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arriva la casa mangia smog
- Subject: arriva la casa mangia smog
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 29 Oct 2005 06:36:48 +0200
da affariitaliani Giovedì 27.10.05 - 15:59 Ambiente/ Arriva la casa mangia smog, ma il Pm 10 resta una minaccia Ricoprire i palazzi cittadini con materiali che abbattono l’inquinamento atmosferico, utilizzando le tecniche già impiegate in passato per mantenere pulite le facciate degli edifici: è la sfida lanciata dal progetto Picada (Photo-catalytic Innovative Coverings Applications for De-pollution Assessment), una sperimentazione dell’Unione Europea per introdurre nelle aree urbane soluzioni mangiasmog. L’iniziativa si concluderà il 31 dicembre 2005, dopo aver testato per tre anni l’efficacia dei cosiddetti prodotti fotocatalitici, sostanze che riescono a modificare la velocità di una reazione chimica, attraverso l’azione dell’energia luminosa. La fotocatalisi è un fenomeno che favorisce i processi di ossidazione già spontaneamente presenti in natura e accelera la decomposizione di vari inquinanti organici e inorganici, limitandone l'accumulo. Il processo favorisce la formazione di reagenti che decompongono alcune sostanze nocive, tra cui vi è il benzene, rilasciate nell'atmosfera. Il professor Luciano Morselli, direttore scientifico della nona edizione di Ecomondo - la manifestazione dedicata alla sostenibità ambientale, al recupero dei rifiuti e alla qualità dell’aria, in corso a Rimini fino al 29 ottobre -, invita però alla prudenza: ”Si tratta di soluzioni interessanti, ma siamo solo all’inizio. Bisogna verificare l’efficienza e l’impatto ambientale di queste misure, accertandosi che queste sostanze risultino sicure durante tutto il processo, non solo durante la fase di ossidazione” Le applicazioni della fotocatalisi sono state sviluppate negli anni ’90 su vetro, ceramica, cementi e altri materiali - per mantenere pulite le facciate degli edifici. Tra i fotocatalizzatori più utilizzati vi è il diossido di titanio (TIO2), un semiconduttore non tossico e molto reattivo che assorbe le sostanze inquinanti e attiva processi che non comportano il consumo di Ti02 sulla superficie del palazzo. Si riducono così le spese di manutenzione degli edifici e degli arredi urbani trattati con tale composto chimico. Ma il professor Morselli, che insegna Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali all’'Università di Bologna e di Rimini, precisa che per combattere l’inquinamento dobbiamo prima di tutto conoscere meglio il fenomeno. Gli strumenti più sensibili riescono a rilevare polveri di dimensioni inferiori ai 2,5 micron, equivalenti a 2,5 millesimi di millimetro “le nuove tecnologie consentono di monitorare meglio gli inquinanti e riconoscere anche le particelle più piccole del Pm 10 (il cosiddetto materiale particolato, di diametro inferiore ai 10 micron n.d.r). Oggi siamo in grado di definire meglio la composizione del particolato e di valutare l’incidenza dei singoli inquinanti. Finora si sono fatte valutazioni d’insieme meno precise e limitate ad alcune sostanze”.Inoltre grazie ai nuovi sensori al silicio, aggiunge il docente “è possibile costruire centraline molto più piccole e più facili da dislocare sul territorio”. La battaglia contro lo smog è ancora lunga, si tratta infatti di agire su processi di non breve periodo. Non aspettiamoci quindi miracoli per quest’anno, solo un inverno piovoso può risparmiarci un’altra stagione di emergenza smog. “Il primo passo, dichiara Morselli, è quello di creare occasioni di incontro e di discussione tra esperti, cittadini, imprenditori, amministratori locali ed esponenti politici nazionali, per conoscere le soluzioni possibili e, a partire da esse, individuare le strategie praticabili”. Ecomondo mette a confronto scienziati, imprenditori e cittadini per affrontare i principali