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Acqua per il futuro
- Subject: Acqua per il futuro
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 13 Apr 2007 06:51:41 +0200
da La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 20 marzo 2007 Acqua per il
futuro
Nel 2002, dopo il "vertice della Terra" di Rio de Janeiro, le Nazioni Unite proclamarono il 22 marzo di ogni anno come "Giornata mondiale dell'acqua", riconoscendo che il problema dell'acqua sarebbe stato sempre più importante davanti alla sete che affligge, nel mondo, tante centinaia di milioni di persone, ai mutamenti climatici, al crescente inquinamento. Quest'anno il tema è particolarmente significativo: "Far fronte alla scarsità", in quanto capita dopo un inverno che, in Europa e in Italia, è stato poco piovoso e con scarse nevi ed è prevedibile che, nei prossimi mesi, l'acqua sarà scarsa non solo nei paesi aridi, ma anche in Europa. Non illudiamoci solo perché, quasi sempre, l'acqua esce dai rubinetti delle case in cui abitiamo; lo spettro della scarsità di acqua avanza lentamente, in maniera subdola, e manifesta i suoi effetti disastrosi poi improvvisamente. Sorprende che, al di là delle dichiarazioni rituali sull'importanza dell'acqua, si senta così poco parlare di una "politica dell'acqua", intesa come analisi, almeno a livello italiano, dei fabbisogni, dei "consumi", delle disponibilità, delle azioni per limitare gli sprechi e difendere le acque dall'inquinamento che le rende non più potabili. Ho scritto "consumi" fra virgolette perché l'acqua non si consuma, ma passa attraverso le rete di distribuzione, arriva ai rubinetti urbani e nelle campagne, viene "usata" e durante l'uso viene sporcata con i rifiuti e gli escrementi della vita domestica, con le scorie delle produzioni industriali, con gli escrementi degli allevamenti animali. L'acqua usata e sporcata ritorna nei corpi riceventi naturali --- fiumi, laghi, falde sotterranee, mare --- e si mescola con altra acqua pulita, reintegrata dalle piogge e dalla fusione delle nevi, e sporca anche quella. Pertanto è sempre più difficile trovare acqua dolce della qualità adatta agli usi domestici e vitali. La situazione è molto diversa nei vari paesi più o meno industrializzati o arretrati, ma varia anche nelle varie parti di un paese piccolo (rispetto alle dimensioni planetarie) come l'Italia, in questi ultimi anni sempre più esposta alle bizzarrie dei mutamenti climatici che portano improvvise alluvioni e lunghe stagioni di siccità. Mi sembra che ci sia un declino dell'interesse per una politica nazionale dell'acqua. 40 anni fa furono svolte numerose indagini sulla disponibilità, sulla qualità e sugli usi dell'acqua, fu elaborato un piano regolatore degli acquedotti, che non ebbe nessun seguito; fu condotta una indagine nazionale sull'acqua, anch'essa finita negli archivi. Venti anni fa fu predisposto un programma (e una legge) di gestione delle acque secondo i bacini idrografici, anche questo non realizzato, al punto che la legge è stata abrogata. Poi si pensò ad un riordino degli acquedotti, che si tradusse nella trasformazione degli acquedotti in imprese commerciali, che vendono l'acqua potabile a prezzi diversi per le varie zone d'Italia ("naturalmente" prezzi maggiori nel Sud dove l'acqua è più scarsa !). Così spensieratamente si va incontro a un'altra estate che si preannuncia con acqua insufficiente per le campagne e le città: chi provvede, come invitano le Nazioni Unite, a "far fronte alla scarsità" dell'acqua ? Eppure le conoscenze tecnico-scientifiche sono disponibili e si tratta soltanto di tradurle in azioni politiche e amministrative. In questa stagione di privatizzazioni sembra eresia chiedere che la gestione delle acque --- bene collettivo, pubblico, per eccellenza --- sia affidata ad un unico ente a livello nazionale che fissi priorità, iniziative e prezzi uguali per tutti gli italiani, da Aosta a Pantelleria. Ma forse sarebbe proprio questa la strada per sconfiggere la sete in Italia. Volendo, ci sarebbero poi anche i mezzi per aumentare in assoluto la disponibilità di acqua attraverso la dissalazione dell'acqua di mare e delle acque salmastre. In un celebre discorso sulla politica per le risorse naturali, il 23 febbraio 1961, l'allora presidente degli Stati Uniti Kennedy disse: "Nessun programma ha maggiore importanza per il futuro, della ricerca di un mezzo efficiente ed economico per trasformare l'acqua dei mari in acqua usabile dagli uomini e dalle industrie. Tale realizzazione metterebbe fine alle guerre fra vicini, fra stati e nazioni, e darebbe nuove speranze a quanti soffrono per la mancanza di acqua dolce e dei benefici che ne derivano, pur passando la loro stentata vita accanto ad una enorme massa di acqua". Grazie ad un enorme impegno internazionale di ricerche e imprese, oggi nel mondo esistono 15.000 dissalatori di acqua marina e salmastra che producono ogni anno oltre 10.000 milioni di metri cubi di acqua potabile, quaranta volte di più di quella che l'Acquedotto Pugliese vende ogni anno ai quattro milioni di abitanti della Puglia; il più recente impianto, nel Golfo Persico, fabbricato anche da imprese italiane, produce 300 milioni di metri cubi di acqua dolce all'anno. I sali che rendono imbevibili e inutilizzabili l'acqua di mare o le acque salmastre possono essere tolti con vari processi, che richiedono elettricità, o calore di scarto o che possono utilizzare anche l'energia solare. Sorprende che nel grande parlare che si è fatto e si fa sull'acqua, con proposte anche di portare l'acqua in Puglia dal Molise o dall'Albania, non si pensi a dissalare l'acqua del mare utilizzando una parte del calore che le centrali termoelettriche e le industrie pugliesi rigettano ogni anno nel mare. Mentre noi continuiamo a fare i conti con la siccità, negli Stati Uniti il Congresso ha stanziato l'equivalente di 200 milioni di euro per estendere l'uso della dissalazione, il che significa ricerca, lavoro e acqua per il futuro. |
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