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Precarietà e geopolitica
- Subject: Precarietà e geopolitica
- From: "Laboratorio Eudemonia" <eulab at hyperlinker.com>
- Date: Mon, 01 May 2006 00:05:01 +0200
----------------------------------------------- P r e c a r i e t à e g e o p o l i t i c a ----------------------------------------------- Oggi, primo giorno del quinto mese, festa riconosciuta del lavoro, non possiamo esimerci dall'intervenire chiedendoci: come si può passare da un mondo in cui lavoro e reddito sono cosa sempre più aleatoria ed instabile ad un mondo in cui ognuno possa vedersi assicurato tutto ciò che gli occorre, a cominciare appunto da tali due fondamentali necessità? Per rispondere a questa domanda, occorre innanzitutto interrogarsi sul perché di questa situazione così spiacevole ed inappropriata ad un'epoca che vorrebbe ritenersi moderna. Anche le situazioni apparentemente prive di senso avendo infatti al loro interno delle ragioni concrete che comandano ed ordinano le cose esattamente in quel modo. Ed in effetti, allo stato attuale, il nostro governo, come d'altronde tutti gli altri sul pianeta, ha una priorità assoluta da soddisfare, una priorità che evidentemente pone in secondo piano la necessità di garantire ad ognuno sicurezza e serenità di vita, così come di soddisfare ogni altra esigenza particolare, vedasi ad esempio quelle pur urgenti inerenti l'ambiente. Tale priorità consiste nel dover il nostro Paese far fronte ad un terribile conflitto globale, iniziato da tempo ma tuttora taciuto, forse per timore che da una fase ancora dolce si passi ad una fase più aspra. Questo conflitto si svolge tuttora su di un piano principalmente economico, demografico e tecnologico, ma è suscettibile ad ogni momento di improvvise degenerazioni militari violente. Proprio per cercare di primeggiare sulla scala del potere geopolitico, i governi dei singoli stati o di blocchi di stati insistono per promuovere una economia, una popolazione ed una tecnologia ipertrofiche, con questo tentando di mantenere ben rigonfio, sottoposto ad una forte pressione interna, il loro stato e territorio, in modo che le pressioni di altri stati non possano far collassare il proprio. Si tratta di una vera lotta per la sopravvivenza, che abbisogna, perché si possa avere una qualche speranza di vittoria, di una economia, di una popolazione, di una tecnologia in perenne e frenetica crescita quantitativa, poco importa se le persone vivono male in condizioni di precarietà finanziaria e di insalubrità, così come poco importa se l'ambiente naturale se ne va in rovina. E di fronte a sì grandi esigenze collettive, come potrebbe il benessere del singolo non passare in secondo piano? Come potrebbe essere altrimenti dovendosi far fronte alla minaccia di essere invasi, sottomessi e sterminati da chi, con meno attenzioni per le persone e per ogni cosa, avrà conquistato posizioni più elevate di potere economico, demografico e tecnologico? Perché questo è il punto: per arrivare a primeggiare, costretti all'attacco o semplicemente alla difesa, si calpesterà sempre più tutto, non badando più a nulla, l'obiettivo finale essendo troppo importante, addirittura vitale, per potersi permettere di lavorar di fino. Questa è la terribile situazione in cui ora ci troviamo, e più si andrà avanti più essa degenererà, il conflitto in corso inasprendosi vieppiù diminuiranno le risorse fondamentali, le condizioni di vita peggiorando di conseguenza, la sicurezza del lavoro e del reddito non potendo che venir sempre meno. E' evidente che se davvero si desidera cambiare questo stato di cose, occorre porre in secondo piano l'approccio diretto al problema. Se davvero desideriamo disporre di un lavoro e di un reddito certi, oltre che di buone generali condizioni di vita, dobbiamo spostare gran parte della nostra attenzione al mondo della geopolitica, creando quelle condizioni di pace reale a livello globale tale che se ne abbia una felice ricaduta in ogni ambito e su ogni persona. Proprio comprendendo qual'è il vero problema, possiamo sperare di compiere quel piccolo passo avanti che ci permetta di trovare una soluzione non solo alla precarietà del lavoro ma ad una precarietà ben più ampia, profonda e triste che già affligge ed affliggerà sempre più ognuno, senza riguardi per nessuno. Danilo D'Antonio Per una pace più profonda, più solida e tenace http://patti-di-autocontenimento.hyperlinker.org
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