economia del cambiamento climatico.



da QUALENERGIA.it  gennaio 2007

 
L'economia del cambiamento climatico

 E' stata pubblicata dal governo britannico la versione preliminare del "Stern Review on the economics of climate change".
Tre sono i messaggi che il governo britannico di Tony Blair ha inviato oggi alla comunità internazionale in tema di lotta all’effetto serra:

1. I cambiamenti climatici ci costeranno caro;
2. 200 milioni di profughi contribuiranno ad incrementare la richiesta di sicurezza e la necessità di integrazione;
3. Investimenti “verdi” da parte del mondo politico ed industriale sono necessari per evitare la bancarotta mondiale.

Il rapporto “The economics of climate change”, preparato sotto la direzione dell’ex capo economista della Banca Mondiale Nicholas Stern (rapporto Stern) su richiesta del governo britannico, individua in oltre 700 pagine gli effetti dal punto di vista economico e sociale del surriscaldamento del clima.

1) Secondo Stern, tra i più autorevoli consiglieri economici di Tony Blair, una somma molto rilevante del prodotto interno lordo (PIL) mondiale, una forchetta che varia tra il 5 ed il 20% (5,5 trilioni di euro), sarà necessaria per riparare i danni provocati dall’effetto serra. Il rapporto Stern analizza uno scenario al 2100 e paragona la crisi economica mondiale derivante dalla mancata azione di lotta ai cambiamenti climatici, alla crisi del 1929. Secondo Stern, una cifra pari all’1% del PIL mondiale dovrebbe essere destinata fin da oggi ad azioni e politiche di mitigazione e questa sembra la strada che il governo Blair si appresta ad imboccare. Aumento della tassazione di voli economici, carburanti ed autoveicoli altamente inquinanti, ed utilizzazione del ricavato per l’introduzione di nuovi strumenti e politiche di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra.

2) Non solo danni economici. L’aumento dei fenomeni estremi come conseguenza del surriscaldamento del clima, tra cui l’aumento della siccità, delle alluvioni, degli uragani e l’innalzamento del livello dei mari, costringeranno 200 milioni di persone ad emigrare verso zone più sicure dal punto di vista ambientale. A rischio il già fragile sistema della sicurezza internazionale: aumento dell’immigrazione e maggiore richiesta di integrazione ed assistenza alle popolazioni povere. Il risultato della mancata azione comporterà un aumento della temperatura media di oltre 5 gradi centigradi al 2100 rispetto ai livelli dell’era preindustriale. La geografia del pianeta, sia dal punto di vista fisico che della distribuzione umana, sarà modificata.

3) Il rapporto Stern individua una serie di azioni ed interventi. Il primo obiettivo è l’introduzione di un prezzo globale del carbonio. Attraverso la tassazione ed i sistemi di Emissions Trading sarà possibile individuare il prezzo della CO2 in modo che da rendere pubblico il costo sociale della mancata azione contro l’effetto serra. Le altre azioni riguardano lo sviluppo tecnologico e l’introduzione di prodotti a bassa emissione di anidride carbonica ed altamente efficienti, la rimozione delle barriere allo sviluppo dell’efficienza energetica ed un’adeguata informazione ambientale. In concreto, Sir Stern individua: Emissions Trading, cooperazione nel settore dello sviluppo tecnologico, lotta alla deforestazione, adattamento.

Il rapporto Stern arriva ad una settimana esatta dall’apertura della dodicesima conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma a Nairobi dal 6 al 21 novembre 2006. A Nairobi, la discussione ed i negoziati per il futuro del regime internazionale del clima e del protocollo di Kyoto proseguiranno nella ricerca dell’accordo tra i paesi ricchi ed il mondo in via di sviluppo. Il rapporto Stern pone l’accento sulle responsabilità del mondo industrializzato e si affida alla cooperazione internazionale per rimediare al fenomeno dell’effetto serra. La conclusione è tuttavia ottimista: la comunità internazionale, sia scientifica che politica, ha a disposizione risorse e conoscenza adeguate per intervenire. Ma la conclusione più importante arriva a pagina 127 dell’ultimo capitolo: “siamo ancora in tempo!”