acqua dal rubinetto, la giungla delle tariffe



da repubblica LUNEDÌ 4 LUGLIO 2005
 
Uno studio di Cittadinanzattiva fa il punto sui servizi idrici a dieci anni dalla Legge Galli: canoni, balzelli e pochi investimenti
Acqua, la giungla delle tariffe
In quattro anni rincari del 16% e regole diverse in ogni Comune

Nel 71% dei casi gli scaglioni di consumo sono calcolati su base annuale
E´ Cuneo la città dove il servizio costa di meno mentre le città più care sono in Puglia
LUCIO CILLIS

ROMA - Dal 2000 a oggi costano, in media, il 16% in più. Ce ne sono sempre meno, e per molti consumatori sono un oggetto misterioso, anche se preziosissimo. I servizi idrici, dall´acqua potabile alle fognature, sono uno dei temi meno trasparenti nel già complesso panorama delle tariffe nel nostro paese.
Nella fotografia scattata da un rapporto di Cittadinanzattiva, il pianeta acqua somiglia ad una giungla intricata dove è sempre più difficile comprendere i costi, il peso dei balzelli e dei canoni sui consumi. Per non parlare di quella che l´associazione dei consumatori definisce «una babele di quote fisse e variabili, tariffe base, agevolate, tariffe in eccedenza, Iva al 10% deposito cauzionale, canoni di depurazione e fognatura variabili in base a consumo e destinazione d´uso dell´acqua». Un pianeta confuso dove gli utenti sono costretti a pagare scaglioni di consumo calcolati su base annuale nel 71% dei casi, mensile per il 13%, addirittura giornaliera (7%), trimestrale (6%), quadrimestrale (2%) o semestrale (1%). Lo studio - realizzato dall´Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva tra settembre 2004 e marzo scorso, a dieci anni dunque dalla legge Galli - analizza il Servizio Idrico Integrato in termini di costo sopportato da una famiglia di tre persone che consuma all´anno 192 metri cubi di acqua. «Questi dati - commenta Giustino Trincia - vice segretario generale di Cittadinanzattiva - mettono in evidenza seri problemi dal punto di vista non solo dei cittadini-consumatori ma anche di quello dell´interesse generale del Paese ad avere servizi idrici efficaci e ben gestiti. Come è possibile - si domanda Trincia - che ci siano così forti differenze del costo dell´acqua anche all´interno di una stessa Regione, come si rileva in Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Veneto?».
I costi. Cuneo è la città dove i servizi idrici costano meno (110,37 all´anno) mentre è nei capoluoghi della Puglia che in media si spende di più (330,89 euro). Inoltre, in alcune province, il servizio integrato può nascondere costi anche tre volte superiori rispetto ad un´altra provincia, e più che doppi tra province nell´ambito di una stessa regione. Ad esempio, in Puglia una famiglia di tre persone spende 330,89 euro, il triplo di quanto spenderebbe a Cuneo o Milano, le città più economiche nel costo del servizio idrico (che include acquedotto, fognature, depurazione e altri servizi oltre all´acqua potabile). Se a Cuneo come abbiamo visto la spesa è di 110,37 euro, a Milano è di 114,92. In Toscana, a Massa, la spesa è pari a 116,21 euro, meno della metà rispetto a quanto si spende ad Arezzo (314,93) e Livorno (308,79), le città più care d´Italia dopo i capoluoghi pugliesi.
Le differenze regionali. Le tariffe sono mediamente più esose al Sud: a fronte di una media nazionale di 195,55 euro, delle sei regioni dove è più alto il costo del Servizio Idrico Integrato tre sono del Meridione: Basilicata, Sicilia e Puglia. Il Molise è invece la regione che presenta una spesa più contenuta («solo» 138,78 euro), seguita da Valle d´Aosta (144,45) e Friuli Venezia Giulia (153,89 euro).
L´evoluzione del servizio. Fino al 1974 le tariffe dell´acqua erano determinate dal CIP, senza alcun riferimento ai costi di gestione. A partire da quell´anno il CIPE demandò la fissazione delle tariffe ai Comitati Provinciali Prezzi (CPP). A partire dal 1992, il servizio idrico venne definito secondo diverse modalità: per le gestioni comunali dirette, gli enti locali stabilivano le tariffe in modo autonomo, mentre le aziende private di gestione rimanevano sottoposte alle autorizzazioni dei CPP. La vera rivoluzione del settore si ebbe nel 1994 con la soppressione del CIP e dei CPP e con l´approvazione della legge Galli. Ma da allora la riforma non è stata ancora completata.