bioarchitettura primi risultati



da qualenergia
bimestrale di legambiente
n.1 2005

Primi risultati dal pianeta dei regolamenti edilizi sostenibili e dintorni

Bioarchitettura,la spinta viene dal basso
di Giuliano Dall'O'

Nel Comune di Carugate saranno installati nel primo anno di introduzione
del nuovo regolamento edilizio circa 135 metri quadrati di collettori
solari solo sugli edifici nuovi. Può sembrare poco, come valore assoluto,
ma in rapporto al numero degli abitanti, che sono circa 12.500, equivale a
circa un metro quadrato ogni 92 abitanti. Un confronto con la situazione
italiana, che non brilla in fatto di sensibilità sul fronte delle
rinnovabili, è d'obbligo. Il mercato nazionale del solare termico è stimato
in circa 40.000 metri quadri all'anno che, rapportati alla popolazione,
equivale a circa un metro quadrato di impianti solari ogni 1.440 abitanti.
La differenza è, quindi, di un ordine di grandezza. Sono altre le strade
per promuovere il solare termico e una di queste è l'incentivazione
attraverso azioni di co-finanziamento. Ma quali sono i risultati? Rimanendo
in Lombardia è interessante un confronto con la più recente campagna di
incentivazione del solare termico promossa dalla Regione,
nel periodo 2003-2004, con un con-tributo variabile da un massimo di 0,35
?/kWh, per le installazioni a uso abitativo, a un minimo di 0,25 ?/kWh per
le installazioni a uso non abitativo.
Con i fondi messi a disposizione sono stati co-finanziati impianti solari
termici per circa 3.400 metri quadri.
Il rapporto tra la popolazione lombarda (poco più di 9 milioni di abitanti)
e la superficie solare installata ci porta a ottenere un indicatore che in
questo caso ha poco senso, perché nelle grandi città l'installazione degli
impianti solari pone dei vincoli tecnici spesso insuperabili. Tuttavia,
anche considerando la provincia che ha risposto meglio al bando regionale,
quella di Sondrio, si osserva un indicatore di un metro quadro di
installazione solare ogni 328 abitanti. Meglio della media nazionale ma
ancora lontano dal caso di Carugate, nel quale, oltretutto, non ci sono
stati investimenti pubblici. Un piccolo successo che non si limita al
solare ma che si ripercuote anche sulla qualità energetica globale delle
nuove abitazioni e sulla riduzione delle emissioni di C02.

Il bilancio dell'esperienza
Analizzare il percorso di Carugate, in questo suo primo anno, solo sulla
base dei numeri è riduttivo. L'introduzione di queste norme, in particolare
di quelle obbligatorie, ha modificato nella sostanza l'approccio al
problema della sostenibilità e la differenza, è opportuno sottolinearlo a
grande voce, sta nel fatto che per la prima volta si è parlato di regole
obbligatorie e non di generìche "linee guida" che tran-quillizzano la
coscienza degli amministratori pubblici su scelte sostenibili solo in linea
teorica.
Forse definire Carugate come una rivoluzione è troppo: meglio parlare di
un'inversione di tendenza da un sistema ener-
getico e ambientale con regole incerte e scarsamente applicate (ma c'è
ancora chi
pensa che i progetti di legge 10 vengono verificati e controllati dai
Comuni?) a un sistema nel quale comincia a muoversi qualcosa ma,
soprattutto,
ognuno degli  attori coinvolti, dall'amministrazione ai progettisti,
passando per
costruttori e aziende, fa la sua parte con responsabilità.|
L'amministrazione comunale, una volta approvato e adottato il regolamento,
si
è trovata nella condizione di seguire con maggiore attenzione l'attività
edilizia locale, supportando con incontri formativi e informativi
progettisti e
costruttori da un lato, ma anche dimostrando la sua presenza nei cantieri.
Il
controllo in cantiere è una fase indispensabile di questo progetto perché
alcuni
degli interventi, ad esempio gli isolamenti termici delle pareti, non si
possono più verificare quando l'edificio è completato.
La reazione da parte delle imprese,in genere elemento di preoccupazione per
gli
amministratori pubblici, è stata mediamente buona. L'introduzione della
certificazione energetica degli edifici (resa obbliga ria dal regolamento
stesso per le nuove  costruzioni) rende il controllo una fase
indispensabile,
nell'interesse dell'utente che  non ha strumenti per valutare il valore del
certificato e della successiva targa energetica che il Comune rilascia: una
forma di garanzia, insomma, che lo tutela sulla qualità del prodotto
acquistato.
I costruttori ora sono più tranquilli perche hanno potuto verificare che il
recepimento delle nuove norme non ha stravolto il loro modo di costruire,
né
dal punto di vista tecnologico, né da quello economico II maggiore spessore
dell'isolamento inserìto nelle pareti e nelle coperture non ha creato
particolari problemi, anche perché i| mercato offre soluzioni tecniche
adeguate. Anche il settore dei serramenti si è adeguato. Il mistero dei
vetri
basso-emissivi, praticamente sconosciuti ai serramentisti locali, si è
finalmente svelato. Non solo questi vetri esistono, ma il loro prezzo è
abbordabile.

