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piccolo promemoria per difendere la libertà
- Subject: piccolo promemoria per difendere la libertà
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 13 Jun 2006 06:37:14 +0200
da La Repubblica 24-04-06
Piccolo promemoria per
difendere le libertà
STEFANO RODOTÀ QUALI politiche delle libertà sono possibili nel tempo della difficoltà del governare? L' esperienza, non soltanto italiana, ci dice che la fragilità degli equilibri politici e i problemi del sistema economico inducono spesso a trascurare quelle politiche, che così divengono una vittima illustre, e solo formalmente rimpianta, della congiuntura difficile. Un piccolo promemoria può aiutare a seguire con attenzione vigile quel che accadrà nei prossimi mesi. 1) Grave lo stato dei conti pubblici, preoccupante la situazione delle imprese, imminenti alcune scadenze istituzionali ineludibili, come la presentazione del documento di programmazione economica e finanziaria e della legge finanziaria. è ovvio, ed è giusto, che su questi temi sia massimo l' impegno del governo. Ma proprio nella dimensione dell' economia si coglie una connessione chiara con le questioni di libertà. Durante la campagna elettorale, la forza delle cose ha imposto la considerazione del lavoro precario: intorno a questo tema si definiranno i destini di persone e generazioni. L' uomo inevitabilmente "flessibile", le generazioni "kleenex", "usa e getta"? Senza attendere il solito esempio francese, in Italia s' era detto che "precariare stanca" e s' era avviata la raccolta delle firme per una iniziativa legislativa popolare, che il nuovo Parlamento dovrà considerare. Il voto dei più giovani per l' Unione è anche il segno di una speranza, dunque della necessità di sciogliere questo nodo. Servono rigore e fantasia istituzionale, un ripensamento profondo del senso del lavorare al quale vanno strette le soluzioni tecniche finora adottate. Vi è una bussola da ritrovare, che sta nell' articolo 36 della Costituzione, dove si parla dell' "esistenza libera e dignitosa" che dev' essere assicurata al lavoratore ed alla sua famiglia. Esattamente l' opposto della cultura che si è venuta radicando in questi anni e che ha prodotto una versione aggressiva delle politiche dell' occupazione, con la ripetizione ossessiva della formula "meglio un lavoro qualsiasi che nessun lavoro". Una regressione paurosa: non più "il riscatto del lavoro", ma di nuovo il "ricatto" sul lavoro. 2) Altri guasti stanno davanti a noi. La ripulsa dell' eguaglianza da parte di sapienti e saccenti che l' hanno ricacciata tra le utopie negative del secolo passato, i pasticci tra eguaglianza e egualitarismo, hanno creato le condizioni propizie perché dal seno del presidente del Consiglio fuggisse una voce rivelatrice: l' orribile sinistra vuole eguali il figlio del lavoratore e quello del professionista. Le reazioni a questa enormità, a questo ritorno ad una logica feudale che vuole ciascuno intrappolato nel suo status di nascita, non sono state adeguate. Si può perdonare l' omissione delle parole. Sarebbe imperdonabile una azione di governanti di centrosinistra che non ritrovasse la bussola dell' eguaglianza nell' impostazione delle diverse politiche, indispensabile per battere il prepotente ritorno della cittadinanza censitaria nella vita quotidiana (servizi privatizzati e quindi diversamente accessibili per ragioni di reddito) e nella vita istituzionale (commenti al risultato elettorale: vale più il voto del ricco nord rispetto a quello delle altre parti d' Italia). Questo esempio, e quello precedente, dicono con chiarezza che non è pensabile la solita e ingannevole politica "dei due tempi": prima l' economia e poi, se si può, i diritti, "prima la pancia, poi vien la morale" (Brecht, finale del secondo atto dell' Opera da tre soldi). 3) Devono essere ricostruite con urgenza le condizioni istituzionali necessarie per la tutela dei diritti. Questo implica un mutamento radicale delle politiche per la giustizia. Vanno cancellate le leggi recenti, in primo luogo quella sull' ordinamento giudiziario, che limitano l' indipendenza della magistratura e promettono inefficienza della macchina giudiziaria. Ai magistrati, liberati da un obbligo di difendersi dalle aggressioni governative che in questi anni ne ha quasi esaurito le energie culturali, si potrà così chiedere un più forte sforzo comune per assicurare ai cittadini tutele effettive. E la legislazione dovrà muoversi proprio nel senso di mettere al centro la questione dell' efficienza, come capacità di risposta rapida ed adeguata ad attese sociali che, se non soddisfatte, delegittimano l' intera magistratura. Ma, per questo, non servono soltanto buone soluzione tecniche. Bisogna smetterla di considerare la magistratura come "pattumiera dei conflitti sociali", affrontando alla radice la questione di chi deve risolvere le diverse categorie di conflitti, in che modo bisogna farlo, con quali soggetti e con quali risorse. E bisogna smetterla di agire come alcuni hanno appena fatto a Bologna, pretendendo interventi istituzionali nei confronti di magistrati sgraditi, che nulla hanno a che fare con la critica delle decisioni giudiziarie e, invece, perpetuano la cultura berlusconiana. 