[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
irak lo spettro dell'uranio
- Subject: irak lo spettro dell'uranio
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 16 May 2005 21:21:44 +0200
da
lanuovaecologia.it Sabato 14 Maggio 2005 IRAQ, LO SPETTRO DELL'URANIO Iraq: pozzo petroliferoSiamo in Medioriente per il petrolio e la nostra fetta di torta è Nassirya. Lo conferma, documenti alla mano, l'inchiesta di Rai News 24. Ma affari a parte, ecco l'eredità che lascerà questa guerra. Parla Pekka Haavisto, responsabile Onu per la valutazione dei danni post bellici AMBIENTE| Eredità radioattiva Iraq: elicotteri da guerraNon bastava la guerra, in Iraq è anche emergenza ambientale. Ma non solo. Uranio impoverito, tantissimo, molto più che nei Balcani Non bastava la guerra, in Iraq è anche emergenza ambientale. E proprio a causa della guerra. Ma non solo. Uranio impoverito, tanto, tantissimo, molto più che nei Balcani. E inquinamento industriale, provocato dai bombardamenti americani e inglesi sugli insediamenti produttivi iracheni. Danni gravissimi che si sommano a quelli provocati direttamente dal regime di Saddam Hussein. A lanciare l'allarme è Pekka Haavisto, presidente del comitato di valutazione post bellica dell'Unep, l'agenzia per la protezione dell'ambiente dell'Onu, appena tornato da una missione nel Golfo. Un super esperto di danni all'ambiente provocati dalle guerre, da quella in Kuwait a quelle in Bosnia e nel Kosovo, dove, denuncia, le conseguenze dell'utilizzo delle armi all'uranio sono ancora ben presenti. «In Bosnia edifici colpiti da proiettili con uranio impoverito sono ancora radioattivi dopo nove anni. In Kosovo abbiamo trovati tracce di uranio in alcuni pozzi, a dimostrazione che la sostanza è entrata nelle falde acquifere e quindi nella catena alimentare. In Kuwait, dopo 14 anni dalla prima guerra del Golfo, ancora si trovano tracce di uranio impoverito nelle sabbie del deserto». Informazioni inquietanti, ma non sono da meno quelle raccolte, con grande difficoltà per le reticenze americane, in Iraq. Toni Mira TARGET| Reticenze americane Iraq: carrarmati americaniDue tonnellate di uranio rovesciate dagli inglesi su Bassora. Una quantità imprecisata dagli Usa «Dati complessivi sull'uso di proiettili a uranio impoverito ancora non li abbiamo - spiega Pekka Haavisto, presidente del comitato di valutazione post bellica dell'Unep - Solo i militari britannici ci hanno fornito le mappe dei 51 siti colpiti nell'Iraq meridionale nella primavera del 2003, rivelando di aver usato sulla città di Bassora, e nell'area circostante, 1,9 tonnellate di uranio impoverito. Quelli americani non ci hanno fornito nulla. Inoltre per motivi di sicurezza non possiamo ancora accedere a molte zone». Comunque l'esperto, già ministro dell'Ambiente per i Verdi in Finlandia dal 1995 al 1999, ritiene che i dati saranno molto più alti di quelli del Kosovo, dove vennero usate 10 tonnellate di uranio. «Lì furono usati solamente proiettili lanciati dagli aerei, soprattutto gli A-10 Thunderbolt, le cosiddette "corazzate volanti", che contenevano 300 grammi di uranio impoverito, in Iraq hanno usato anche proiettili di carrarmato che ne contengono tre chili». E comunque, denuncia ancora Haavisto, «i danni ambientali post bellici non riguardano solo l'uranio». Insomma, piove sul bagnato. Uranio impoverito in grande quantità, spesso usato contro impianti industriali chimici, rasi al suolo provocando ulteriore danno ambientale. «Abbiamo potuto verificare tre situazioni di grave pericolosità. La prima riguarda il danneggiamento, sia a causa della guerra che dell'embargo, degli impianti industriali. È una condizione molto degradata paragonabile a quella che abbiamo nei paesi dell'Europa orientale. La seconda questione sono i danni ambientali causati coscientemente da Saddam per i suoi calcoli politici. L'esempio più clamoroso è la distruzione della zona umida nel sud, al confine con l'Iran, che pone anche una questione di diritti umani per gli arabi, da sempre oppositori del regime, che lì vivono, e che rappresenta una delle priorità di bonifica. Poi c'è l'uranio impoverito. È stato usato pesantemente e ha infiltrato il terreno sia nella zona di Bassora che in quella di Baghdad». Toni Mira SALUTE| Fuori controllo Iraq: brucia raffineriaTutti sono allarmati per le