legge urbanistica ultimo regalo alla speculazione immobiliare



da il manifesto - 19 Maggio 2005

LEGGE URBANISTICA
L'ultimo regalo alla speculazione immobiliare
PAOLO BERDINI
La proposta di legge sul governo del territorio voluta da Forza Italia
aveva subito un colpo decisivo dalla recente sconfitta dell'attuale
maggioranza alle elezioni regionali. Nella legge si diceva tra l'altro che
anche i privati possono - al pari di un'amministrazione comunale - svolgere
attività di pianificazione e si cancellava il diritto di tutti i cittadini
ad avere aree per il verde e servizi pubblici. Della famigerata legge Lupi,
il delirio di uno speculatore, come la definì Vezio De Lucia, sembrava
davvero che non si dovesse parlare più. Ma con una determinazione degna
della miglior causa, all'interno del disegno di legge sulla competitività
che inizia questa settimana il proprio iter in Parlamento, è stato inserito
un articolo che riguarda la città e l'urbanistica in cui sono contenute le
parti peggiori del precedente provvedimento di riforma urbanistica.
L'articolo si chiama minacciosamente Legge obiettivo per la città, ma
potrebbe ribattezzarsi più opportunamente «le mani sulla città». Vi è
scritto (comma 3) che il Ministero delle infrastrutture elabora le linee
guida degli interventi sulle città, in aperta contraddizione con la riforma
della Costituzione che assegna i poteri di pianificazione ai comuni. Il
motivo di questa inammissibile espropriazione di prerogative istituzionali
è presto svelato: al comma cinque si prevede l'incremento premiale dei
diritti edificatori per i progetti individuati. E' una prassi collaudata da
tempo che permette alla proprietà immobiliare di imporre i propri voleri
alle amministrazioni pubbliche aumentando a piacimento le cubature da
realizzare. L'incremento premiale significa nuovi affari per la rendita e
altro cemento per le nostre città.

La grave crisi del sistema produttivo del nostro paese è questione molto
complessa, ma non riguarda il comparto edilizio che - come noto - vive
momenti d'oro da più di un decennio. Talmente dorati che in questi giorni
alcuni economisti liberali hanno iniziato a porre l'esigenza del controllo
fiscale sulle rendite immobiliari e finanziarie. E' infatti evidente che se
si continuano a favorire guadagni incomparabilmente più alti di qualsiasi
altro investimento produttivo, non solo un numero crescente di operatori
economici sarà tentato dal colpo della fortuna immobiliare, ma anche il
sistema del credito preferirà finanziare comode speculazioni piuttosto che
attività a rischio d'impresa.

Per comprendere gli effetti delle dottrine liberiste applicate al
territorio, basta ragionare sul fatto che un terreno agricolo ha un valore
di mercato che può variare da 10 a 25 euro al metro quadrato. Una volta
diventato edificabile attraverso gli innumerevoli strumenti di deroga
elaborati dal Ministero delle infrastrutture, quello stesso terreno
raggiunge valori pari a 100-300 euro. Quale altra impresa produttiva
permette incrementi del 1.000 %? La sostituzione della pianificazione con
l'urbanistica contrattata, la deroga e «gli incrementi premiali di
cubatura», ha portato ovunque al trionfo della rendita e a conseguenti
astronomici guadagni. Non è un caso che alcuni immobiliaristi, dal più noto
Caltagirone ad altri meno famosi personaggi, competano ad esempio per il
possesso della Banca Nazionale del Lavoro e tentino acquisti di azioni del
Corriere della Sera.

Ma ancora più amaro è il frutto dell'urbanistica liberista per l'intera
popolazione. Qualche giorno fa su queste colonne Roberta Carlini ha svelato
che in un quartiere di Roma si è arrivati a valutazioni di mercato di
12.000 euro a metro quadrato! La rendita immobiliare gode dunque di
splendida salute, mentre una parte crescente di cittadini non può
permettersi acquisti immobiliari o affitti nelle grandi città che perdono
conseguentemente decine di migliaia di abitanti ogni anno. Inserire
all'interno del provvedimento per la competitività un ulteriore regalo alla
speculazione fondiaria è dunque una scelta scellerata poiché privilegia la
parte più arretrata e improduttiva del sistema economico.

E' ormai matura l'esigenza che si lavori alla costruzione di un
provvedimento che impedisca il formarsi di rendite parassitarie alla radice
e riporti il futuro urbano all'interno di regole certe e trasparenti.
Compete al centro sinistra inserire come priorità del programma di governo
il ripristino degli strumenti di controllo pubblico sulla città: non sono
poche infatti le città amministrate dal centrosinistra che hanno utilizzato
sistematicamente gli istituti di deroga contemplati dall'urbanistica
contrattata. La cancellazione dell'articolo 9 del disegno di legge sulla
competitività rappresenta dunque solo il primo indispensabile atto per
chiudere la stagione dell'urbanistica liberista.