4) In presenza di un' Italia divisa, si raccomanda di non essere aggressivi, di non cercar di imporre agli altri il proprio punto di vista. Saggi propositi. Ma si dà il caso che veniamo da una fase in cui si è usato proprio il metodo opposto, dalla scuola alla procreazione assistita: si è d' accordo nel cancellare le passate sopraffazioni nelle materie del lavoro e della giustizia. Lo stesso deve avvenire per i diritti civili, dove le ragioni del rispetto della coscienza e dell' autonomia di ciascuno sono ancora più forti. E, guardando avanti, vi sono almeno due temi che devono essere subito affrontati, testamento biologico e Pacs, ricordando che gli spiriti polemici di molti contrastano con il fatto che, per entrambi, i cittadini possono esigere anche che l' Italia rispetti impegni internazionali già assunti. Vi è, comunque, un appuntamento istituzionale che può essere rivelatore. Il nuovo governo deve rinnovare il Comitato nazionale per la bioetica: nomine e, si spera, immediate proposte di riforma esprimeranno concretamente i suoi orientamenti in questa delicatissima materia. 5) Le vicende recentissime dello spionaggio politico e dell' uso abusivo di informazioni raccolte in grandi banche dati pubbliche e private dovrebbero aver insegnato almeno due cose. Il rispetto della vita privata, l' uso corretto delle informazioni personali non sono affari circoscritti alla sfera privata: sono condizioni necessarie per il regolare svolgimento dei processi politici, delle elezioni in primo luogo. Inoltre, l' esistenza di grandi banche dati pubbliche e private fa anche crescere la vulnerabilità sociale: investigatori privati e dipendenti infedeli hanno vanificato i sistemi di sicurezza e hanno fatto sì che quei dati venissero utilizzati per finalità ben diverse da quelle per cui erano stati raccolti. Siamo in presenza di rischi concreti per le libertà civili e politiche. Il Guardian ha dato questo titolo ad una sua inchiesta sugli usi delle nuove tecnologie della sorveglianza nei settori pubblici e privati, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna: "Non serve una tirannia per privarci delle nostre libertà". E, nella esecrazione planetaria che ha accompagnato la notizia sullo "Scudo dorato", il sistema con il quale la Cina controlla il 90% della popolazione, non si è prestata adeguata attenzione ad uno degli argomenti usati dai governanti cinesi per giustificare questa iniziativa: siamo riusciti a far crescere del 20% la scoperta degli autori di crimini. Argomento che, nei nostri paesi democratici, viene speso proprio per legittimare una sorveglianza sempre più diffusa e capillare, che ci sta trasformando in "nazioni di sospetti". La consapevolezza di questi rischi deve guidare le future politiche dell' innovazione e della sicurezza, rifiutando anzitutto le tentazioni di creare banche dati sempre più grandi, sempre più permanenti nel tempo, sempre più collegate tra loro. La stessa efficienza amministrativa non può essere pagata con il sacrificio delle garanzie individuali e collettive. 6) La ripresa di una politica europeista deve avere uno dei suoi capisaldi proprio nell' attenzione per la Carta dei diritti fondamentali dell' Unione europea. Anche se ancora priva di un formale valore vincolante, la Carta costituisce già un punto di riferimento importante per le istituzioni dell' Unione e per le magistrature europee (se ne parlerà a Roma a fine aprile). Insistere sulle sue potenzialità, mostrarne gli effetti concreti, è il miglior modo per ricominciare a parlare di Europa con i cittadini. 7) Le politiche dei diritti esigono una attenzione continua dei cittadini. Servirà tempo per avere anche in Italia una organizzazione autorevole come l' American Civil Rights Union. Ma un passo in questa direzione va fatto, e presto, proprio per evitare che libertà e diritti rimangano oggetto solo di controversie tra partiti e di affrettate o improprie decisioni parlamentari. 8) La convinta riaffermazione del sistema delle libertà fondamentali, quale è disegnato dalla Costituzione, deve costituire un punto fermissimo nell' imminente campagna per il referendum abrogativo della legge di riforma costituzionale. Non batteranno i cuori se l' appello a votare contro quella controriforma si limiterà solo agli aspetti istituzionali. Bisognerà insistere in ogni momento sul fatto che i nuovi poteri del primo ministro, la mortificazione del parlamento, l' indebolimento della Corte costituzionale e della magistratura cambiano il contesto istituzionale in forme tali da mettere in pericolo libertà e diritti disciplinati nella parte iniziale della Costituzione. Ma questa impostazione avrà forza persuasiva solo se, con le azioni d' ogni giorno, si dimostrerà che in quei diritti si crede davvero |
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