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energia un futuro solare
- Subject: energia un futuro solare
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 3 Jan 2007 06:34:09 +0100
UN FUTURO
SOLARE
di Guido Agostinelli*, Maurizio Acciarri** e Francesca Ferrazza*** Il mercato dell’energia solare è in rapida crescita. Relegato ad applicazioni di nicchia fino alla metà degli anni ‘90, il settore sta vivendo da allora un vero e proprio boom. Questo fenomeno si deve sostanzialmente a due fattori: una curva di apprendimento molto rapida, che porta a un continuo abbattimento dei costi e una intelligente politica di incentivi economici in paesi come Germania e Giappone. Se tutto proseguisse secondo lo scenario tendenziale, nel giro di 4-5 anni in Sud Europa dovrebbe diventare più conveniente installare dei moduli sul tetto che comperare elettricità dal gestore e lo stesso si verificherebbe in Nord Europa intorno al 2015 . La recente crisi nell’approvvigionamento della materia prima (feedstock) sta mettendo in discussione questo scenario e porta di nuovo alla ribalta una questione che esiste da anni: quale sia la capacità effettiva di riduzione dei costi dei moduli in silicio cristallino e se esistano tecnologie che siano in grado, nel corto, medio o lungo termine, di porta re il costo dell’energia fotovoltaica a competere con i costi della generazione di potenza. Un’idea molto radicata è quella che si
debba passare ai film sottili il più presto possibile, ma inizia a farsi strada l’idea che le cosiddette celle di prima generazione abbiano ampi margini di riduzione dei costi. I sussidi hanno, infatti, creato un ciclo virtuoso che ha portato a continui miglioramenti nell’efficienza dei moduli cristallini e a un abbattimento dei costi. I progressi migliori sono stati registrati nella riduzione del contenuto in silicio per cella che conta per oltre il 40% del costo di un modulo. Se ci sono voluti più di 25 anni perchè i wafer passassero da 400 a 330 μm di spessore, negli ultimi cinque siamo scesi a 220 μm e dovremmo arrivare a 100 μm, in produzione, tra il 2010 e il 2015. Molto è cambiato anche dal lato della purificazione del materiale. Il silicio per le celle veniva inizialmente prodotto con wafer costosi, destinati alla microelettronica o provenienti dalle sue eccedenze. Oggi il volume di mercato è tale da giustificare investimenti da parte di colossi come Wacker o Hemlock, direttamente nel silicio per celle solari. Ciò dovrebbe portare i costi a circa la metà di quelli correnti. Secondo i produttori il potenziale di riduzione è maggiore, ma questo rimane da dimostrare. È certo, invece, che il volume degli investimenti è tale da portare nel breve periodo (2008-2010) al superamento della crisi nell’approvvigionamento del feedstock, ma potrebbe essere troppo tardi per i produttori che non hanno forniture o strumenti finanziari adeguati per reagire all’impennata dei prezzi del silicio in corso. Contestualmente i prezzi dei sistemi Fv dovrebbero rimanere stabili per i prossimi 3-4 anni, per poi scendere rapidamente. Meno energia
In seguito alla riduzione del contenuto di silicio, si è sensibilmente ridotto anche l’input energetico di un sistema fotovoltaico. A oggi, sono necesssari tra 1,5 e 4 anni di operazione per restituire l’energia che è stata necessaria a produrlo, a seconda della latitudine e del tipo di modulo. Anche l’efficienza di conversione è aumentata. La giapponese Sanyo e l’americana Sunpower, per esempio, producono celle con un’efficienza media superiore al 20%. L’introduzione di nuove tecnologie per la passivazione delle superfici e la creazione di strutture a contatti locali sta permettendo di abbandonare i vecchi contatti in pasta di alluminio, incompatibili con le celle molto sottili per una questione di stress meccanico e di realizzare celle su wafer sempre meno costosi. In sostanza tutti quelli che erano ritenuti limiti invalicabili per le celle industriali in silicio cristallino oggi sono superati, e non è più un azzardo prevedere la produzione in larga scala di celle spesse qualche decina di micron nel giro di 5-10 anni, con un costo sensibilmente inferiore a 1€/Wp. Anche sul fronte delle tecnologie a film sottile vi sono stati progressi significativi. Per chiarezza, conviene fare una divisione tra le tecnologie a film sottile più o meno mature, come quelle a silicio amorfo, a silicio nano e microcristallino, a composti II-VI e a calcogenidi, e le cosiddette celle organiche (termine che viene spesso utilizzato tanto per descrivere le celle polimeriche o plastiche, quanto quelle fotoelettrochimiche, che in realtà possono avere applicazioni ben oltre la produzione di energia elettrica). Le celle organiche hanno un vantaggio rispetto a tutte le altre tecnologie: si possono produrre in maniera estremamente semplice e con materiali plastici poco costosi. Non hanno bisogno di essere fabbricate in ambienti particolarmente puliti, sono semitrasparenti, sono flessibili, si possono stampare su una grande varietà di superfici o tessuti. Purtroppo, per il momento queste celle hanno un’efficienza bassa, sono difficilmente realizzabili su superfici estese per applicazioni di tipo commerciale e soprattutto non sono stabili. Sono sensibli all’aria, all’umidità e alla luce stessa che le degrada. La ricerca sulle celle organiche deve fare alcuni balzi in avanti prima che si possa pensare alle applicazioni commerciali. È difficile dire se ciò sarà tra 5-10 anni, o piuttosto tra 40 e non a caso alcuni inseriscono le celle organiche tra le tecnologie di terza generazione. Quando succederà, questi dispositivi potrebbero veramente cambiare faccia al fotovoltaico. Le altre tecnologie a film sottile sono
