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stoppani. e' ancora disastro ambientale l'ordinanza del giudice
- Subject: stoppani. e' ancora disastro ambientale l'ordinanza del giudice
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 11 Jun 2007 06:29:38 +0200
dal corriere mercantile - genova
L¹ordinanza del magistrato Roberto
Braccialini Stoppani: «E¹ ancora disastro ambientale» Il giudice:«Vi è stato aggravamento recente di un dissesto precedente» E¹sempre bene leggere con attenzione i provvedimenti dei giudici anche quando parlano di cose noiose come può essere un sequestro conservativo. Se poi questo sequestro riguarda l¹area dell¹ex Stoppani di Cogoleto (ora Immobiliare Val Lerone) la lettura diventa obbligata perché ci fa conoscere o ricordare aspetti, a volte, infelicemente dimenticati. E¹ noto che nei giorni scorsi il giudice Roberto Braccialini ha negato il sequestro conservativo dell¹area non perché non ci fossero ragioni, dal punto di vista ambientale, per accordarlo, ma perché non esiste il pericolo di una perdita del patrimonio della società visto che è in atto presso il tribunale di Milano la procedura del concordato preventivo e quindi vi sono magistrati che vigilano su quello che la Immobiliare Val Lerone può legittimamente fare, con il suo patrimonio. Il ministero dell¹Ambiente ha richiesto il sequestro conservativo fino all¹ammontare di 564 milioni e 166 mila euro nei confronti della società. Dicevano della lettura obbligata. Scrive, infatti, il giudice Braccialini nella sua corposa ordinanza: «Gli effetti sull¹ambiente dei rilasci in passato dei residui del cromo alla foce del Lerone, protrattisi per anni con il silenzio delle amministrazioni locali e con il beneplacito di quella marittima (emblematica l¹autorizzazione del 1966 agli smaltimenti sulla battigia), sono documentati negli atti giudiziari sottoposti e nelle relazioni ispettive dell¹A.p.a.t. (Agenzia per la protezione dell¹Ambiente): di sicura eloquenza il dato recente di una concentrazione di cromo esavalente nelle acque di falda superiore di 64 mila volte alle soglie legali». L¹ex Stoppani ha sostenuto nella sua difesa che il danno che si imputa alla società è frutto di inquinamento che risale a un¹epoca ben anteriore alla prescrizione e che non esiste alcun ³aggravamento² del dissesto ambientale. Replica però Braccialini: «Vi è stato aggravamento recente di un dissesto ambientale precedente, ma nello stesso tempo non si può non considerare che possedere un sito altamente inquinato e pericoloso per la salute, e ritardare o non eseguire la bonifica promessa e doverosa costringendo le parti pubbliche a surrogarsi in tutto o in parte nella spesa corrispondente, come nella specie avvenuto per quanto si apprende dall¹imponente mole di provvedimenti in tal senso assunti in epoca recente nei confronti dell¹azienda, costituisca esso stesso un comportamento produttivo di danno ambientale». La Val Lerone aggiunge che dopo il 1986 sono del tutto cessate le attività produttive inquinanti. Ma il giudice ribadisce che il ministero dell¹ambiente «è pienamente legittimato a far valere l¹azione di responsabilità per il danno ambientale prodottosi anteriormente all¹aprile 2006». Per due ragioni: «1) il danno ambientale si realizza non quando l¹agente inquinante è disperso, ma quando l¹alterazione del territorio diventa percepibile e manifesta: il che si realizza a fronte di constatazioni degli organi della pubblica amministrazione deputati ai controlli; 2) tale danno può determinarsi anche quando a fronte di un territorio già compromesso non vengano adottate le misure concordate o imposte per la messa in sicurezza e la progressiva bonifica del sito». In altra parte del provvedimento il giudice Roberto Braccialini ripercorre brevemente gli ultimi anni della storia secolare della Stoppani. «Man mano, con il progredire di una coscienza ³ambientale² e una corrispondente evoluzione normativa e giudiziaria, favorita nello specifico anche dal clamore a cui avevano dato luogo i casi dei lavoratori morti di cancro alla vescica, si è assistito a partire dai primi anni ¹80 a interventi giudiziari sempre più decisi che hanno convinto la proprietà dapprima a modificare per un decennio il tipo di lavorazioni, poi a dismettere completamente l¹impianto nel 2002». Nel 2005 l¹ingresso sulla scena del ministero dell¹Ambiente innesca una richiesta specifica alla Val Lerone. Ed è il ³tombamento totale² del sito grazie alla creazione di una cintura fisica una vera muraglia - (ricorda Braccialini) «in modo da evitare il percolamento continuo degli inquinanti nelle acque di falda, in cui continuano a registrarsi concentrazioni di cromo esavalente spaventosamente alte: una scelta tecnica estremamente costosa e impegnativa, che vede il forte dissenso della proprietà, convinta di poter realizzare una bonifica egualmente capace grazie a una rete dinamica di pozzi captanti le acque inquinate». Lettura obbligata, si diceva. at. lug. -- No virus found in this incoming message. Checked by AVG Free Edition. Version: 7.5.472 / Virus Database: 269.8.0/818 - Release Date: 25/05/2007 12.32 |
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