problemi ecologici in una prospettiva di sviluppo sostenibile, attenta a coniugare ambiente e economia. I numeri dell’edizione confermano il successo di questa formula: oltre 44mila visitatori e, tra questi, 6mila hanno partecipato ai convegni e agli eventi offerti dal programma, 75.000 mq di esposizione con 860 aziende. Vista così, sembra la fiera dei balocchi degli ambientalisti. In realtà, il tentativo degli organizzatori della manifestazione è quello di tenere i piedi per terra, senza alimentare l’illusione che le soluzioni magiche siano dietro l’angolo. “Quando si parla di inquinamento serve più cautela - dichiara ad Affari Luciano Morselli -. A volte sui giornali compaiono valutazioni poco rigorose dal punto di vista scientifico. Bisogna sperimentare di più le soluzioni e verificarne l’impatto ambientale, prima di metterle sul mercato”. Bisogna evitare cioè di risolvere un problema creandone altri. E’ il caso della benzina verde, oggetto di numerose battaglie degli ambientalisti che ne chiedevano l’introduzione, ma che presenta l’inconveniente di produrre grandi quantitativi di benzene, un idrocarburo aromatico estremamente volatile e cancerogeno, non meno pericoloso del piombo e di altri inquinanti presenti nella benzina super. Secondo Morselli, estendere l’utilizzo del metano per le automobili, impiegare l’olio di girasole come combustibile per i motoscafi e introdurre sostanze ecoattive nell’arredo urbano sono ormai opportunità concrete per combattere l’inquinamento. Tuttavia esse non incidono sulla sostanza del problema, aggiunge il direttore scientifico di Ecomondo, se non si riescono a definire piani di mobilità sostenibile, scoraggiando l’uso del mezzo privato e offrendo valide alternative ad esso. Anche sui cambiamenti climatici serve più prudenza, prosegue il docente: “Lo studio del clima e le rilevazioni del buco dell’ozono sono troppo recenti per consentire previsioni attendibili. Si rischia di giungere a conclusioni affrettate, vedendo ovunque il rischio tifoni”. E per il 2006, in vista del decennale di Ecomondo, Morselli si augura che cresca la cultura ambientale sia nelle imprese che nei singoli e che si arrivi a definire “una normativa più semplice da applicare e più semplice da comprendere e quindi rispettare”. E’ il caso delle disposizione sui rifiuti, un problema che Luciano Morselli ha studiato a lungo. Il professore è infatti presidente del corso di laurea in Tecnologie Chimiche per l’Ambiente e per la Gestione dei Rifiuti e direttore del master in Tecnologie e Controllo Ambientale nel Ciclo dei Rifiuti. “Siamo sulla buona strada, spiega Morselli: oggi il 50% dei rifiuti finisce in discarica, dieci anni fa, la percentuale era molto più alta. Serve un sistema integrato per la gestione dei rifiuti che utilizzi, senza preclusioni, tutte le tecnologie e tutte le soluzioni disponibili: il riciclo, la raccolta differenziata, ma anche la termovalorizzazione”, un’ipotesi che però scatena le proteste dei cittadini, fermamente contrarie ai cosiddetti inceneritori. Tra le soluzioni praticabili, l’esperto indica anche, “ma solo come ultima opzione ”, la discarica controllata. Questa soluzione, infatti, “è oggi più affidabile perché i controlli sono migliorati”. Ma, secondo il docente, dall’emergenza rifiuti si esce solo con una gestione complessiva del fenomeno e con una strategia che agisca su diversi fronti. Il direttore scientifico di Ecomondo, è cautamente ottimista sulla possibilità di affrontare con successo i problemi ambientali che abbiamo di fronte, a condizione che si proceda con prudenza ma con la necessaria risolutezza. Impresa non certo facile: spesso, in materia ambientale, il confronto, avviene tra chi disegna scenari apocalittici e chi non è disposto a cambiare nulla del proprio stile di vita, per pigrizia o per rendiconto personale. |
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