nate in contemporanea alle celle in silicio (se non prima, come le celle II-VI), ma vengono spesso definite di seconda generazione perchè pur essendo oggi meno del 4% della produzione globale, potrebbero conquistare una larga quota di mercato nel medio termine. Sebbene di una qualità elettrica nettamente inferiore a quella dei cristalli, questi semiconduttori possono essere depositati direttamente su vetro, o altri tipi di supporto, in strati spessi solo qualche micron, comunque sufficienti per produrre una cella solare, a un costo inferiore a quello delle celle su wafer. I materiali che sono in sviluppo già dagli anni ‘70 sono il silicio amorfo, il telluro di cadmio, la famiglia dei calcogenidi (composti di rame, indio, selenio, gallio, zolfo). A partire dalla fine degli anni ’90 sono apparsi importanti filoni di ricerca legati al silicio nano e microcristallino. Le efficienze massime dimostrate in laboratorio variano da circa il 10% per il silicio amorfo, a poco meno del 20% per il CIGS (un calcogenide). I moduli commerciali possono avere efficienze che variano tra il 6% e il 12% circa. Il costo di queste tecnologie può
potenzialmente scendere al di sotto dei 50 centesimi di euro per Watt di picco. Perchè ciò succeda i moduli a film sottile devono riuscire a soddisfare almeno una di queste due condizioni: o raggiungono efficienze stabili intorno al 12-14%, oppure devono essere prodotti in una scala commerciale comparabile a quella delle celle in silicio cristallino, con quasi due ordini di grandezza superiore rispetto alla produzione odierna. In coppia
Un terzo filone di ricerca alternativo al silicio cristallino è quello dei concetti avanzati di terza generazione, che permettono di superare il limite fisico per le celle a singola giunzione (31%). È il caso delle celle tandem, o a giunzione multipla. Le prime celle tandem sono state prodotte a metà degli anni ’80, per applicazioni spaziali. Recentemente, lo sviluppo dei sistemi a concentrazione ha reso interessante l’utilizzo di celle a giunzione multipla per applicazioni terrestri. Nei sistemi a concentrazione la luce viene convogliata da una grande superficie di lenti o specchi su celle che arrivano a essere centinaia di volte più piccole delle loro controparti di prima generazione, il che permetterebbe, anche utilizzando tecnologie dispendiose come quelle per la produzione di celle a tripla giunzione, di portare i costi al di sotto dei 50 centesimi di euro per Watt di picco. L’americana Spectrolab ha dimostrato di potere raggiungere il 39% di efficienza di conversione con questo tipo di tecnologia. Il problema è garantire l’affidabilità sul campo dei sistemi a concentrazione. Ci si può aspettare che i sistemi a concentrazione inizino a conquistare una significativa quota di mercato già nei prossimi 5- 10 anni. Altri dispositivi classificati di
terza
generazione sono in una fase di sviluppo preliminare, ma alcuni di questi presentano la possibiltà pratica di sfondare la barriera del 60% di efficienza. Uno dei più interessanti è quello delle celle a banda metallica intermedia. Questo concetto è stato proposto per la prima volta nel 1997, inizialmente come uno studio teorico, su un materiale ancora inesistente. Gli spagnoli Luque e Martì dimostrarono che se fosse stato possibile creare un semiconduttore con un largo bandgap all’interno del quale fosse presente una banda metallica, questo avrebbe potuto funzionare molto più efficacemente delle strutture a giunzione multipla per la conversione di energia. Dai primi anni 2000 a oggi sono già state sintetizzate diverse classi di materiali fotovoltaici dotati di una banda intermedia, e nell’agosto 2005 un consorzio di spagnoli ha prodotto la prima cella che mostra inequivocabilmente l’operazione della banda intermedia. È bene chiarire che l’incremento nell’efficienza in questo esperimento, che pure ha un valore fondamentale, è per il momento limitato a qualche punto percentuale e che le celle a banda intermedia non saranno sul mercato prima di una ventina di anni. In conclusione, oggi oltre il 95% del
mercato è composto da celle in silicio mono e multicristallino. La crisi del feedstock comporterà un rallentamento nella progressione della riduzione dei costi nel periodo 2006-2010, avrà sicuramente un impatto negativo su piccoli produttori, ma non dovrebbe avere effetti pesanti sul mercato Fv nel suo complesso. Si può prevedere una sempre maggiore penetrazione delle tecnologie a film sottile, e di quelle a concentrazione. Ma anche nell’improbabile ipotesi che queste crescessero a un ritmo doppio di quelle di prima generazione, ci vorrebbero comunque almeno quindici anni prima che il loro volume di produzione diventi significativo. Le celle organiche, così come i concetti più innovativi di terza generazione, potrebbero effettivamente rivoluzionare la produzione di energia solare e le sue applicazioni, ma se questo succederà sarà solo quando l’energia fotovoltaica sarà già ampiamente diffusa. Tanto nell’ambito della ricerca e sviluppo, quanto in quello industriale, c’è un generale consenso sul fatto che il mercato delle applicazioni di potenza sarà sicuramente dominato ancora per diversi anni dalle fette di silicio. *IMEC vzw, Leuven, Belgio (email: guido.agostinelli at imec.be) **Universita’ Milano Bicocca, Dipartimento di Scienza dei Materiali ***EniTecnologie |
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