Aumenta l'efficienza
II miglioramento dell'isolamento termico ha ridotto in modo sensibile la
potenza termica degli impianti di riscaldamento. In una delle prime
palazzine realizzate a Carugate, la potenza termica necessaria era talmente
bassa che anche la caldaia autonoma più piccola reperibile sul mercato
risultava sovradimensionata. Il costruttore ha pensato di proporre un
impianto con una produzione centralizzata e tanti sistemi di controllo
locale. Ogni utente ha un impianto autonomo, ma lascia fuori dal suo
appartamento tutti i problemi di gestione, manutenzione e sicurezza.
Molti dei progettisti interessati al nuovo regolamento edilizio hanno
dimostrato il loro impegno nell'adeguare i progetti alle nuove norme.
L'introduzione di parametri prestazionali legati al singolo componente (in
particolare pareti, coperture e serramenti) e l'obbligatorietà a installare
impianti solari per la produzione dell'acqua calda sanitaria ha
responsabilizzato maggiormente anche quegli architetti che prima
delegavano tutte queste problematiche al termotecnico. Forse un primo
timido passo verso quella tanto auspicata integrazione progettuale in
questa realtà è stato fatto.
Sono tranquilli perfino gli utenti: forse si renderanno conto degli effetti
sulla bolletta energetica dopo una stagione di riscaldamento, per ora non
si sono accorti di un sovraccosto che in realtà non c'è stato. Sono gli
stessi costruttori ad ammetterlo: il sovraccosto, minimo, non modifica il
prezzo di vendita dell'immobile.
L'adozione di un regolamento di questo tipo non è cosa semplice. L'impatto
maggiore non è quello economico, né tanto meno quello tecnologico. Queste
semplici regole incontrano una barriera culturale che è difficile da
superare. Ci si trova di fronte a un mondo, quello delle costruzioni, che
se da un lato produce dei casi di eccellenza, dall'altro non ha ancora
recepito il concetto della qualità edilizia, una qualità che spesso non si
vede ma che gli utenti e le comunità subiscono spesso in senso negativo,
con maggiori costi di gestione e con un maggiore impatto ambientale.
Il regolamento di Carugate ha avuto forse gli effetti più evidenti
all'esterno dei confini comunali. Si tratta di un caso lombardo, o
addirittura italiano, che ha stimolato interessi in altri comuni. Lo stesso
regolamento è stato adottato a Corbetta, altro comune dell'hinterland
milanese. Altri piccoli Comuni lombardi come ad esempio Lurate Caccivio,
Concorezzo e
Morazzone stanno iniziando questo percorso. Si tratta di un tracciato che
produce effetti positivi se si riescono a coniugare regole obbligatorie con
misure di partecipazione e accompagnamento e se il regolamento edilizio non
viene visto solo come un elenco di regole ma come uno strumento flessibile:
un elemento guida di un processo verso una sostenibilità concreta. Altri
comuni, come ad esempio quello di Gareggio, hanno intrapreso una strada
diversa: quella di attuare queste regole nell'ambito di progetti mirati,
come interventi di edilizia popolare, per valutarne e monitorarne gli
effetti in vista di un possibile recepi-mento delle regole nel regolamento
edilizio comunale. Si tratta di azioni che concorrono, anche se in modo
diverso,
a diffondere una cultura che prima mancava oltre che un'azione politica
responsabile.
Pensare che le esperienze di questi piccoli Comuni abbiano influito sulla
proposta di legge della Regione Lombardia attraverso la quale la potenza
termica
ammissibile di tutti i nuovi edifici sarà ridotta del 25%, rispetto agli
standard nazionali non deve essere vista come una presunzione. L'efficace
attuazione di questa legge, che porrebbe la Regione Lombardia come regione
guida, a livello nazionale, nella programmazione della sostenibilità nel
settore edilizio, richiederà ancora una volta molte azioni dal basso e il
coinvolgimento dei tanti e piccoli Comuni che fanno l'Italia. Alcuni di
questi sono già partiti.

