la favola delle infrastrutture in Liguria



 
LA FAVOLA DELLE INFRASTRUTTURE IN LIGURIA
 
Il dibattito intorno alle grandi opere infrastrutturali nell'area genovese e più in generale nel nord ovest italiano è un nodo ineludibile di ogni programma di governo del territorio.
Al di la di un dibattito fortemente imperniato sull'immagine e su idee molto confuse è importante entrare nella concretezza delle proposte.
Dall' affresco di Piano, all'alta velocità, alle gronde - di levate e ponente - sembra di assistere ad un dibattito tra piazzisti in cui si cerca di convincere gli acquirenti della bontà del proprio prodotto eludendo sistematicamente i veri nodi.
 
Quando molti anni fa ho dato un esame di macroeconomia se mi fossi azzardato a fare previsioni a medio termine - 15 - 20 anni, i tempi previsti per l'attuazione delle tre infrastrutture di cui sopra - ipotizzando imponenti investimenti pubblici e privati sulla base di una previsione di crescita costante in doppia cifra per paesi anche importanti - nel nostro caso Cina e India sarei stato gentilmente cacciato dall esaminatore - e avrebbe avuto ragione -
Tutti i dati macroeconomici parlano di picco di estrazione del petrolio entro una decina di anni, di esaurimento delle riserve d'acqua per la popolazione di mezzo mondo nei prossimi venti anni, di crescita esponenziale delle contraddizioni sociali interne a quei paesi - con prevedibili conflitti sociali per il recupero di reddito per le classi povere ed ambientali ben evidenziabili con la immensa nuvola di smog che copre le aree industriali della Cina e che sta già costringendo a - costosi - interventi di mitigazione, di prevedibile crisi internazionale nei rapporti Cina Usa.
 
Ora con queste fosche previsioni che hanno implicazioni molto significative sui prevedibili volumi di scambi col far east appare molto ma molto rischioso impostare investimenti e linee di programmazione economiche basate sui volumi, la qualità e la redditività di tali scambi.
Diventa forse più competitivo - sempre a medio lungo termine - un investimento molto più a portata di mano, sulla produzione di merci che non debbano attraversare il mondo per giungere a noi - due volte , la prima per delocalizzare le seconde per importare. Centrate sulla qualità del prodotto , sulla qualificazione della manodopera , sulla redditualità per imprenditori, manodopera e territorio di questi investimenti che permetta un incremento qualitativo e non quantitativo degli indici economici, il mitico pil che già bob kennedy, non certo un comunista, criticava nei primi anni 60 del secolo scorso.
Del resto Ferrari e Della Valle, Gucci e Barilla  e anche la stessa Fiat , continuano a fare - o riprendono - profitti ingenti anche senza ricorrere alla delocalizzazione , senza chiudere nessuna fabbrica , anzi assumendo e pagando di più i propri lavoratori -più quelificati -.
 
Per tornare a noi le previsioni di 9-10 milioni di tonnellate di merci che dal porto di Genova dovrebbero transitare verso il nord sono francamente una fola degna dei fratelli Grimm non certo di economisti qualificati, imprenditori attenti, politici accorti.
Del resto i numeri sono quelli che sono, la staticità dei traffici nei porti liguri è cosa risaputa da oltre dieci anni con spostamenti interni ma non certo significativi incrementi di volumi.
Ed il problema non è certo quello delle aree e delle infrastrutture che mancano. I dati dell' Autorità Portuale stimano in circa il 25% il volume delle aree portuali sottouttilizzate o impropriamente utilizzate e vien da fare ben magre considerazioni nei confronti di imprenditori e amministratori constatando che è solo grazie ad un intervento della magistratura che parte di quelle aree stanno tornando fruibili.
Anche le infrastrutture di trasporto sono significativamente sottouttilizzate - quelle ferroviarie in maniera macroscopica , esistono chilometri di linee ferroviarie in porto che sono state sepellite sotto l'asfalto e le attuali linee di valico non sono certo in condizioni di saturazione , al contrario sono fortemente sottouttilizzate.
D'altro canto la vicenda Autostrade-Albertis ci ha svelato un arcano , gli imprenditori privati - guarda un pò, quelli che si candidano a fare le gronde con i nostri soldi prelevati per gentile concessione della politica dalle nostre tasche grazie ad un congruo aumento delle tariffe, non hanno fatto ne gli investimenti a cui si erano impegnati, non hanno incrementato occupazione, non hanno restituito ricchezza alla citta', non hanno mitigato l'imponente impatto ambientale negativo a cui sarebbero obbligati per legge.Hanno solo fatto una barcata di soldi che si son messi in tasca alla faccia nostra. Ma se tutto cio' è storia perchè continuiamo a raccontare la favola di un futuro roseo e verde se gli interlocutori sono gli stessi - e anche gli amministratori - ?
 