conseguenze dell'utilizzo di armi all'uranio sui militari. Ma il rischio maggiore è per la popolazione locale, incosciente dei rischi Tutti in Occidente, e soprattutto in Italia, si sono allarmati per le conseguenze dell'utilizzo di armi all'uranio impoverito sui militari. Ma il rischio maggiore è per le popolazioni locali. «Il problema principale è che gli iracheni non sono coscienti dei pericoli che corrono - spiega Pekka Haavisto, presidente del comitato di valutazione post bellica dell'Unep - Stiamo vedendo il ritorno dei lavoratori in fabbriche distrutte e inquinanti. E poi c'è il "riciclaggio": qualsiasi metallo distrutto anche con armi all'uranio impoverito viene raccolto e riutilizzato senza che noi riusciamo a sapere dove vada a finire e i danni che provocherà». Per questo l'Unep in collaborazione con l'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, «sta predisponendo uno studio per aiutare le autorità irachene nel controllo di questi materiali, ma purtroppo abbiamo il sospetto che molti luoghi sfuggano al controllo ed è quindi possibile che materiali radioattivi e tossici siano ampiamente diffusi». La preoccupazione è notevole, anche perché per gli esperti dell'Onu il danno ambientale provocato dall'uranio impoverito è ormai accertato. «L'Unep si occupa di problemi ambientali e non sanitari. Con riferimento alla dimensione ambientale noi abbiamo espresso ormai molto chiaramente la preoccupazione per le aree colpite da armamenti a uranio impoverito, chiedendo che ci siano sempre bonifiche e messa in guardia della popolazione. L'uranio impoverito è senza dubbio un pericolo per due motivi sempre combinati: la tossicità e la radioattività». Toni Mira Aiutarli ad aiutarsi Iraq: aiuti umanitariSul fronte uranio nel paese mediorientale sono impegnate le maggiori organizzazioni internazionali. Ma sulle conseguenze su ambiente e salute nessuno è ottimista Sul fronte uranio impoverito sono impegnate in Iraq le maggiori organizzazioni internazionali. L'Aiea si occupa del controllo radiologico di sicurezza, l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) si sta occupando delle conseguenze sulla salute umana, anche attivando le strutture sanitarie irachene. Infine l'Unep, spiega Pekka Haavisto, presidente del comitato di valutazione post bellica dell'agenzia Onu, «sta addestrando più di cento persone del ministero dell'Ambiente iracheno. In collaborazione con l'Aiea e l'Oms gli esperti ambientali saranno preparati anche a occuparsi di uranio impoverito. Questo permetterà alle autorità irachene di controllare quei luoghi che ancora non è stato possibile raggiungere». Insomma, la filosofia è aiutare gli iracheni ad aiutarsi da soli. «Si cerca soprattutto di valorizzare le molte risorse già esistenti in campo ingegneristico. In Iraq, infatti, ci sono molti ingegneri e tecnici specializzati, eredità del regime di Sadam, che hanno però bisogno di essere formati su queste problematiche». E non solo per l'uranio impoverito. «Stiamo facilitando l'addestramento anche di squadre irachene per visitare le zone industriali più inquinate. Alcune stanno già prelevando campioni che verranno analizzati dagli esperti dell'Unep. Questo, successivamente, ci permetterà di stabilire quali iniziative di decontaminazione saranno necessarie». Infine, sempre l'organismo dell'Onu «sta lavorando al ripristino dei territori paludosi dell'antica Mesopotamia, tra i fiumi Tigri e Eufrate, sul confine con l'Iran. E proprio per questo si stanno promuovendo incontri tra i governi di Bagdad e Teheran per facilitare una collaborazione in campo ambientale tra i due paesi». Un grande lavoro, frutto anche dell'esperienza in Kosovo dove, sottolinea Haavisto, «c'è stato un miglioramento. Ma la cosa triste di tutta la vicenda è che è tecnicamente impossibile bonificare al 100 per 100 siti inquinati dall'uranio impoverito. Abbiamo fatto del nostro meglio informando la popolazione, abbiamo chiesto bonifiche immediate. Ma sulle conseguenze sull'ambiente e sulla salute non possiamo essere ottimisti». Toni Mira |
- Prev by Date: 23/05 Roma: Maddalena Crippa per AIDOS all'Ambra Jovinelli
- Next by Date: RE: L'Italia di oggi quale futuro.
- Previous by thread: 23/05 Roma: Maddalena Crippa per AIDOS all'Ambra Jovinelli
- Next by thread: RE: L'Italia di oggi quale futuro.
- Indice: