[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
bioarchitettura primi risultati
- Subject: bioarchitettura primi risultati
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 27 May 2005 23:53:27 +0200
da qualenergia bimestrale di legambiente n.1 2005 Primi risultati dal pianeta dei regolamenti edilizi sostenibili e dintorni Bioarchitettura,la spinta viene dal basso di Giuliano Dall'O' Nel Comune di Carugate saranno installati nel primo anno di introduzione del nuovo regolamento edilizio circa 135 metri quadrati di collettori solari solo sugli edifici nuovi. Può sembrare poco, come valore assoluto, ma in rapporto al numero degli abitanti, che sono circa 12.500, equivale a circa un metro quadrato ogni 92 abitanti. Un confronto con la situazione italiana, che non brilla in fatto di sensibilità sul fronte delle rinnovabili, è d'obbligo. Il mercato nazionale del solare termico è stimato in circa 40.000 metri quadri all'anno che, rapportati alla popolazione, equivale a circa un metro quadrato di impianti solari ogni 1.440 abitanti. La differenza è, quindi, di un ordine di grandezza. Sono altre le strade per promuovere il solare termico e una di queste è l'incentivazione attraverso azioni di co-finanziamento. Ma quali sono i risultati? Rimanendo in Lombardia è interessante un confronto con la più recente campagna di incentivazione del solare termico promossa dalla Regione, nel periodo 2003-2004, con un con-tributo variabile da un massimo di 0,35 ?/kWh, per le installazioni a uso abitativo, a un minimo di 0,25 ?/kWh per le installazioni a uso non abitativo. Con i fondi messi a disposizione sono stati co-finanziati impianti solari termici per circa 3.400 metri quadri. Il rapporto tra la popolazione lombarda (poco più di 9 milioni di abitanti) e la superficie solare installata ci porta a ottenere un indicatore che in questo caso ha poco senso, perché nelle grandi città l'installazione degli impianti solari pone dei vincoli tecnici spesso insuperabili. Tuttavia, anche considerando la provincia che ha risposto meglio al bando regionale, quella di Sondrio, si osserva un indicatore di un metro quadro di installazione solare ogni 328 abitanti. Meglio della media nazionale ma ancora lontano dal caso di Carugate, nel quale, oltretutto, non ci sono stati investimenti pubblici. Un piccolo successo che non si limita al solare ma che si ripercuote anche sulla qualità energetica globale delle nuove abitazioni e sulla riduzione delle emissioni di C02. Il bilancio dell'esperienza Analizzare il percorso di Carugate, in questo suo primo anno, solo sulla base dei numeri è riduttivo. L'introduzione di queste norme, in particolare di quelle obbligatorie, ha modificato nella sostanza l'approccio al problema della sostenibilità e la differenza, è opportuno sottolinearlo a grande voce, sta nel fatto che per la prima volta si è parlato di regole obbligatorie e non di generìche "linee guida" che tran-quillizzano la coscienza degli amministratori pubblici su scelte sostenibili solo in linea teorica. Forse definire Carugate come una rivoluzione è troppo: meglio parlare di un'inversione di tendenza da un sistema ener- getico e ambientale con regole incerte e scarsamente applicate (ma c'è ancora chi pensa che i progetti di legge 10 vengono verificati e controllati dai Comuni?) a un sistema nel quale comincia a muoversi qualcosa ma, soprattutto, ognuno degli attori coinvolti, dall'amministrazione ai progettisti, passando per costruttori e aziende, fa la sua parte con responsabilità.| L'amministrazione comunale, una volta approvato e adottato il regolamento, si è trovata nella condizione di seguire con maggiore attenzione l'attività edilizia locale, supportando con incontri formativi e informativi progettisti e costruttori da un lato, ma anche dimostrando la sua presenza nei cantieri. Il controllo in cantiere è una fase indispensabile di questo progetto perché alcuni degli interventi, ad esempio gli isolamenti termici delle pareti, non si possono più verificare quando l'edificio è completato. La reazione da parte delle imprese,in genere elemento di preoccupazione per gli amministratori pubblici, è stata mediamente buona. L'introduzione della certificazione energetica degli edifici (resa obbliga ria dal regolamento stesso per le nuove costruzioni) rende il controllo una fase indispensabile, nell'interesse dell'utente che non ha strumenti per valutare il valore del certificato e della successiva targa energetica che il Comune rilascia: una forma di garanzia, insomma, che lo tutela sulla qualità del prodotto acquistato. I costruttori ora sono più tranquilli perche hanno potuto verificare che il recepimento delle nuove norme non ha stravolto il loro modo di costruire, né dal punto di vista tecnologico, né da quello economico II maggiore spessore dell'isolamento inserìto nelle pareti e nelle coperture non ha creato particolari problemi, anche perché i| mercato offre soluzioni tecniche adeguate. Anche il settore dei serramenti si è adeguato. Il mistero dei vetri basso-emissivi, praticamente sconosciuti ai serramentisti locali, si è finalmente svelato. Non solo questi vetri esistono, ma il loro prezzo è abbordabile. Aumenta l'efficienza II miglioramento dell'isolamento termico ha ridotto in modo sensibile la potenza termica degli impianti di riscaldamento. In una delle prime palazzine realizzate a Carugate, la potenza termica necessaria era talmente bassa che anche la caldaia autonoma più piccola reperibile sul mercato risultava sovradimensionata. Il costruttore ha pensato di proporre un impianto con una produzione centralizzata e tanti sistemi di controllo locale. Ogni utente ha un impianto autonomo, ma lascia fuori dal suo appartamento tutti i problemi di gestione, manutenzione e sicurezza. Molti dei progettisti interessati al nuovo regolamento edilizio hanno dimostrato il loro impegno nell'adeguare i progetti alle nuove norme. L'introduzione di parametri prestazionali legati al singolo componente (in particolare pareti, coperture e serramenti) e l'obbligatorietà a installare impianti solari per la produzione dell'acqua calda sanitaria ha responsabilizzato maggiormente anche quegli architetti che prima delegavano tutte queste problematiche al termotecnico. Forse un primo timido passo verso quella tanto auspicata integrazione progettuale in questa realtà è stato fatto. Sono tranquilli perfino gli utenti: forse si renderanno conto degli effetti sulla bolletta energetica dopo una stagione di riscaldamento, per ora non si sono accorti di un sovraccosto che in realtà non c'è stato. Sono gli stessi costruttori ad ammetterlo: il sovraccosto, minimo, non modifica il prezzo di vendita dell'immobile. L'adozione di un regolamento di questo tipo non è cosa semplice. L'impatto maggiore non è quello economico, né tanto meno quello tecnologico. Queste semplici regole incontrano una barriera culturale che è difficile da superare. Ci si trova di fronte a un mondo, quello delle costruzioni, che se da un lato produce dei casi di eccellenza, dall'altro non ha ancora recepito il concetto della qualità edilizia, una qualità che spesso non si vede ma che gli utenti e le comunità subiscono spesso in senso negativo, con maggiori costi di gestione e con un maggiore impatto ambientale. Il regolamento di Carugate ha avuto forse gli effetti più evidenti all'esterno dei confini comunali. Si tratta di un caso lombardo, o addirittura italiano, che ha stimolato interessi in altri comuni. Lo stesso regolamento è stato adottato a Corbetta, altro comune dell'hinterland milanese. Altri piccoli Comuni lombardi come ad esempio Lurate Caccivio, Concorezzo e Morazzone stanno iniziando questo percorso. Si tratta di un tracciato che produce effetti positivi se si riescono a coniugare regole obbligatorie con misure di partecipazione e accompagnamento e se il regolamento edilizio non viene visto solo come un elenco di regole ma come uno strumento flessibile: un elemento guida di un processo verso una sostenibilità concreta. Altri comuni, come ad esempio quello di Gareggio, hanno intrapreso una strada diversa: quella di attuare queste regole nell'ambito di progetti mirati, come interventi di edilizia popolare, per valutarne e monitorarne gli effetti in vista di un possibile recepi-mento delle regole nel regolamento edilizio comunale. Si tratta di azioni che concorrono, anche se in modo diverso, a diffondere una cultura che prima mancava oltre che un'azione politica responsabile. Pensare che le esperienze di questi piccoli Comuni abbiano influito sulla proposta di legge della Regione Lombardia attraverso la quale la potenza termica ammissibile di tutti i nuovi edifici sarà ridotta del 25%, rispetto agli standard nazionali non deve essere vista come una presunzione. L'efficace attuazione di questa legge, che porrebbe la Regione Lombardia come regione guida, a livello nazionale, nella programmazione della sostenibilità nel settore edilizio, richiederà ancora una volta molte azioni dal basso e il coinvolgimento dei tanti e piccoli Comuni che fanno l'Italia. Alcuni di questi sono già partiti. *Associazione Rete di punti energia LA LOMBARDIA ALL'AVANGUARDIA: GLI EDIFICI CONSUMANO IL 25% IN MENO Miglioramento delle caratteristiche termofisiche degli edifici, valorizzazione delle fonti rinnovabili, rilancio della diagnosi energetica dei sistemi edificio-impianto, catasto degli impianti di riscaldamento e promozione della termoregolazione degli ambienti riscaldati con contabilizzazione individuale del calore. Sono questi i punti chiave della legge 21/12/04 n. 39 della regione Lombardia, uno strumento che si pone l'obiettivo di avviare una politica concreta, ma soprattutto strutturale di riduzione dei consumi nel settore civile, anche attraverso l'introduzione di norme cogenti, come ad esempio la riduzione delle dispersioni dell'involucro del 25% rispetto agli standard minimi nazionali, previsti dalla legge 10/91. Il campo di applicazione di questa legge riguarda le costruzioni nuove ma anche quelle che subiscono ristrutturazioni radicali (per intenderci tutti i casi in cui è comunque richiesta una verifica del calcolo termico). La legge 39 promuove due azioni sinergiche: la creazione di un catasto degli impianti di riscaldamento e le diagnosi energetiche. I comuni con più di 40.000 abitanti, e le province per i rimanenti comuni, dovranno provvedere alla costituzione dei catasti degli impianti di riscaldamento. Gli Enti locali prowederanno a predisporre programmi di diagnosi energetiche dando la precedenza agli edifici pubblici e ai sistemi edificio-impianto con valori più elevati del rapporto tra il consumo e la volumetria riscaldata. Ai comuni e alle province che avranno predisposto programmi di diagnosi energetica saranno riconosciuti contributi con modalità che saranno stabilite dalla Giunta regionale. Non viene trascurato l'aspetto professionale: la Regione, infatti, si impegna a promuovere, in collaborazione con i collegi e gli ordini professionali, corsi di qualificazione per i tecnici che saranno abilitati all'esercizio delle diagnosi, oltre che a definirne requisiti e modalità di accreditamento. Più morbido l'approccio adottato rispetto alla valorizzazione delle rinnovabili: l'installazione di impianti solari termici per la produzione dell'acqua calda a uso sanitario è solo suggerita mentre viene ribadita la necessità di pensare a fonti rinnovabili o assimilate per gli edifici pubblici o adibiti a uso pubblico che dovranno essere esplicitamente previste salvo dimostrare che esistono degli impedimenti tecnici o economici. Tutti gli interventi di valorizzazione energetica non saranno comunque penalizzati: serre bioclimati-che e logge - se progettate con una funzione bioclimatica - così come i sistemi per lo sfruttamento passivo o attivo dell'energia solare non saranno computabili ai fini volumetrici. Le norme a livello locale potranno essere più restrittive, anzi è auspicabile che lo siano se ci si pone in modo serio l'obiettivo di raggiungere gli impegni di Kyoto. La legge lombarda forse non ha recepito integralmente le proposte del disegno originario ma rimane comunque una buona legge, e un esempio unico a livello nazionale. Il periodo di un anno per adeguare i regolamenti edilizi non è molto, ma è più che sufficiente se i comuni si attiveranno fin da subito. Il successo di questa legge che interessa in una volta sola un numero così grande di amministrazioni (per la precisione 1.546 comuni e 11 province) non è scontato. Spetta ora alla Regione il compito più difficile: quello di farla rispettare.
- Prev by Date: GALLONI: MONTEZEMOLO DENUNCIA LA CRISI, MA NON OFFRE SOLUZIONI. EPPURE
- Next by Date: scuola fra società della conoscenza e leggi del mercato
- Previous by thread: GALLONI: MONTEZEMOLO DENUNCIA LA CRISI, MA NON OFFRE SOLUZIONI. EPPURE
- Next by thread: scuola fra società della conoscenza e leggi del mercato
- Indice: