energia democratica dalle microreti



  da Eddyburg ottobre 2005

Microreti: energia democratica
Data di pubblicazione: 30.09.2005

Autore: (red.)

Evoluzioni tecnologico-organizzative che potrebbero cambiare il nostro futuro. Dalle pagine scientifiche di BBC News, 25 settembre 2005 (f.b.)

Titolo originale: Microgrids as peer-to-peer energy – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Le piccole reti di generazione elettrica o “ microgrids” posono trasformare la produzione e distribuzione di energia nello stesso modo in cui internet ha cambiato il modo in cui si fa comunicazione.
È una delle conclusioni tratte dal programma di ricerca della Southampton University finalizzato a verificare la fattibilità delle microgrids, per la produzione e distribuzione di energia.
Le microgrids sono piccole reti urbane che forniscono elettricità e calore.
Secondo i ricercatori, con esse si possono realizzare notevoli risparmi e tagli di emissioni senza particolari modifiche negli stili di vita.
Le fonti di energia elettrica devono adeguarsi agli obiettivi del governo britannico, Renewables Obligation, che richiedono di produrre entro il 2015 il 15% dell’elettricità da fonti rinnovabili.
Le microgrids, dicono i ricercatori, possono facilmente integrare le fonti alternative come l’eolica o la solare, nella rete di distribuzione elettrica.
Possono anche rendere possibili notevoli risparmi senza particolari cambiamenti negli stili di vita, secondo il coordinatore del progetto Dr. Tom Markvart.
”Si ridurrebbero le emissioni di qualcosa come il 20-30% senza che nessuno se ne accorga” ha dichiarato al sito web BBC News.
”Una microgrid è una serie di piccoli generatori, destinata a un gruppo di utenti in stretta prossimità” spiega Markvart, le cui ricerche sono state pubblicate dalla rivista della Royal Academy of Engineering, Ingenia.
”Produce calore per la casa, ma ci sono già cavi installati, e quindi è facile realizzare una rete elettrica. Poi si crea una specie di rete di controllo”.
Una rete che può essere resa intelligente da programmi sofisticati e computers in serie.

Le microgrids possono funzionare in modo analogo alle tecnologie di file-sharing fra diversi utenti, come BitTorrents, dove la domanda si articola e si condivide entro la rete degli “ users”.
Queste microreti possono esistere come sistemi autonomi entro piccole comunità, o essere possedute e gestite dagli attuali fornitori di energia.
Associazioni come Green Alliance premono per introdurre tecnologie di micropower generation, come la micro-CHP ( Combined Heat and Power) che è una poarte vitale delle microreti, o le mini-turbine a vento, o gli impianti fotovoltaici (PV) solari.
Le unità micro-CHP operano trasformando in elettricità calore che altrimenti si disperderebbe. I proprietari delle abitazioni vendono poi l’eventuale elettricità in eccesso alla rete nazionale.
La Green Alliance sostiene che il governo dovrebbe tenere in maggiore considerazione questa micro-generazione.
Il solo installare sei pannelli fotovoltaici (PV) su una abitazione tipo di tre stanze ne riduce le emissioni di anidride carbonica oltre il 20%, secondo l’associazione.

Le microgrids sono progettate per piccole comunità: ad esempio un classico complesso residenziale britannico. Si rapportano in modo efficiente con la fluttuante domanda di energia, per cui la rete nazionale non è sufficientemente flessibile.
Il progetto del Dr. Markvart è partito dal riconoscere che l’attuale sistema distributivo di elettricità britannico era costruito attorno alla disponibilità di combustibili fossili.
Ma il XXI secolo pone alcune pressanti questioni sull’uso di questi combustibili.
”Volevamo vedere quale tipo di sistema energetico si potesse idealmente realizzare oggi, nel XXI secolo, in risposta alle pressioni attuali per un maggior consumo” dice il Dr. Markvart.
”Ci siamo orientati verso qualcosa in cui il settore delle tecnologie energetiche potesse evolversi come risposta alla necessità di ridurre le emissioni”.
Dr. Markvart e il suo gruppo di lavoro alla Southampton University hanno realizzato un modello compuerizzato per verificare l’affidabilità di queste reti su piccola scala, combinando unità micro-CHP con pannelli fotovoltaici che trasformano la luce solare in elettricità.
”È un po’ come paragonare la vecchia rete telefonica con quella attuale” dice Markvart.
L’installazione di una microgrid non ha bisogno di un sistema completamente nuovo, come hanno dimostrato alcune reti di banda larga.
Nei paesi in via di sviluppo, gli edifici possono produrre elettricità senza bisogno di realizzare grandi infrastrutture.

Con costi in discesa ed efficienza in aumento, le tecnologie alternative diventano sempre più un’opzione praticabile.
Le emissioni di gas serra possono essere ulteriormente ridotte anche alimentando i micro-generatori a idrogeno, sole, o piccole turbine a vento, dice Markvart.
Avere generatori vicini al punto di consumo, riduce anche i costi di trasporto rispetto a quelli dalla centrale remota alle famiglie.
Le dimensioni dei generatori sono proporzionali ai carichi: ovvero molto diverse da quelle dei sistemi tradizionali con enormi centrali a servizio di moltissimi piccoli utenti.
Reti di dimensioni minori significa possibilità di introdurre metodi di immagazzinaggio dell’energia non utilizzata, cosa che non accade nelle grandi reti.
”In un sistema tradizionale, c’è la centrale e l’energia scorre verso gli utenti: è unidirezionale. L’intera rete è strutturata attorno a quel flusso unidirezionale.
”Esiste anche una massiccia quantità di calore generato nel corso del processo. Viene semplicemente trattato come uno scarto” spiega Markvart.
Gli enormi “camini” diventati elemento familiare di tante zone del Regno Unito sono le torri di raffreddamento per disperdere questo scarto di calore.
”Solo circa il 30 o 40% dell’energia originaria diventa elettricità: il 60 o 70% se ne va su per i camini. E non c’è alcun uso per questo calore, dato che non c’è nessuno attorno agli impianti che ne abbia bisogno”.
Sempre di più le unità micro-CHP vengono sperimentate nelle piccole comunità per rimpiazzare gli impianti centralizzati convenzionali di riscaldamento.
Secondo alcune stime, potrebbero essere installati nelle case otto milioni di micro-CHP entro il 2020, a fornire un terzo dell’energia alle famiglie.
Ma i gruppi di pressione per le energie rinnovabili hanno richiesto politiche governative più chiare nelle strategie alternative.
”Potremmo avere le microgrids anche domani; si potrebbe fare subito. La tecnologia esiste” dice Markvart.
Gli ostacoli principali, comunque, sono di tipo istituzionale e di regolamentazione. [...]

Nota: il testo originale al sito BBC News (f.b.)