*Associazione
Rete di punti energia

LA LOMBARDIA ALL'AVANGUARDIA: GLI EDIFICI CONSUMANO IL 25% IN MENO
Miglioramento delle caratteristiche termofisiche degli edifici,
valorizzazione delle fonti rinnovabili, rilancio della diagnosi energetica
dei sistemi edificio-impianto, catasto degli impianti di riscaldamento e
promozione della termoregolazione degli ambienti riscaldati con
contabilizzazione individuale del calore. Sono questi i punti chiave della
legge 21/12/04 n. 39 della regione Lombardia, uno strumento che si pone
l'obiettivo di avviare una politica concreta, ma soprattutto strutturale di
riduzione dei consumi nel settore civile, anche attraverso l'introduzione
di norme cogenti, come ad esempio la riduzione delle dispersioni
dell'involucro del 25% rispetto agli standard minimi nazionali, previsti
dalla legge 10/91. Il campo di applicazione di questa legge riguarda le
costruzioni nuove ma anche quelle che subiscono ristrutturazioni radicali
(per intenderci tutti i casi in cui è comunque richiesta una verifica del
calcolo termico). La legge 39 promuove due azioni sinergiche: la creazione
di un catasto degli impianti di riscaldamento e le diagnosi energetiche. I
comuni con più di 40.000 abitanti, e le province per i rimanenti comuni,
dovranno provvedere alla costituzione dei catasti degli impianti di
riscaldamento. Gli Enti locali prowederanno a predisporre programmi di
diagnosi energetiche dando la precedenza agli edifici pubblici e ai sistemi
edificio-impianto con valori più elevati del rapporto tra il consumo e la
volumetria riscaldata. Ai comuni e alle province che avranno predisposto
programmi di diagnosi energetica saranno riconosciuti contributi con
modalità che saranno stabilite dalla Giunta regionale. Non viene trascurato
l'aspetto professionale: la Regione, infatti, si impegna a promuovere, in
collaborazione con i collegi e gli ordini professionali, corsi di
qualificazione per i tecnici che saranno abilitati all'esercizio delle
diagnosi, oltre che a definirne requisiti e modalità di accreditamento. Più
morbido l'approccio adottato rispetto alla valorizzazione delle
rinnovabili: l'installazione di impianti solari termici per la produzione
dell'acqua calda a uso sanitario è solo suggerita mentre viene ribadita la
necessità di pensare a fonti rinnovabili o assimilate per gli edifici
pubblici o adibiti a uso pubblico che dovranno essere esplicitamente
previste salvo dimostrare che esistono degli impedimenti tecnici o
economici. Tutti gli interventi di valorizzazione energetica non saranno
comunque penalizzati: serre bioclimati-che e logge - se progettate con una
funzione bioclimatica - così come i sistemi per lo sfruttamento passivo o
attivo dell'energia solare non saranno computabili ai fini volumetrici. Le
norme a livello locale potranno essere più restrittive, anzi è auspicabile
che lo siano se ci si pone in modo serio l'obiettivo di raggiungere gli
impegni di Kyoto. La legge lombarda forse non ha recepito integralmente le
proposte del disegno originario ma rimane comunque una buona legge, e un
esempio unico a livello nazionale. Il periodo di un anno per adeguare i
regolamenti edilizi non è molto, ma è più che sufficiente se i comuni si
attiveranno fin da subito. Il successo di questa legge che interessa in una
volta sola un numero così grande di amministrazioni (per la precisione
1.546 comuni e 11 province) non è scontato. Spetta ora alla Regione il
compito più difficile: quello di farla rispettare.