Il raddoppio delle aree portuali cosi' come proposte da Piano non hanno uno straccio di analisi economica , finanziaria e ambientale che supportino questi discorsi da piazzisti, sono solo bei disegni , anzi affreschi, da mettere nei musei, opere visionarie di visionari non proposte urbanistiche sostenute da numeri e cifre credibili.
Non dovrebbe bastare che le cose le dica un genio bisognerebbe anche saper far di conto.
E del resto in piccolo la vicenda degli Erzelli è emblematica : diecimila posti di lavoro, il parco più grande della città, la restituzione di un debito al ponente cittadino ferito da decenni di aggressioni cementizie. Be' come è finita? Che dopo le nostre critiche - inascoltate - anche il genio in questione se ne è andato quando ha visto che per fare quadrare i conti banche e imprenditori volevano metterci casette a schiera, che gli unici soldi sono solo quelli pubblici per il trasferimento della facoltà di ingegneria se mai avverra', che sono previsti i soliti supermarket da periferia degradata e di occupazione non ce ne sarà nemmeno l'ombra - o meglio sarà trasferita da albaro a cornigliano - sai che gioia - da morego a cornigliano, e gli ingegnieri , le imprese delle new economy? Sparite, solo chiacchiere per far passare l'ennesima operazione di speculazione immobiliare e fondiaria in collina con la disponibilita' totale di amministratori che del resto di quegli interessi sono i principali rappresentanti politici e che si sono affrettati a proporre e far approvare l'ennesima variazione al puc. Renzo piano se ne va ? E noi chiamiamo Calatrava. I geni si possono sempre sostituire - pagando s'intende e con i soldi dei contribuenti -.
 
Parliamo poi delle merci.
Sempre i dati dell'autorità portuale ci dicono che il volume di merci che passano per il porto di Genova - e similmente anche per gli altri porti liguri - sono solo per il 25% rappresentati dai containers, un'altre fetta imponente se la prende l'importazione di petrolio - per rifornire tutto il nord ovest e la Svizzera .
Containers e petrolio hanno in comune alcune caratteristiche , non portano occupazione, reddito, qualità ambientale alle aree liguri, ma al contrario hanno effetti devastanti per la qualità della vita , dell'ambiente e in più abbattono le potenzialità reddituali per inestimenti ad alta ricaduta occupazionale e ambientale.
Basti per tutti il caso di Sampierdarna dove la coda infinita di tir che escono dal porto asfissiano la popolazione parimenti asfissiata dalle corsie autostradali del ponente. Con costi enormi per il pubblico - sanitari - , svalutazione imponente dei valori degli immobili dei residenti, abbattimento del reddto medio degli abitanti, frantumazione dell'identita culturale e sociale di un'area che ha fatto la storia della città.
 
Chi ci guadagna in tutto questo?
Non certo i genovesi. La maggioranza dei terminalisti non sono genovesi, sono referenti locali di multinazionali della logistica  che nel migliore dei casi investono nei loro paesi di origne - a volerci credere - il petrolio che passa per Multedo è gestto dalle multinazionali del petrolio e , visto il picco di crescita di cui sopra è destinato a medio termine a non essere nemmeno più strategico per il nostro paese - se vorremo arrivare ad una autonomia energetica significativa e smettere di pagare cifre folli per importare petrolio - e carbone ( per il porto di Vado ).
E allora se non portano ricchezza, occupazione, qualità di vita al nostro territorio perchè dovremmo continuare a farci massacrare da un modello economico e gestionale - della cosa pubblica - che ci succhia risorse per produrre redditi per i pochi e ben lontani dalla Liguria che gestiscono questi traffici ad Amburgo, Copenaghen, Ginevra, Singapore, Taiwan, Shangai, Seul ?
 
Possiamo provare a pensare a un porto che sia strutturalmente connesso ai bisogni e alle necessità della popolazione che ci vive intorno e agli imprenditori che investono in qualità e occupazione ?
Ecco questo puo' essere un modello reale per guardare al futuro con fiducia e per amministrare il territorio negli interessi dei suoi abitanti.
 
E poi, e poi..... c'è la legge.
Una delle regole non scritte del modello di sviluppo sviluppistico a manetta che ci propongono è che le leggi non valgono per tutti.
Se il settore immobiliare dovesse rispettare le leggi - per quanto esse possano essere permissive - dello stato italiano, molte aziende immobiliari ed edilizie morirebbero, non perchè non ci sarebbe lavoro, non perchè non ci sarebbe occupazione e guadagni per tutti. Solo perchè la rapina sistematica delle risorse ambientali, economiche e finanziarie del territori possono avvenire solo se le leggi non vengono applicate , se le banche possono concedere fidi agli "amici " ( furbetti o no ), se le commissioni edilizie e le amministrazioni sono affollate di architetti e parenti di architetti, se l'ispettorato del lavoro non controlla le regole della sicurezza e dell'avviamento al lavoro - o non viene messo in condizioni di -, se le agenzie di tutela  - in primis  l'arpal  - sono del tutto subalterne agli interessi della politica e si guardano bene di incorrere nelle ire dei potenti di turno.
 
Se questo vale per l'edilizia vale a maggior ragione per i trasporti e la logistica. Gli sforamenti di legge ai limiti ambientali delle polveri sottili prevalentemente originate dal traffico e dalle emissioni delle centrali industriali e di caseggiato per produrre energia in barba alle regole italiane ed europee sono una costante in cui la Liguria e Genova in particolare primeggiano. E tutto cio' chiama la responsabilità di amministrazioni che non fanno nulla per far rispettare le leggi a coloro di cui sono l'emanazione politica.
 
La Liguria - dati del ministero dell'interno - è la regione del nord con il più alto livello di reati di origine ambientale - ciclo del cemento e dei rifiuti in primis -. Siamo ben ben oltre la Lombardia , il Piemonte, il Veneto - in numeri non in percentuale - e prima di arrivare a Napoli solo il Lazio ci precede in questa poco edificante graduatoria.
Del resto l'inopinata prematura fine delle amministrazioni di Arenzano e Rapallo e i ripetuti incendi di stampo mafioso delle macchine di amministratori chiavaresi non sono che gli ultimi anelli di una catena molto molto lunga.
 
Non credo sia rivoluzionario - o forse - si, chiedere di rispettare le leggi, di perseguire i malfattori, di sciogliere gli innumerevoli nodi del conflitto di interessi che incombono sulle amministrazioni.
Eppure di tutto questo non si parla nel dibattito in corso. Forse perchè tutti i candidati suonano la stessa musica - seppure con diversi strumenti ?
 
Se vogliamo dirla tutta meno favole e più numeri, meno certezze e più fatti. E sopratutto molta molta onesta'
 
andrea agostini