violazioni urbanistiche, del pm
savonese Giambattista Ferro, si è conclusa con l´abbattimento di due box e
un alloggio, e il pagamento di una multa salata. Ma il nome della Ligurcelle
è spuntato fuori anche nella maxinchiesta su Giampiero Fiorani. La società
venne infatti creata inizialmente da uno dei fedelissimi del banchiere di
Lodi, Ambrogio Marazzina e dalle carte della procura di Milano viene
indicata come una delle società in cui Fiorani era "socio di fatto".
Veniamo ad oggi. Si è aperto da poco al tribunale di Genova il processo
contro Pietro Pesce, un suo collaboratore Alberto Zavaglia e una gente
immobiliare di Cogoleto Giuseppe Vallarino per reati fiscali. Tra le accuse,
quella di aver creato una provvista di nero di alcuni milioni di euro.
Lo raccontano alcuni testi interrogati. Ecco i verbali. Elisa Manzi è
titolare di un´agenzia immobiliare a Celle ed è la sorella del vicesindaco
(Margherita) Michele Manzi: «Sono venuta a conoscenza che erano in vendita i
box... ho contattato Zavaglia per poter procedere anche io alla vendita. Non
ricevendo risposta mi sono rivolta a mio fratello per sapere se ci fosse la
possibilità di acquisire l´opzione di vendita e mi ha detto di rivolgermi
all´assessore all´Urbanistica Giovanni Pastorino, affinché intercedesse con
la ditta costruttrice. Qualche tempo dopo, infatti, Zavaglia, mi ha portato
la documentazione e ho iniziato la vendita».
Non solo la vendita, ma anche l´acquisto, visto che dalle carte del processo
milanese risulta un versamento di 9.831,50 euro per una rata d´acquisto del
box numero 35. Era il maggio del 2004, e la giunta di Celle era alle prese
con la pratica urbanistica del "rilevato".
Nello stesso interrogatorio rilasciato ai carabinieri del Noe, Elisa Manzi
aggiunge: «al momento del compromesso veniva richiesta la somma pari al 30%
del valore in contanti mentre i preliminari riportavano al cifra totale al
netto di detto anticipo». Circostanza confermata da un´altra agente
immobiliare, Margherita Barlo: «La vendita con modalità del pagamento nero
del 30% era stata imposta dal signor Zavaglia». E ai compratori reticenti a
pagare in nero, secondo Barlo i venditori accettarono «di fornire un
documento a garanzia per un eventuale fallimento della società. Di fronte
alle lamentele da me esposte gli stessi (Vallarino e Zavaglia, ndr) hanno
riferito che quella era la procedura prestabilita, e se non fosse gradita ai
compratori avrebbero potuto tranquillamente rinunciare, considerata la lunga
lista d´attesa».
Il processo dovrà accertare anche quanti degli acquirenti abbiano accettato
le condizioni che, secondo il pm Massimo Terrile, sarebbero state imposte
dai tre imputati, difesi dall´avvocato Romano Raimondo. Tra l´altro nel
documento bancario - sequestrato dai pm milanesi - che elenca i pagamenti
per le rate dei box (prezzi tra i 50 e i 62 mila euro) compaiono anche nomi
di professionisti, imprenditori ed anche un ex sindaco.