acqua , investimenti ancora lontani



dal sole24ore del 12 settembre 2005
 
 
ACQUA, INVESTIMENTI ANCORA LONTANI
 
Indagine proacqua: l'applicazione della riforma ha comportato incrementi del 4,36%
 
difficile giustificare nell'immediato il rialzo delle tariffe - Spesso sovrastimata la crescita dei consumi
 
Il processo di riforma del settore degli acquedotti disegnato dalla legge Galli (3*1994) è frenato da numerosi fattori, uno dei quali è interno al meccanismo stesso: l'impatto tariffario sull'utente finale costituisce una forte barriera all'abbandono delle gestioni in economia, perché impone degli aumenti di costo difficili da giustificare.

A dirlo è il Blue Book 2005, un'indagine svolta da Crs Proaqua (centro di ricerca collegato a Federgasacqua) su 60 dei 76 piani d'ambito approvati dagli Ato italiani: da un lato, il passaggio alla Galli ha comportato aumenti medi nell'ordine del 4,36%, dall'altro la quasi totalità dei piani d'ambito formula previsioni non realislidie sull'andamento dei consumi. Tutto questo ha riflessi sulle tariffe e, di conseguenza, sull'attuazioni; dei programmi di investimento.

Gli aumenti

Sarà necessario aspettare più di vent'anni dall'avvio del servizio idrico integralo per assistere a un decremento delle tanfte, che anzi in alcuni casi hanno conosciuto improvvisi aumenti. E i! caso, ai esempio, dell'Ato di Latina, dove l'attuazione del piano d'ambito ha comportalo un incremento pari al 22,54% rispetto alla tariffa preesistente. Per l'Alo Valle del Chiampo, alla fìne, la riforma avrà comportalo au-menti pari al 229%, e in generale il Blue Book conferma che la Galli avrà comportato aggravi di costi in tutti quegli ambiti che hanno previsto tariffe iniziali contenute. Pochi i casi in controtendenza  (Terni, o Palermo dove l'aumento . complessivo è contenuto a poco più dell'1%), decine quelli . in cui gli aumenti oscillano tra il 7 e il IO per cento. Con la conseguenza di rendere impopolare l'attuazione del processo di riforma, visto che a incrementi (certi) delle tariffe non fa seguito un automatico miglioramento della qualità dei servizi.

I volumi erogati

Secondo i piani d'ambito in vent'anni la quantità d'acqua erogata in Italia è destinala a salire del 17 per cento. Un dato che contrasta con la serie storica dei consumi: secondo l'istat infattii, i volumi consumati sono ormai stabili a circa 5,5 miliardi di metri cubi l'anno (in leggera diminuzione nell ' u I ti i no decen n io).

La discrepanza, già rilevatanell'ultima relazine al Parlamento del comitato di vigilanza sull'uso delle risorse idriche ( che aveva definito "ottimistico" l'incremento dei volumi erogati) ha in realtà a che fare con il metodo normalizzato ( il meccanismo utilizzato per determinare la tariffa). La ricerca evidenzia infatti che per aggirare i vincoli di incremento imposti dalla legge, gli ambiti territoriali ricorrono a previsioni di crescita nei volumi erogati: così le tariffe aumentano, ma ( salvo casi rari) l'acqua erogata resta sempre la stessa. "Ciò - conclude la ricerca - si può tradurre in significativi scostamenti tra i ricavi previsti e i costi realizzati, generando del medio e lungo periodo potenziali conflittualità di difficile composizione in sede di revisione periodica della tariffa"

Gli investimenti

Gli investimenti in infrastrutture previsti negli ambiti oggetto della ricerca ammontano a circa 31 miliardi ( di cui la grande maggioranza è destinata al settore acquedottistico ) che salgono a 55 estendendo la spesa all'intero territorio nazionale. Dei 31 miliardi, 3,6 provengono da finanziamenti pubblici, fondi che continuano a rivestire " una certa rilevanza" soprattutto per il Mezzogiorno. Gli ambiti nei quali sono programmati i maggiori investimenti sono Roma (2,066 miliardi) e Sarnese Vesuviano ( 1,895 miliardi ), mentre i valori più contenuti sono quelli di Valle del Chiampo ( 53 milioni ) e Peligno Alto Sangro ( 95 milioni ).

Il BLue Book sottolinea che - contrariamente a ciò che è lecito attendersi - non sembra esistere correlazione tra interventi previsti e grado di copertura del servizio ( ovvero: chi ne avrebbe più bisogno quasi sempre investe meno) , e che non è facile collegare le logiche di pianificazione con gli interventi previsti. Nella prossima edizione della ricerca , infine, i curatori sperano di poter tracciare un quadro delle opere effettivamente realizzate passando a esaminare i bilanci dei gestori.

Massimiliano Scagliarini

A 10L1I (PRESIDENTE DI CRS PROACQUA]

«Piani irrealizzabili senza rincari»

Abbiamo dei piani d'ambito ambiziosi - e non «spreconi» - per i quali servono investimenti consistenti che vanno reperiti attraverso gli incrementi tariffari o la contribuzione pubblica. Entrambe le leve oggi sono bloccale, per cui reperire i fondi con cui realizzare le opere diventa sempre più difficile», Andrea Lolli, presidente di Crs-Proaqua, traccia un percorso chiaro: se si vuoi rispettare il programma degli investimenti, sarà inevitabile l'incremento delle tariffe del servizio idrico integrato.

Dall'analisi dei piani d'ambito emerge che per sostenere la crescita delle tariffe sono stati previsti incrementi di volumi erogati irreali. Perché?

Un po' di ridondanza c'è, ma credo sia dovuta a valutazoni prudenziali sulle .serie storiche: si è rimasti larghi per poi non essere smentiti nel corso del tempo. L'erogazione idrica in Italia è ormai a regime, il vero problema semmai è garantirne la continuità. Diverso il discorso per fogna e depurazione, dove effettivamente esiste la possibilità che il fabbisogno cresca.

Anche voi riteneteche il metodo normalizzato dovrà essere rivisto?

In una fase transitoria della riforma come questa i correttivi sono inevitabili. Investimenti, manutenzioni e qualità del servizio devono essere correttamente valulate. Prima della Galli avevamo una tariffa ingiustificata e «politica» che era un quarto della media europea, ora siamo passati a una tariffa di mercato in uno scenario estremamente polverizzato: ma in Italia abbiamo gli stessi costi di energia, personale e investimenti del resto d'Europa quindi non vedo perché le tariffe dovrebbero essere diverse.

Da qui discende anche la difficoltà a trovare i gestori per alcuni ambiti territoriali, specie al Sud. Vero?

È difficile investire sapendo che le entrate non saranno sufficienli a coprire gli investimenti e se non c'è la certezza della revisione tariffaria. Da! 12 al 14 ottobre a Palermo presenteremo il nostro osservatorio sulle gare, dal quale emerge proprio questo aspetto: non bisogna stupirsi se gli affidamenti non vanno in porto.

Come si esce da questa fase di stallo?

Al settore serve una liberalizzazione fortemente guidata. Società miste e public company in certi casi potrebbero essere una soluzione, ma è importante anche il problema delle dimensioni dei soggetti gestori. In molti piani d'ambito sono previsti investimenti per centinaia di miliarii e per metterli in pratica servono anche le competenze giuste.

M.Sc.